PROLOGO: Thunder Mountain, Quartier Generale pro tempore del SuperComando Integrato delle neocostituite Forze Integrate di Risposta e Gestione Catastrofi

 

“Tipico,” sbottò una donna matura, il cui volto devastato dallo stress ancora non aveva perso il fuoco battagliero che l’aveva non solo portata alla carica di Governatore dell’Arizona, ma altresì la rendeva capace di impartire ordini all’esercito –letteralmente- che le CAAMIF[i] costituivano.

“Tipico,” ripeté la donna, Jane Dee Hull. “Neanche la distruzione di Phoenix può impedire ai nostri baldi figli della Casa Bianca di crearsi la loro bella sigla burocratica. Lo giuro, c’era più buon senso nei bambini indiani che seguivano le mie lezioni a scuola.”

L’Aiutante Generale Simon Woodson, che nonostante il suo ruolo di Comandante Operativo della Guardia Nazionale, era ridotto a fare da segretario particolare della Nonnina Tonante (come osavano chiamarla alcuni membri dello staff molto di nascosto), emise un sospiro. “Almeno, questa nuova agenzia è in grado di gestire in modo unitario una serie di problemi e mezzi che altrimenti...”

La Nonnina Tonante fece un gesto secco con la mano, come a volere scacciare una mosca fastidiosa. “Lo so, lo so, Simon. Spero solo che quei burocrati scaldasedie non pensino di ricostruire la città con dei progetti approvati da Disneyworld. Proprio non lo sopporterei!”

Woodson sospirò di nuovo –la donna poteva sembrare sull’orlo della senilità, ma era in quei momenti, dopo giorni fatti di sonni di poche ore e caffè per endovena, che lei dava il meglio. Sperò solo che non le venisse un infarto in un momento critico.

Il tavolo delle riunioni nella sede del comando della US Army Intelligence e della NSA, normalmente ospitate a Thunder Mountain, era occupato da Hull, Woodson e dal Generale di Divisione Trey Anderson, Comandante di Fort Huachuca.

Anderson, che invece riusciva a sembrare uscito fresco fresco dalla stireria in ogni occasione, squadrò i presenti negli occhi e disse, “Le altre città interessate dal sisma, grazie a Dio, sono state risparmiate dalla massima distruzione. Non ne sono uscite indenni, ma si tratta di problemi facilmente gestibili dalle CAAMIF. Anzi, poiché molti ospedali si sono dimostrati disponibili nonostante i loro feriti, e gli stessi civili hanno prontamente trasformato alberghi e locali in ospedali, abbiamo modo di smistare agevolmente i feriti di Phoenix. I rifornimenti di cibo, acqua, sangue e medicinali non sono un problema, anzi, dobbiamo mettere un freno alle donazioni.” Il suo volto sembrava scavato nella pietra, per la severa impassibilità che mostrava. “Purtroppo, lo SHIELD ci ha messo al corrente di una nuova emergenza.”

Hull annuì. Ormai, ne aveva viste abbastanza da rifiutare di farsi coinvolgere ulteriormente a livello emotivo. “Parli.”

Anderson lanciò una veloce occhiata ai suoi appunti. “Un ordigno termonucleare a fusione si trovava a Phoenix, al momento del sisma. Chi ce l’abbia messo e perché è ancora da capire...Nel frattempo, naturalmente, è prioritario disinnescare ed allontanare quelle bestie. Lo SHIELD ha consultato l’ONU, e ne è uscita fuori la proposta di coinvolgere le Forze Speciali di Difesa Nazionale dello Zilnawa...”

Altro gesto scacciamosche. “Generale, possono coinvolgere le Armate Celesti di Nostro Signore, se servirà ad alleviare il benché minimo problema alla mia città...Piuttosto, come si comportano i super eroi locali in questo momento di crisi? So che il gruppo appoggiato dal Vendicatore Quasar ha lasciato l’area.”

Anderson annuì. “I Rangers sono stati spostati verso le Riserve. Le FSDN si occuperanno degli ultimi sopravvissuti di Phoenix.”

Per la prima volta nella giornata, Jane Dee Hull si permise un sorriso. Aveva fatto più fuoco e fiamme di un drago, ma aveva ottenuto che anche le Riserve Indiane ottenessero una meritata protezione da parte di questi nuovi ‘eroi del Sud-Ovest’…Nonché una ragione per un po’ di riposo…

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 11 – IL RITORNO DEL BURLONE

 

 

…E su questo, nessuno degli occupanti del velivolo SJ-X0 avrebbe osato contraddirla. Gli ultimi giorni erano stati a dir poco stressanti. I costumi dei sette eroi avevano praticamente cambiato colore, coperti com’erano di polvere. I filtri dell’aria stavano facendo gli straordinari, per rendere respirabile un’atmosfera altrimenti satura di sudore. Tutti erano persi o in uno stato semicomatoso, o nei propri pensieri.

Di fatto, il lavoro di pattugliamento delle Riserve Indiane sarebbe stato una passeggiata. Di fronte alla catastrofe scatenata da Maelstrom[ii], la popolazione aveva reagito con una maturità insospettata. I disordini erano stati minimi, il flusso degli evacuati dalle città periferiche rispetto all’epicentro più ridotto del temuto.

La gente si era riscoperta unita. Era, pertanto, come uno sputo in faccia a simile volontà, lo spettacolo su uno dei principali canali nazionali di un delirante ragazzo intento ad arringare la folla con argomenti tutt’altro che costruttivi.

Il ragazzo, perché a colpo d’occhio avrà avuto al massimo un trent’anni, vestiva con una lunga tonaca bianca e oro con un sole infuocato stilizzato all’altezza del cuore. I suoi lunghi capelli biondi si agitavano come una criniera di fuoco, assecondando i suoi frenetici movimenti a scatti. I suoi occhi celesti, che in un momento di pace sarebbero apparsi seducenti, magnetici, erano pervasi da una furia maniacale intonata alla sua voce roboante.

“Di quale altra prova avete bisogno, fratelli?! Avete ben visto cosa possono fare questi mostri, queste bestie imbevute del potere del Maligno! Essi non sono affidabili! Il più debole di loro può uccidervi con una mano, e non importa quali intenzioni essi sembrino mostrare al vostro occhio inesperto! Una volta, una sola, e i morti innocenti si contano a centinaia di migliaia!

La cosa peggiore, in quel sermone delirante, era il vedere come la folla dei presenti lo osservasse in una specie di mistico silenzio, gli occhi concentrati sul Lucifero come sul prossimo Messia.

“Sono gli uomini, che devono gestire i propri affari, con le proprie forze!” continuava l’oratore, senza la minima traccia di voce roca. “L’ombra di questo male che qualcuno si ostina a definire ‘Meraviglie’ deve essere allontanato, rimosso! Ma prima,” e a questo punto abbassò la voce, fissando il pubblico con un’espressione che avrebbe spaventato il Serpente dell’Eden, “è indispensabile che le ‘Meraviglie’ vengano riconosciute per quello che sono.” guardò dritto nella telecamera. “Se un vostro parente, un amico, persino un amante fosse uno di loro, aiutateci ad aiutarlo, qualunque sia la sua affiliazione. La ‘Meraviglia’ deve capire che il mondo può andare avanti senza di loro, che la presenza dei supercriminali è una conseguenza diretta della presenza dei supereroi, che senza l’uno, l’altro non avrà più ragione di esistere. Che così tanti dolori e sofferenze derivano dalla sua ostinazione a vivere al di sopra della legge e dell’uomo.

“Allo stesso modo, il supercriminale deve capire che la giustizia umana lo colpirà molto più duramente, se egli perseguisse la propria strada di devastazione. E per dimostrarvi che non siete soli, nella vostra ricerca della verità…” fece un cenno verso le quinte.

Una tenda fu scostata timidamente, e venne avanti una ragazza. Una teenager, una creaturina dai corti capelli castani vestita di abiti laceri, impolverati. Una benda insanguinata le copriva il braccio destro. I suoi occhi erano quelli di una cerbiatta spaventata.

Il Lucifero la fece avvicinare, i suoi movimenti e la sua espressione improvvisamente ingentiliti, come se la sua ospite fosse stata delicato cristallo da maneggiare con cura. Quando lei gli fu al fianco, le chiese con toni quasi da amorevole fratello maggiore, “Non avere paura, piccola Sharon…Racconta ai fratelli quello che i tuoi occhi innocenti hanno dovuto vedere.”

Gli occhi della ragazza saettavano di qua e di là, come se si aspettasse di venire fulminata sul posto dalla stessa entità il cui crimine aveva dovuto testimoniare. “Quell’uomo…quell’uomo cattivo…A Phoenix. Ha estratto un uomo dalle macerie…” la voce era interrotta da respiri secchi, quasi dei rantoli. “E lo ha ucciso. L’ho visto. L’ho visto…”

Il Lucifero le accarezzò dolcemente la testa. “Sshh, piccina. Ora sei al sicuro. Se l’uomo cattivo…” e di nuovo fissò la telecamera con uno sguardo da serpente, “se il cosiddetto ‘eroe’ Texas Twister osasse cercarti per finire il lavoro, troverà che siamo pronti a riceverlo. E allora, anche lui dovrà capire*” Solo a quel punto, una mano guantata di bianco spense l’apparecchio.

“Non finirò mai di meravigliarmi,” disse Shooting Star, fissando lo schermo nero come se potesse saltarle addosso, “di come sia facile manipolare la gente. Voglio dire, abbiamo denunciato quel pedofilo, e quasi il Governatore ci dava una medaglia…”

Texas Twister, sprofondato nella sua poltroncina, sollevò impercettibilmente il cappello usato per coprirsi la faccia. La sua sigaretta lasciava un esile filo di fumo prontamente mangiato dai riciclatori. “Piccola, è il bello della democrazia: tutti possono dire cazzate impunemente. Per quanto mi riguarda, lo rifarei senza pensarci su due volte[iii].”

“Mi preoccupa di più sapere come hanno fatto a sapere della cosa,” disse Aquila Americana. “Hanno incontrato la ragazza per caso? Ci tenevano d’occhio attraverso di lei? Sapevano tutto e hanno fabbricato un comodo testimone per coprirsi da un’accusa di omissione di soccorso?” Domande le cui conseguenze potevano avere non poca importanza, per lui, che sotto la maschera, come Jason Strongbow era un capotribù con un peso politico. Molti bianchi non aspettavano che di avere una scusa per controllare la miniera di uranio che era il cuore economico della sua Riserva Navaho.

L’aereo proseguiva senza intoppi, guidato gentilmente dal pilota automatico verso la Riserva in questione. Seduto ai comandi, il mento sprofondato fra le possenti braccia incrociate, due occhi chiusi e due orecchie bene attente, stava Puma.

Il guerriero felino dormiva un mezzo-sonno senza sogni, in uno stato appena sufficiente a fargli recuperare delle energie. I suoi pensieri andavano in un replay continuo a quanto successo poche ore prima…

 

“Sei assolutamente certo di…”

Il rumore degli elicotteri era quasi assordante, ma Puma poteva udire l’umano davanti a lui anche in condizioni peggiori. E il vocione del guerriero arrivava limpido alle orecchie di Jack Ironhoof.

L’ex detective della omicidi, disoccupato adesso che il suo Distretto era stato distrutto insieme a tutto il personale, annuì. Afferrò saldamente un braccio impellicciato di arancio di Puma. “Non posso chiedervi di lavorare solo per me. Amo mia figlia come la mia stessa vita, ma questo disastro ha colpito troppa gente perché i Rangers possano sprecare tempo solo per una persona. Se la trovaste, allora portatela da me. Me lo prometti?”

Un elicottero della Croce Rossa atterrò poco distante dalle rovine che erano state la casa dell’uomo. Già il personale medico stava scendendo, barella stesa e pronta.

Puma annuì. L’aiuto di Ironhoof era stato prezioso, per la risoluzione del complotto del Nido[iv]. Solo per questo, avrebbe meritato più di una promessa…

“Se anche fosse morta,” continuò il cherokee, “voglio vedere il suo corpo.”

 

Il Governatore era stato ben lieto di promettere il massimo sforzo per trovare la ragazza. Subito dopo, aveva ordinato ai Rangers di distaccarsi presso la Riserva.

Puma, tuttavia, era inquieto.

E per ben altre ragioni che Lila Ironhoof.

Da quando Jack Lanterna aveva in qualche modo portato il suo processo evolutivo al culmine, stabilizzandolo in quella marcata forma semianimale, Puma aveva acquisito una sorta di ‘senso precognitivo’. Aveva avuto già modo di sperimentare una visione apocalittica, e tale era stato lo choc, che non voleva essere sicuro di volere ripetere l’esperienza.

Ma da qualche parte nella sua mente, il pericolo suonava come il campanaccio dei monatti…Come se il disastro di Phoenix fosse stato un mero anticipo di quello che stava per accadere davvero

“Evitiamo di darci pacche sulle spalle,” disse Black Marvel, un sorriso sfottorio sull’unica parte del viso che non fosse coperta dalla maschera nera. “Al Governatore, abbiamo detto di avere commesso in non leggero reato di omissione di soccorso. Se viene a sapere la verità, il suo lato politico la spingerà a sacrificarci più in fretta di un branco di appestati...Spero solo che a questo punto, qualunque cosa succeda, Carmen Twohawks si ricordi che sono stati i Rangers, a soccorrerla nel momento del bisogno[v].”

“Non ci scommetterei,” ribatté Hamilton Slade, vestito nel suo costume bianco di Phantom Rider, la maschera abbassata. “Non se proprio il loro salvatore continua a giocare al lupo solitario –senza offesa per i presenti,” aggiunse a beneficio di Karshe, che rispose con un lupesco ‘bof’.

Black Marvel era il ‘membro misterioso’ del gruppo. Si proclamava erede dell’originale eroe dei Piedi Neri, ma tutte le ricerche eseguite dall’intelligenza elettronica di Jason Dean non aveva trovato alcun riferimento a possibili figli del defunto eroe, o ad amici viventi a cui avesse confidato il proprio passato...

Si poteva fare affidamento su di lui solo se lui decideva in tale senso –era vero, il suo agire dietro le quinte si era rivelato prezioso, ma non era possibile fidarsi completamente di qualcuno la cui presenza non era affatto scontata.

 

L’aereo era ormai sulla verticale del paese di Running Waters, nel cuore della riserva, in uno specchio ambientale di rara bellezza, quando Karshe emise un ringhio sommesso.

Gli altri Rangers sobbalzarono, ma il mistico campione dei Cheemuzwa si limitò ad abbandonarsi sulla poltroncina. Il muso aveva un’espressione sconsolata. “Sta succedendo, alla fine.”

La torre di controllo, interagendo, a sua insaputa, con un computer a voce sintetica, stava trasmettendo le istruzioni di atterraggio.

Il possente mannaro disse, “Le barriere fra questo piano ed il Limbo stanno cadendo una ad una, come una cipolla sbucciata[vi]. Phoenix, con il suo carico di anime perse, sta per diventare l’epicentro di una tempesta mistica di proporzioni inimmaginabili...Speriamo solo di fare in tempo almeno a prevenire l’espandersi del fenomeno in quest’area...

La scelta di Running Waters non era stata fatta a caso, e non aveva nulla a che vedere con la miniera di uranio. Era stata Karshe a proporla, dopo un consulto con Aquila Americana.

 

L’aereo atterrò verticalmente, posandosi su carrelli a pattini. Pochi minuti dopo, la coda dell’apparecchio, nello spazio fra i due gruppi propulsori, si aprì in due. La ‘griglia’ fra i propulsori, nonché le due timoniere, si rivelarono essere parte di un secondo apparecchio –per la precisione, una slitta anti-G. In essa, si trovavano tutti i Rangers, con Puma alla guida.

“Carini gli optional,” disse Texas Twister, mentre già l’apparecchio saettava via dall’aeroporto. “C’è per caso un frigobar? Uno come te non può non trattarsi al meglio, kittykat.”

Puma non seppe se mettersi a ruggire o piangere, ma disse solo, “Il pulsante alla tua destra. Strozzatici.”

Il Texano aprì un portello che dava sul paradiso degli edonisti col vizio del bicchierino! Si servì una generosa dose di whisky ‘on the rocks’, e contemplando il bicchiere come una santa reliquia, disse, “Strozzarmi? Impossibile, quest’acqua di fuoco è nettare, per un vero figlio della terra.” E a dimostrarlo, si bevve il contenuto d’un sorso.

“I tuoi veleni tu uccideranno prima di qualsiasi nemico,” sentenziò Karshe, lo sguardo perso verso il lago che costituiva la perla della riserva.

Non ci è dato di vedere quale fu il gesto di risposta dell’ex ranchero.

 

Il Sole trasformava il lago in uno specchio metallico, i cui riflessi donavano alle pellicce di Karshe e Puma un’aureola soprannaturale.

“Quando Wakan Tanka diede forma al mondo,” disse Karshe, rivolto al lago, “Coyote, il burlone, oltre a disfare le stelle e sparpagliarle nella notte, rubò la Purezza dell’Uomo e della Donna. Per questo, i loro figli nascono con la paura di ogni animale, e possono venire ingannati dagli spiriti oscuri.

“Coyote non poteva certo nascondere la Purezza al Wakan Tanka, ma quando questi finalmente la recuperò, il danno era fatto: i figli del Primo Uomo e della Prima Donna erano nati, ed erano impuri. Da allora, l’umanità deve lottare ogni giorno nella ricerca di quello che le manca.”

“Come ogni Cosa,” proseguì Puma, la voce quieta, “la Purezza non può essere distrutta o creata. Essa è una parte del Tutto. Il Grande Spirito decise di nasconderla, perché essa era comunque una parte di questo mondo.”

“Ed essa è...lì?” chiese Shooting Star, rapita da quello scenario.

Karshe annuì. “Qui il Primo Uomo e la Prima Donna concepirono i loro figli, è solo giusto che la Purezza si trovi qui, a memento di quell’evento.”

“E un bell’applauso ai nostri ospiti,” fece Twister, i pollici nella fibbia del cinturone. “E che ce ne faremmo, noi, di questa ‘Purezza’, se ne siamo indegni, di grazia?”

 “E’ nella natura dei demoni corrompere ciò che è loro inviso. Solo la Purezza può ostacolare questo processo. Lo capisci o bisogna farti un disegnino?”

A quella nuova voce, 7 teste si voltarono di scatto. Poi, Aquila Americana disse, “C’era da immaginarlo, che di tutti gli Spiriti tu fossi sopravvissuto.”

Il nuovo arrivato emerse dagli alberi, camminando altezzosamente sulle sue 4 zampe, a coda alta come fosse stato un pavone invece di un coyote dal pelo rossiccio. “Immaginavi bene: come al solito, toccherà al migliore, cioè a me, togliere le castagne dal fuoco per voi mortali. Tss.”

Phantom Rider, in virtù della propria duale natura, fu il primo ad accorgersi che Coyote, nonostante proiettasse un’ombra, non era presente...a tutti gli effetti. “Sei una proiezione.”

Uno scuoter di coda, e un sorriso canino. “E bravo! Purtroppo, temo di essere molto occupato altrove...In realtà non avevo proprio pianificato di usare voi, per raggiungere la Purezza, ma le cose stanno andando un filino troppo veloci persino per un casinista come me.” Improvvisamente, la sua espressione allegra si fece cupa –e solo i Nativi fra i Rangers poterono comprendere appieno la gravità di quel cambiamento di umore.

“Inizialmente, l’idea era di spingere certi miei...amici,” continuò Coyote, “ad usare la Purezza per eliminare l’influenza di Jack Lanterna dalla Quintessenza che ha rubato...Ma, come sapete, le cose sono cambiate. Dovrete essere voi ad occuparvene...Ammesso che sopravvivrete al male che sta per scatenarsi.”

“Non ti facevo così altruista, Burlone,” disse Karshe. “O non mi dire che sei fuggito al massacro degli Dei[vii] solo per pianificare la giusta vendetta.”

In risposta, Coyote si sdraiò con la schiena a terra, e prese ad agitare in modo sfottorio i quarti posteriori. “Vuoi la verità, sciamano? Lo ammetto, mi sento solo senza i miei fratelli. All’inizio, ero riuscito a nascondermi per bene per evitare problemi. Non posso dire che non mi sto divertendo, in queste settimane, ma voglio potere tornare a giocare scherzi a chi sia in grado di apprezzarli.

“Il vero guaio è che non oso fare avvicinare i miei nuovi amici alla Purezza, non finquando c’è il rischio che il loro nemico possa metterci le sue manacce! E non c’è il tempo di aspettare di avere sistemato lui. Contento, stallone?”

All’assenso di Karshe, Coyote si rimise seduto, e con una zampa indicò il lago. “Wakan Tanka è stato alquanto stolto, nella sua severità. Posso avvicinarmi alla Purezza, ma niente di più. Guardare ma non toccare. Se era furbo solo la metà di me, avrebbe previsto una simile crisi.” Quelle parole, che sulla bocca di chiunque altro avrebbero meritato il marchio del sacrilegio, furono accolte con indifferenza dai super-esseri nativi...Anzi, era una cosa rara che il Burlone si desse tanto da fare per qualcun altro...

Coyote si avvicinò alla riva trotterellando. “Forza, branco di pigroni! Chi ha tempo non aspetti tempo, ecc. ecc.”

“Questo qui mi sembra più uscito di testa di Jack Lanterna,” fece Twister. “Ci possiamo fidare?”

Con tutta la naturalezza del mondo, Coyote entrò nel lago, scomparendo come l’immagine che era sotto la superficie, senza disturbarne una molecola.

Karshe rispose senza esitazioni. “Coyote è per noi quello che Loki è per i norreni, per farti un esempio. È l’Ingannatore per eccellenza...E il fatto che non ne possieda la stessa malizia lo rende ancora più imprevedibile. Ma anche se ora sta perseguendo solo i propri fini, sento di potermi fidare.” Guardò verso Puma, che rispose con un assenso.

“E se fosse una trappola di Jack, invece?” insistette il Texano.

“Impossibile,” replicò lo sciamano. “Jack non è più umano, e non potrebbe neppure avvicinarsi alla Purezza senza esserne bruciato. E se questa proiezione di Coyote fosse un suo agente, il risultato sarebbe lo stesso.”

Karshe, i piedi ormai immersi nell’acqua, levò all’altezza del petto la sua staffa di polvere di stelle. Un chiarore diffuso si diffuse dalla staffa fino a lambire l’acqua.

E l’acqua rispose aprendosi in un tunnel.

“Vi devo chiedere di restare qui, amici miei,” disse Karshe, prima di incamminarsi insieme a Puma. “Quello che aspetta in fondo a questo lago non può essere contemplato da occhi mortali.” Pochi passi, e il tunnel si chiuse dietro di loro. Inghiottiti come non fossero mai esistiti.

“Che Iddio gliela mandi buona,” mormorò Twister.

Il Sole stava ormai tramontando, trasformando il lago in un incendio di acqua. La luna già appariva fra delicati cirri, come uno spicchio di cielo alieno.

Victoria Star avrebbe potuto contemplare quello spettacolo in perfetta immobilità, senza respirare, per ore...

“Lo senti anche tu?”

La voce tenebrosa di Phantom Rider la scosse come uno schiaffo. “Sentire cosa?” Le venne fuori con un’involontaria asprezza. In quello scenario di rara bellezza, il silenzio era...solo...giusto?

Una parte di lei, nascosta, remota, quella parte che da bambini ci fa vedere i mostri sotto il letto e ci spinge a rannicchiarci ed a chiamare aiuto, si agitò dentro di lei come un animale in trappola.

Il silenzio era totale. Come se quello scenario fosse diventato improvvisamente un’illusione, una muta tela perfetta, a nascondere qualcosa di orrendo...

Phantom Rider osservava l’ambiente con occhi capaci di scrutare oltre il velo dei sensi mortali. Le forme degli alberi e dell’erba erano delimitate non dalle dimensioni, ma dall’intensità dei loro colori vitali. Persino le rocce condividevano una flebile traccia di energia con il resto di Madre Terra...Fuggevolmente, Rider pensò che era un peccato che l’uomo della strada non potesse osservare un simile spettacolo, per potere capire l’importanza del mondo come organis*

Apparve. Una presenza talmente oscura, ostile, da scuoterlo con la sola presenza che in quel mondo di luci era un buco nero pulsante.

Per un attimo, Rider non si accorse neppure di essere tornato alla visione normale. In qualche modo, la cosa davanti a loro assorbiva la loro attenzione, i loro stessi pensieri, così come rubava la luce vitale...

E non era sola.

I Rangers si trovarono praticamente, improvvisamente, circondati da solidissime ombre.

 

Sulla Statale 60 per Phoenix.

 

“Andare da sola? Te lo scordi, bambina[viii]. Non sia mai detto che un Candelari lasci una ragazza in mezzo ai...” stava per dire ‘lupi’, quando Luigi Carlo Candelari si ricordò che, in fondo, era stato quel lupo mannaro a salvare loro la vita da un destino forse peggiore della morte[ix]. E le bestie che ormai popolavano i resti della città erano qualcosa di ben peggio di qualunque lupo l’Italoamericano potesse immaginarsi.

L’uomo continuò a guidare il furgone, un pickup Ford, con provviste e medicinali da bastare per un mese, in mezzo alla non-strada che era diventata la Statale 60. Aveva già avvertito per via radio le autorità di non perdere tempo con loro, visto che non avevano certo bisogno che si sprecassero risorse per due che stavano più che bene.

Luigi si era un po’ risentito all’idea che la piccola Lila non avesse neppure insistito per finta di sapere di suo padre...Ma al posto di lei, avrebbe fatto lo stesso. C’era già troppo da digerire, per aggiungere anche la concreta possibilità che fosse successo il peggio. Tanto, la radio ce l’avevano. Facevano in tempo a chiedere alle autorità mediche del Detective Jack Ironhoof.

La ragazza, seduta al suo fianco, aveva una faccia da far paura. Di fatto, quel poco che aveva dormito da quando era arrivata vagabondando in stato di choc al Rug era stato popolato da incubi che l’avevano svegliata a brevi intervalli, spesso sottolineati da urla. Lo choc l’aveva raggiunta, alla fine, e la sua baldanza era sprofondata sotto le scarpe.

La debole protesta di Lila Ironhoof a proposito del suo venire accompagnata era già stata relegata in qualche oscuro angolo dei suoi tormentati pensieri.

Luigi disse, “E poi, che ci resto a fare, qui? A sorvegliare un mucchio di roba come un Malavoglia? Clienti, dubito che ne verranno, e le autorità ne avranno bisogno più di me o te: bene che vada, farò un po’ di cresta al conto, quando chiederò il rimborso.”

Silenzio.

Per ora, ancora nessun problema, e il motore ronfava che era un piacere. Luigi aveva un talento precoce per la meccanica, e aveva fatto incavolare non poco i suoi genitori, che si dannavano l’anima per trasmettergli la passione per la ristorazione e garantirgli un futuro coperto. Erano giunti a un compromesso, e nel tempo libero, fatti tutti i suoi doveri, il ragazzo poteva vivisezionare qualunque macchina gli piacesse.

Il pickup era la sua creatura prediletta, trasformato, un pezzo alla volta, e con non pochi soldi, in un fuoristrada capace di resistere anche in quelle condizioni. Non si illudeva di raggiungere la fine del mondo, ma almeno il punto di raccolta segnalato da quella nuova, strana agenzia dalla sigla buffa... “Maccheccazzo!?”

Frenò appena capì che le ennesime carcasse di auto rovesciate dal sisma non erano disposte nell’usuale caos casuale.

Erano state disposte a formare una barriera –quello, o era il caso più maledettamente casuale mai visto!

Da quando un balordo aveva ammazzato i suoi genitori sotto i suoi occhi, Luigi era diventato un po’ paranoico in fatto di ‘coincidenze sospette’. Non si era certo fatto Batman, e crescendo era rimasto un mezzo moscardino. Aveva una pistola, va bene, ma...

Aveva appena innestato la retromarcia, quando sentì il freddo del metallo contro la tempia. Non ci voleva un genio, per capire che mo’ erano cavoli acidi!

“Guarda guarda un po’ chi c’è,” cantilenò una voce maschile, purtroppo, familiare. “E’ proprio vero quello che dice Abdullah sulla montagna e Maometto, hm?”

Dietro le labbra chiuse, Luigi C. Candelari serrò i denti. “Non posso dire di essere altrettanto lieto, Jeb. Proprio non lo perdi, il vizio, vedo.”

Il capo delle Blood Wheels, con la sua immancabile bandana rosso sangue e la benda all’occhio destro, fece un paio di passi indietro, sempre tenendo la pistola puntata. Fece spallucce. “Si deve vivere, mangiaspaghetti...” e finalmente, maledizione, realizzò chi c’era con lui. Il suo sorriso assunse un tono lascivo. “Lila, ma che piacere.”

Intanto, il resto della gang, nei loro bomber neri e rossi, lucidi, e severi stivali neri chiodati, era emerso dalla barricata. Il giovane chiamato Abdullah, un immigrato Arabo con una faccia da forca con la fronte attraversata da una cicatrice, si avvicinò al lato di Lila, puntandole addosso una Mauser bene oliata. “Scendi,” ordinò con calma patibolare. Se era in qualche modo interessato alla ragazza, era ben lungi dal mostrarlo.

Altre ‘Ruote’ andarono sul retro, ed aprirono, fischiando ammirati di fronte alla riserva. Mentre declamavano un primo elenco, Jeb aprì la portiera, e invitò Candelari a scendere con un cenno del suo AK-47. Poteva contare sulla collaborazione dell’ometto, se Lila voleva restare viva.

“Sei stato molto gentile, a portarci la pappa, spaghettaro,” fece Jeb, togliendo la pistola di Luigi dalla fondina. “E un po’ di munizioni, naturalmente. “E visto che ci hai messo anche la carne fresca...Be’, non vorrai pensare che io possa ignorare cotanta gentilezza, vero? Pensa, non ti ammazzerò, non sei contento?”

Luigi non rispose, ma negli occhi aveva lo stesso fuoco che mostrò quando, nella sua ultima impresa prima della galera, fissò quel giovane verme. Allora, se lo era potuto permettere. Era solo, senza parenti noti, e il Rug era stato trasformato in una trappola da Jack Ironhoof...Ma ora...

Luigi abbassò lo sguardo, la voce tremante di rabbia. “Non...uccidete Lila. Vi prego.

Jeb fece una faccia sinceramente offesa. “Noo, ma che cosa brutta che mi dici!” passò brutalmente al sorriso lascivo. “La ragazza è roba troppo importante per sprecarla per una meschina questione di vendetta. Dovrai passare a trovarci, ‘Luigino’, dopo che le avremo insegnato come ci si guadagna da vivere veramente. Sempre ammesso che tu sia ancora vivo per farlo, naturalmente.”

Due Ruote afferrarono saldamente Luigi. Jeb levò la sua arma, e calò un colpo alla testa dell’uomo con il calcio! Luigi vacillò, ma a stento rimase cosciente.

Un secondo colpo con il calcio, allo stomaco, e un terzo al volto, gli spense la coscienza del tutto. Solo a quel punto, si udì un urlo di rabbia da Lila, che si ora agitava inutilmente nella morsa di Abdullah.

Jeb si mise il Kalashnikov in spalla. “Legatelo, e mettetelo nel furgone. Che non gli sia torto un altro capello.” In un certo senso, Jeb non aveva mentito. Gli avrebbe dato una chance, per quanto remota: se era uno veramente in gamba con i nodi, o incredibilmente fortunato, sarebbe riuscito a liberarsi. Altrimenti...be’, c’era ancora quei pazzi che vagavano in branco, e Jeb aveva sentito dire che alcuni erano talmente fusi da essersi ridotti all’antropofagia...

Jeb sorrise, e fischiettò mentre si allontanava insieme ai suoi compagni. Sì, era il suo giorno fortunato. Restava solo da ammazzare quel bastardo in pelliccia che aveva fatto fuori Nino, e sarebbe stato un giorno perfetto!

 

Episodio 12 - Il ritorno del Burlone

 

Running Waters, nel cuore della Riserva Navajo, Arizona, è stato, da più di un turista e di un residente, definito, un ‘luogo magico’ –anche se per ragioni decisamente differenti.

Per un turista, è facile cadere sotto l’incantesimo di un raro panorama incontaminato, verdeggiante di alberi antichi di secoli, e illuminato dal riflesso del Sole e della Luna in un lago azzurro come solo nelle favole si può immaginare. Persino la fauna selvatica sembra non essere immune dal senso di pace di Running Waters, e non sono pochi i migliori servizi fotografici realizzabili su esemplari altrimenti elusivi come le ombre.

Per un residente, la definizione di ‘magico’ è letterale. Anche se l’ombra della civiltà ‘moderna’ ha esteso il suo fascino su numerose, giovani ed impressionabili menti, rendendole quasi impervie a un folklore più antico degli Egizi dei Faraoni, le tradizioni native americane vivono ancora.

Una di esse parla della Purezza, del cuore gentile che Wakan Tanka, il Grande Spirito, diede al Primo Uomo ed alla Prima Donna. Parla di come Coyote, il Burlone, rubò la Purezza alla Prima Coppia, facendo sì che a tutt’oggi l’uomo non sia in sintonia con la Natura.

Parla di come Wakan Tanka nascose la Purezza nel lago di Running Waters, in attesa che un giorno l’Uomo fosse riuscito a ritrovare la via verso di essa.

Nel mezzo, fra l’inizio e la fine della leggenda, c’è tutto il resto.

C’è l’adesso.

 

Il tornado lo avvolse in una morsa sufficiente a strappare la carne dalle ossa. Phantom Rider fu colto alla sprovvista, ma si riprese in fretta –abbastanza in fretta da alterare la propria densità, assumere quella di uno spettro, e interrompere la sua brusca ascesa.

Erano giunte nel silenzio. E nel silenzio colpivano. Non parlavano. Non perdevano tempo. Erano predatori generati non da madre natura, ma da qualche recesso infernale di un limbo dimenticato.

Phantom Rider osservò il suo nemico. C’era solo una parola, per descriverlo.

Un’ombra. Una solida versione in nero del suo compagno Texas Twister, un’oscura parodia dagli occhi malevoli e con gli stessi, identici poteri di Drew Daniels.

Una rapida estrazione della pistola, e il cavaliere in bianco fece fuoco –non con proiettili di questo mondo, ma corpi astrali, destinati a raggiungere l’anima del bersaglio.

Un bersaglio, sfortunatamente, non disposto a cooperare. L’ombra si mosse ad evitare i colpi con la stessa rapidità dell’ex-agente SHIELD.

Agli altri non stava andando meglio.

Aquila Americana stava facendo del suo meglio per evitare i proiettili dell’ombra di Rider.

Texas Twister stava combattendo contro l’ombra di Shooting Star.

Victoria Star stava evitando le ‘attenzioni’ di un’oscura Aquila Americana.

La donna poteva anche essere stata allevata nell’ambiente agiato del suo padre adottivo, un petroliere Texano, ma si era guadagnata le medaglie sul campo, insieme alla prima formazione dei Rangers –provando che il DNA non era acqua, degna figlia di suo padre, Jason Dean, il supercriminale Fotone.

L’ombra incoccò e tirò una freccia –un gesto veloce, che solo la luce dei laser delle unità da polso poté intercettare...Almeno in quel caso, le normali leggi della fisica si applicavano. La luce sconfiggeva l’ombra.

Da stupidi, invece, sottovalutare l’astuzia di un’ombra. Sopratutto quando questa poteva fare ricorso alla propria velocità, per trasformare una distrazione del nemico in opportunità!

Una robusta mano nera si chiuse sul polso armato della donna. L’effetto di quel contatto: agonia!

“VICTORIA!” Impegnato fino a quel momento ad evitare i colpi di luce oscura della nera parodia, all’urlo della donna Texas Twister si distrasse. Fatalmente. La sua cassa toracica fu letteralmente crivellata di dardi di oscurità solida.

Ma Shooting Star non poteva rispondere –si sentiva come se il ghiaccio stesse ricoprendo ogni suo nervo! Il suo corpo era quasi completamente paralizzato.

Istintivamente, sollevò l’altro braccio e sparò una raffica a una potenza sufficiente a fondere l’acciaio temprato...Solo per vedere quell’energia assorbita dall’oscurità come da una spugna!

Poi, la ‘carne’ della mano sul polso iniziò a perdere coerenza! Le dita si trasformarono in fili, in tentacoli che rapidamente andarono a coprire il braccio della donna..!

L’ombra di Aquila Americana sorrise...

Una lama crepitante di energia tagliò la cosa in due, dalla testa ai piedi! Per la prima volta, l’ombra urlò, mentre i suoi resti si dissolvevano come fumo

Ancora stordita dall’’anestesia’, Shooting Star cadde praticamente addosso al suo salvatore –scambiandolo per un attimo per un’altra ombra... “Segni vitali stabili. Starai benone fra pochi istanti,” disse Black Marvel, sorreggendola.

Alle spalle dell’eroe, l’ombra di Phantom Rider sollevò la pistola, pronto a sparare...

I proiettili eterei dell’originale cavaliere trapassarono la creatura al petto! In un secondo, i fori divennero squarci da cui la luce sembrò esplodere. Un attimo dopo, l’ombra si era dissolta, consumata da quella luce interiore.

Le altre ombre esitarono. Aquila Americana ne approfittò per scattare: forte della sua velocità superiore, afferrò il corpo di Texas Twister, ora mortalmente gelido, e tenendolo in braccio si riunì insieme ai suoi compagni in una formazione a cerchio.

Phantom Rider si chinò ad esaminare il corpo esanime del Texano. Shooting Star avrebbe voluto avvicinarsi al suo uomo, chinarsi su di lui e proteggerlo con la furia di una leonessa...Ma aveva imparato per dura esperienza, quanto fosse importante lasciare che la persona giusta si occupasse del caso giusto. Così, si limito a mordersi un labbro, mentre con la coda dell’occhio osservava il cavaliere infilare una mano spettrale nel petto di Texas Twister.

“Uno di loro ha potere sufficiente a spazzarci via,” disse Aquila Americana, fissando il nero riflesso di Twister. “Cosa stanno aspettando?”

“Il loro scopo è possederci,” replicò Black Marvel, impugnando un tomahawk crepitante. “Hanno bisogno dei nostri corpi vivi, per continuare ad esistere. Se resistiamo abbastanza a lungo, dovrebbero esaurirsi spontaneamente. Spero.”

“Incoraggiante,” disse Shooting Star. “E come mai non c’è una tua ombra, fra questi mostri, già che ci siamo?”

“I sensori nel costume indicano che si tratta di esseri ibridi. Sono in parte le Ombre Viventi dell’essere alieno chiamato Kaa. L’altra ‘metà’ è composta dei doppelganger creati a loro tempo da un altro alieno, il Magus, durante la crisi nota come Guerra dell’Infinito[x]. All’epoca, io non esistevo...anche se la loro traccia energetica rimane inconfondibile.”

“Se riesci anche a spiegare perché questi esseri abbiano aspettato fino ad ora, per manifestarsi, ti faccio Navajo Onorario,” ironia, quella di Aquila, per nascondere il terribile senso di paura che provava fissando quegli esseri malevoli, costretto a non abbassare la guardia neanche per un secondo... “Stanno cercando di tenerci impegnati.”

“E’ così,” disse l’eroe dei Piedi Neri. “Ma non può essere per la Purezza: non saprebbero che farsene. E nessun essere maligno soprannaturale potrebbe anche solo avvicinarcisi...” In quel mentre, l’eroe si portò di riflesso una mano all’altezza dell’orecchio. “Ma certo! E’*nnNNHH!*” Purtroppo, non ci fu nessuno, a sorreggerlo, mentre si piegava di colpo in due in preda al dolore!

“E ora che diavolo..?” fece Aquila Americana, un momento prima che una minacciosa luminescenza si manifestasse intorno alla cintura di Shooting Star!

La donna reagì d’istinto. Un tocco di pulsante, e l’oggetto si sganciò dal costume. La cintura cadde a terra, continuando a brillare con intensità sempre più intensa. “Ma che dia..?”

“Figliola, stai bene?” Apparve dall’unità da polso: un ologramma, la fedele riproduzione di Jason Dean. Dean era deceduto da tempo, e l’ologramma non era che un’estensione di una sofisticata intelligenza artificiale ospitata in un computer quantico nella base dei Rangers, in New Mexico. Ma, IA o no, Dean appariva sinceramente preoccupato. “Sto usando le batterie di emergenza, per questa trasmissione. Rangers, allontanatevi da Running Waters e subito!”

“Cosa..?” un coro di 4 voci.

L’Uomo dei Miracoli è rinato a Phoenix![xi] Il suo potere di alterare la realtà, per qualche ragione, influenza i materiali radioattivi! L’alimentatore del costume e delle tue armi è nucleare, e vi trovate ad un passo da un’intera miniera di uranio! Andate molto lontano! Potrebbe esplodere tutto da un momento all’altro!”

“Comprendo i suoi timori per sua figlia, signor Dean,” replicò con stoica calma Aquila Americana. “Ma se quello che dice è corretto, allora non c’è posto al mondo che sia sicuro. E per quanto mi riguarda, i miei amici non li abbandono qui. Per nessuna ragione.”

“Molto...saggio...” riuscì a borbottare Black Marvel, ancora in ginocchio. In maniera tutt’altro che consona ad un rappresentante dei ‘buoni’, l’eroe strisciò sulle ginocchia fino alla cintura che ormai emetteva calore, e stava facendo sfrigolare il terreno su cui poggiava.

“Ma che...NO!” Shooting Star fece per chinarsi, per fermarlo. Lui scosse la testa. “Sono...il solo...Isolato. Copritemi...”

Le ombre continuavano a guardare, apparentemente non decise a fare nulla, contente di tenere le prede in branco, sotto controllo.

Black Marvel afferrò la cintura –ora più che mai bisognava fare presto! Dovevano tutti sottoporsi a un trattamento antiradiazioni, dopo quell’esposizione, o non avrebbero dovuto più preoccuparsi di nessuno, a lungo termine..!

Avvolse l’oggetto con più giri del suo mantello –almeno, quello avrebbe fatto da isolante...Per quello che contava...

L’ispirazione lo colpì come una mazzata! Regolò i sensori in modo da potere isolare ed analizzare un diverso tipo di energia...Infatti! “Jack...”

“E il signore vince un frigorifero!” ghignò l’ombra di Texas Twister, con una voce orrendamente familiare. “Vi ci conserverò con molto affetto!” l’ombra rise, mentre attivava il potere elementale.

I Rangers furono spazzati via da una corrente sufficiente a demolire un palazzo.

 

La sua tana era un qualche tempio dalle pareti di mattoni venate di muschio antico e salnitro. L’aria di decadenza e di rovina era intonata al trono d’ossa ancora macchiate di sangue. Lo schienale dell’oggetto era coperto di pelle umana –uno strato a sua volta composto di decine di volti urlanti, costretti in tutti i possibili stati dell’angoscia.

Il trono era circondato da fiamme di fuoco infernale –un gradevole tepore per l’essere vestito in nero come una figura ottocentesca, e la cui testa era una zucca fiammeggiante contratta in un ghigno degno del suo proprietario.

“Poveri piccini,” disse Jack Lanterna, una mano posata in posa meditativa sotto la zucca. La battaglia si consumava attraverso uno specchio di sangue ribollente, all’interno di un pozzo ai piedi del trono. Il bordo del pozzo era costellato di teschi umani solo in parte scarnificati. “*tsk*, quasi mi dispiace, di farla così lunga...Chissà se se la prenderebbero, se dicessi loro che li avrei anche lasciati andare, se me lo avessero chiesto. Magari in ginocchio.”

Jack sorrise, stringendo un bracciolo della poltrona, causando nuove grida di agonia dallo schienale. Le barriere con il Limbo stavano per crollare[xii], ed era ora di prepararsi a reclamare un posto alla tavola dei vincitori. Riportare in vita Lupo Assassino prima, e creare quegli ibridi da appena qualche residuo di energia sparso per l’etere poi, era stato persino più facile del previsto, grazie alle innumerevoli anime tormentate create dal disastro di Phoenix.[xiii]

Adesso, si trattava solo di tenere impegnati quei 5 balordi, mentre si occupava di eliminare i pezzi grossi del gruppo, ed assicurarsi una testa di ponte...E se non ci riusciva ora, pazienza: aveva sempre il Piano B...

Jack Lanterna fece un cenno, e lo specchio di sangue mostrò il progredire dello scenario più interessante...

 

Un nascondiglio perfetto, alla fine. Le forze soprannaturali ostili non potevano avvicinarla. Le forze naturali ostili non avrebbero potuto trovarla, perché per gli impuri essa era semplicemente inesistente.

Purtroppo, nulla impediva a un ‘terzo partito’ di impedire a chicchessia di avvicinarcisi!

In condizioni normali, vale a dire su un qualunque terreno, anche nel mezzo dell’Antartide, Puma avrebbe potuto stracciare l’ombra malefica in un batter d’occhio. La cosa si limitava, in fondo, a replicare il suo vecchio aspetto ed i suoi poteri meramente fisici.

Purtroppo, a differenza di lui, l’ombra si muoveva fin troppo agilmente nelle acque del lago, non avendo apparentemente bisogno di respirare. E Puma stava ora lottando per la vita, preda di una morsa che non conosceva la stanchezza, che aveva tutto il tempo del mondo dalla propria!

Per Karshe, le cose non andavano meglio. Anche se lo sciamano-guerriero degli enigmatici Cheemuzwa, non possedeva un suo ‘doppione oscuro’, era ancora costretto a confrontarsi con un’orda di ombre dalle vaghe sembianze umane, fitte come uno sciame di mosche.

Per contro, almeno, il lupo mannaro grigio poteva diventare tutt’uno con gli elementi naturali, e battersi agevolmente nelle acque più profonde come nel fuoco più intenso...

Un’ombra gli si avvicinò alle spalle, le braccia protese per avvinghiarlo.

Karshe le diede il benvenuto con la base acuminata della sua lancia! La presenza ostile fu esorcizzata in un’esplosione luminosa. “Immagino che chiedere il tuo aiuto sia una pretesa eccessiva, Burlone?” l’uomo-lupo chiese, senza distrarsi un momento.

E se lo spettacolo della battaglia subacquea poteva sembrare surreale, figurarsi la vista di un coyote che se ne stava bellamente sdraiato come una sfinge sul fondo del lago! Coyote, il Burlone, l’ultimo Spirito indiano presente al mondo, sbadigliò, generando una scia di bolle. “Tesoro, sono solo una proiezione astrale, e non posso comunque interagire con la Purezza...” si grattò un orecchio con la zampa anteriore. “Insomma, se non te li sai gestire te, quei moscerini ipertrofici...”

Con la coda dell’occhio, Karshe vide il suo compagno dalla pelliccia arancione perdere progressivamente la battaglia. Se fosse svenuto anche solo per un secondo, sarebbe stato posseduto...o peggio!

Il mannaro avrebbe potuto facilmente sbarazzarsi in un colpo solo delle ombre –purtroppo, era anche vero che esse erano, a loro modo, esseri viventi. Difendersi era un conto, sterminarli in massa sarebbe stato un atto che lo avrebbe reso indegno di avvicinare la Purezza...Ed era già molto essere stato perdonato per avere abusato di madre natura, qualche giorno prima[xiv]. “Siete forti della magia di Jack Lanterna, ma non siete demoni. Perché ci state impedendo di compiere la nostra missione?”

Le ombre si disposero intorno a lui in un cerchio serrato, tagliandogli ogni via di fuga. Poi, una di esse parlò. “Ci vedi come ombre, ma siamo esseri viventi, mortali come ogni altro abitante di questo mondo.

“Il nostro pianeta esiste da tempo immemorabile in questo sistema solare, sullo stesso piano orbitale terrestre, ma in posizione diametralmente opposta, perennemente nascosti dal vostro Sole.

“Siamo un popolo di scienza e di magia, e la nostra arroganza ha avuto un prezzo terribile: un esperimento fallito ha costretto il nostro mondo su un altro piano dimensionale. Possiamo ancora interagire con questo piano, ma solo nella forma che vedi. Altri di noi sono totalmente impazziti, e hanno portato avanti l’esperimento, arrivando ad isolarsi completamente in uno stato dimensionale ancora più alieno...Ma noi no. Noi vogliamo tornare a respirare l’aria, vogliamo uscire dall’atroce stasi in cui i nostri corpi, la nostra stessa civiltà è stata intrappolata.

“Il terrestre chiamato Jack Lanterna ci offre questa possibilità, e non intendiamo rinunciarvi. Il Signore della Guerra Kaa ci ha deluso troppe volte, per poterci ancora fidare di lui!”

Poi, tutte le ombre gli saltarono addosso. Karshe tentò una difesa innalzando una barriera di Polvere delle Pleiadi –una certezza contro gli attacchi mistici…se non fosse stato che le ombre potevano aggirarla! La luce della Polvere generava giochi d’ombre, e gli alieni vi si fusero. Riapparvero in tutti i punti d’ombra della figura lupina, e furono addosso al suo corpo in un istante!

 

La fine era a un passo.

L’ultima bolla d’aria era stata appena estratta dai suoi polmoni. I suoi muscoli sotto sforzo, il suo cervello, urlavano per la mancanza di ossigeno.

Ma Puma viveva ancora, e si dimenava. E l’ombra, invano, tentava di intaccare il suo sistema nervoso. In qualche modo, era come se la creatura terrestre possedesse una seconda natura, arcana, come se la morte non potesse neppure avvicinarlo...

Un’analisi, senza volerlo, basicamente corretta –perché Puma era il Campione della Morte, un Suo emissario! Una cosa che ancora, istintivamente, in quanto essere vivente, Thomas Fireheart non accettava facilmente. Una cosa che, gli piacesse o no, si era rivelata di non poco aiuto in condizioni critiche..!

Il sacro guerriero, frutto di uno strano patto e di secoli di esperimenti genetici, serrò le zanne e spalancò gli occhi. L’occhio destro, attraversato da una vecchia cicatrice, brillò di arcana luce...

Un ultimo, impossibile sfoggio di potenza muscolare, e Puma spezzò quella presa –e con essa, distrusse il suo aggressore!

Facendo appello a quell’ultimo scoppio di energia, Puma iniziò a risalire verso la superficie... “Di’ ben so’, cocco; dimentichi qualcuno?”

Coyote gli era apparso davanti al muso, bloccandogli la ritirata. Indicò con una zampa la forma di Karshe, intrappolato dalle ombre ormai fuse in un’unica massa come fossero state catrame. “E non fare quel musino da congestione: non hai bisogno di respirare, lo sai...”

Puma lo sapeva, sì! Ma se avesse accettato di varcare la soglia, di rinunciare alla propria mortalità...In cosa si sarebbe trasformato? Ricordava ancora quando, per un attimo, aveva accettato appieno il suo ruolo, per diventare un pari dell’Arcano e distruggerlo[xv].

E all’ultimo momento, non ce l’aveva fatta...Perché aveva avuto paura. E quella paura era rimasta. La sua grande, segreta vergogna!

Stelle iniziarono a danzargli negli occhi. L’acqua rimbombava nelle orecchie. Cominciava a farsi buio...

 

Pochi secondi per reagire.

Phantom Rider, questa volta, non fuggì dalla corrente vorticante. Aveva una sola possibilità, ma non ci pensò, mentre intorno a lui gli altri Rangers venivano sbattuti come bambole di pezza.

Fermo nell’occhio del ciclone, il cavaliere puntò le sue pistole, e sparò!

L’ombra di Texas Twister urlò il proprio dolore, e si dissolse. Il tornado in miniatura, ovviamente, fece la stessa fine –cosa poco raccomandabile, apparentemente, quando ti trovavi a diverse decine di metri dal suolo!

Phantom Rider fischiò. Un momento dopo, Shooting Star poté frenare la propria caduta afferrandosi al pomolo della sella di Banshee, il cavallo-fantasma.

Il cavaliere trasmise misticamente la propria intangibilità all’ancora incosciente Texas Twister.

Aquila Americana, invece, usò i rami degli alberi quali sostegni per dirigersi verso il basso a mo’ di Tarzan –verso il basso, esattamente dove si trovava la sua ombra che lo attendeva con il tomahawk in mano.

C’era solo da sperare che il doppelganger non fosse stato aggiornato...

L’ombra lanciò la propria arma. Aquila Americana la evitò compiendo un giro della morte usando un ramo. Usò quello stesso ramo per accumulare inerzia, e finalmente proiettarsi verso l’alto.

All’apice della sua risalita, Aquila Americana attivò i potenziatori energetici donatigli da Jason Dean. Potenziatori a tecnologia Mys-Tech, che trasformavano ed amplificavano la sua bioenergia in un campo di energia!

L’ombra esitò, di fronte all’azzurro uccello di fuoco che sostituì improvvisamente la figura del suo nemico! Rapidamente, con la stessa precisione e velocità della sua controparte, scoccò non una, ma tre frecce oscure.

Il campo le distrusse al semplice contatto. E quando la creatura piombò sull’ombra...be’, potete immaginarlo!

 

Coyote sospirò –in fondo, lo aveva detto che toccava a lui, togliere le castagne dal fuoco a quei dilettanti...E, doveva ammetterlo, conoscevano un bel sistema per ridare fiato alla vita!

Puma non fece neppure caso al muso canino entrare a contatto con il suo –ma si accorse eccome, del benefico flusso d’aria che riempì i suoi polmoni. Insieme all’aria, venne un nuovo vigore, e una coscienza più chiara che mai!

Coyote cessò riluttantemente il vivificante bacio. Sorrideva, soddisfatto, fissando Puma negli occhi. “Adesso, vai e fanne polpette, leone!” E gli fece l’occhiolino.

Puma si voltò, ringhiando orrendamente –il suo scopo, in quella missione, era di proteggere Karshe proprio per un caso come quello, e stava fallendo. E conosceva un solo modo per lavare l’onta del disonore..!

Stese un braccio come una molla, concentrando la sua volontà, accettando come una liberazione l’ondata di potere che nacque dagli abissi che pochissimi eletti potevano avvicinare e vivere per raccontarlo.

Un’ondata di potere che assunse la forma di una zampa artigliata. Penetrò la massa oscura, e questa la inglobò.

Non successe nulla. Per un attimo…passato il quale, lampi di energia paralleli, come zampate di un invisibile predatore, attraversarono quella massa, che vacillò, tremò…

Ed esplose! I resti del nemico furono sparpagliati come shrapnel, prima che si dissolvessero spontaneamente.

Apparentemente, troppo tardi. Karshe era immobile, privo di sensi, mentre il suo corpo inerte iniziava a sprofondare…

 

“Pupa…vacci piano, che…voglio arrivarci, alla pensione…” Si sentiva ancora debole come un gattino, ma Texas Twister era finalmente cosciente. Shooting Star lo stava abbracciando con tale foga, che quasi poteva sentire le costole lamentarsi.

Aquila Americana sorrise, e spostò la sua attenzione su Black Marvel, che ora sembrava stare meglio –almeno, abbastanza da reggersi in piedi. Fece per avvicinarglisi, ma l’eroe tese una mano in segno di avvertimento. “Non è ancora finita...Statemi lontano.”

Aquila corrugò la fronte. “Sei un cyborg, non è così? Se avessi potuto, ti saresti tolto qualunque unità nucleare che porti addosso. Invece, fanno parte di te.”

A fatica, Black Marvel annuì –almeno, senza volerlo, gli avevano fornito una scusa che non avrebbero discusso...

In quel momento, un suono come di un colossale risucchio,

annunciò l’aprirsi della superficie del lago! Le acque si disposero a formare prima un vortice, poi un tunnel che terminava sulla riva.

E da quel tunnel, emersero Karshe e Puma, ridotti a due straccetti bagnati. Coyote, in testa, era perfettamente asciutto e procedeva pimpante come l’alfa del branco!

Gli altri Rangers si avvicinarono al trio. “Dunque, tutto questo casotto per quella roba lì?” fece Texas Twister, toccandosi la falda del cappello.

La ‘roba’ in questione, stretta in una zampa di Karshe, era una sfera azzurra e verde, venata di bianco –ricordava un minuscolo mondo, i cui colori vergini la Terra aveva in parte perso, ormai.

“La Purezza ha la forma che le nostre memorie ancestrali le danno,” disse Karshe, fra un ansito e l’altro, tenendosi appoggiato alla sua lancia. “Guardala bene, percepiscila...E ricorda che i tuoi simili hanno deciso di restare lontani da essa, in favore dell’appagamento immediato. Possa Wakan Tanka farci degni di essa, nella prova che ci aspetta...”

 

Una sfera di eguali dimensioni, ma fatta di mille colori che danzavano in un balletto cangiante, restava nella mano di Jack Lanterna, intento ad osservare la scena dal pozzo di sangue.

 “Che carini...Io ho le anime, voi la loro sola possibilità di tornare ad esistere nei Nove Mondi...

“A questo punto, rispettare il copione è d’obbligo, cocchini: venite da zio Jack, venite a prendere la vostra preziosa Quintessenza. Vi aspetto a braccia aperte. Ho tanto spazio, nel mio cimitero...”

La sua risata si mescolò oscenamente al coro di dolore delle vittime su cui sedeva.

 

Episodio 13 - Le ombre e le luci (I parte) (Un Inferno2 tie-in)

 

Fort Huachuca, Sierra Vista, Arizona Sud-Orientale

 

“Sì. Capisco.” Il Generale di Divisione Trey Anderson sottolineava ogni parola annuendo...come per scuotersi, per potere accettare come realtà quello che gli veniva trasmesso dall’altra parte del telefono.

Nel centro, che faceva da QG sia all’US Army Intelligence che all’NSA, l’atmosfera era colma di un terrore come neppure il grande terremoto di Phoenix era riuscito ad instillare nei cuori dei presenti.

E fra questi, la Governatrice uscente dell’Arizona, Janet Dee Hull, che della ricostruzione della città aveva fatto il suo cavallo di battaglia, con le parole e con i fatti.

La donna stava pressoché ignorando quanto il militare stesse dicendo in tono concitato –e non tanto per mancanza di rispetto, quanto perché sapeva che quello che stava succedendo là fuori non aveva bisogno di conferma.

Non era mai stata tanto spaventata in vita sua. La sua educazione le stava suggerendo una frase sola.

La fine del mondo.

 

Anderson annuì un’ultima volta. “Sissignore, la terrò inform...” improvvisamente, l’uomo allontanò da sé la cornetta come fosse stata qualcosa di vivo e velenoso. Perché la voce dall’altra parte era stata sommersa da un coro di voci di bambini urlanti –mille voci esprimenti come una ogni stadio del dolore!

E, fra una di esse, orrendamente chiara, una di bambina che chiamava, “Papà...”

Gli ci volle molta forza di volontà, per posare la cornetta, invece di scaraventarla via. Era pallidissimo.

Ma nessuno ci aveva fatto caso. Tutti guardavano lo schermo.

Guardavano il cielo sopra le macerie di Phoenix, un cielo pieno di orde di demoni, così fitte da oscurare il Sole!

Anderson deglutì una volta, cercando di ritrovare almeno una parvenza di autocontrollo. Finalmente, si voltò, ed ai presenti disse, “Il Pentagono conferma: i demoni non hanno fatto irruzione. Ne’ lì, ne’ al NORAD o alla Casa Bianca...Purtroppo, non siamo in grado di dire se lo stesso miracolo[xvi] sia avvenuto anche nei principali centri di potere delle altre nazioni, ma...”

“Miracolo?” fece Hull, con un sospiro stanco. “Un bel miracolo, davvero...O forse, è proprio vero che il Diavolo sa badare ai suoi interessi.”

Nessuno osò controbattere.

Janet fissò negli occhi Anderson; la donna aveva l’espressione di chi fosse pronto a mettere KO Tyson in 1 round, e la voce di una tempesta in avvicinamento. “Generale, i sopravvissuti al terremoto[xvii] stimati sono poco più di trecentomila. Su una popolazione di poco più di un milione. E di quei trecentomila, la maggior parte o sono feriti in modo più o meno grave, o sono sotto choc...Le chiedo scusa, ma preferirei un piccolo ‘miracolo’ per i miei ininfluenti civili! Le dà fastidio??”

Trey incassò quella tirata senza batter ciglio. E rispose... “No, non mi da fastidio, e sì, credo che ci sia la mano di Dio e non del Diavolo, dietro a questo miracolo. Il Presidente degli USA, della Federazione Russa, della Cina, del Pakistan e il Premier Israeliano –si tratta di persone dotate dei codici di lancio dei rispettivi arsenali nucleari.

“Abbiamo isolato questa fortezza dall’esterno appena in tempo.” Anderson si avvicinò al tavolo centrale. Premette un pulsante della tastiera all’altezza della sua sedia.

Lo schermo mostrò l’assurdo spettacolo di soldati e personale tecnico, che, se non stavano rannicchiati in un angolo a singhiozzare o balbettare incoerentemente con lo sguardo perso nel vuoto, lottavano fra loro, si sparavano addosso, si accoltellavano...Ed in quella follia, si vedevano distintamente degli oggetti muoversi, dotati di vita propria –da un cestino dei rifiuti intento a triturare la gamba di un soldato, ad un terminal PC intento a sparare un CD-ROM alla gola di uno sventurato, a un distributore di dolciumi che aveva appena inghiottito con golosa espressione un tecnico i cui poveri resti erano in procinto di essere sminuzzati...

Anderson, con sovrumano distacco, disse, “A differenza di quanto avvenne in una simile crisi, chiamata Inferno, la gente stessa è come posseduta...ma i casi di lucida follia in questa situazione sono talmente numerosi da non essere un caso. Se anche il Presidente ne fosse vittima, allora non dovremmo preoccuparci ne’ di Phoenix, ne’ di alcunché al mondo. Fortunatamente, senza i codici di lancio, e con la follia dilagante, i comandanti dei sommergibili e dei silos di lancio, per fare un esempio, non possono fare niente.” Questa volta, Anderson fissò Hull con la severità di un maestro di fronte ad un alunno cocciuto.

E Hull abbassò lo sguardo. Si mise seduta su una sedia a caso, sentendosi il triplo dei suoi anni addosso. Si portò una mano agli occhi, sforzandosi di non piangere. “C’è qualcuno fra i metaumani, che possiamo chiamare..?”

Uno scuoter di testa. “Negativo. L’etere è impazzito, nessuna forma di comunicazione è attualmente disponibile.”

Janet guardò di nuovo fuori –Dio, aveva persino permesso le elezioni, pur di dare una parvenza di ritornata normalità ai suoi concittadini! Ma che importanza poteva avere, ora, quando tutto quello che poteva fare era restare in quel buco ed aspettare che quell’orrore, in qualche modo, in qualunque modo, finisse..?

 

“Fammi capire: cosa vorresti dire con ‘spreco di forze’, Fido?”

A bordo dell’SJ-X0, in volo verso Phoenix, i Rangers al completo erano sul punto di saltare alla gola l’uno dell’altro sulle strategie da adottare.

O, meglio, alcuni dei Rangers erano pronti a versare sangue. Per la precisione, Texas Twister, che fissava con quasi odio

Karshe, il grigio lupo mannaro. Per quanto lo riguardava, lo sciamano-guerriero della tribù perduta dei Cheemuzwa, non era minimamente intenzionato a litigare con il suo compagno. Stava semplicemente enunciando un fatto. “Siamo stati colti completamente di sorpresa, Drew Daniels. La crisi è globale[xviii], e il meglio che potremmo fare è agire da sintomatico. Non sappiamo quanto durerà ne’ chi o cosa l’ha causata. Sprecheremmo forze, cercando di sedare la follia dilagante.

“Forse non possiamo risolvere la crisi, ma possiamo prevenirne gli effetti qui a Phoenix e in una buona parte del Nord America.”

Twister rilasciò il fiato trattenuto fino a quel momento. “E non potevi dirlo prima, razza di sacco di pulci?”

“Stava per farlo, vaccaro, se gli lasciavi il tempo!” esclamò Puma, seduto ai comandi.

“’Vaccaro’ a chi, gatto del...” fu a quel punto, che Twister si ritrovò un bavaglio di luce solida intorno alla bocca. Terminò comunque la frase in una serie di mugugni molto espliciti!

Shooting Star lanciò un’occhiataccia di avvertimento al suo uomo, poi, allo sciamano, “Sei sicuro che non stiamo davvero correndo alcun pericolo, così esposti?”

Karshe annuì, aprendo il palmo sinistro e rivelando una pulsante sfera di energia, dei colori della Terra. Solo guardare l’oggetto metteva una grande calma, una sensazione di pace raramente provata...

“La Purezza è un anatema, per qualunque demone. La loro influenza non può arrivare a noi, fin quando la deteniamo.”

Texas Twister indicò con un dito il bavaglio fotonico. Star lo rimosse, e l’uomo disse, “E allora, quale sarebbe questo grande piano, Capo?”

“Semplice: riprenderci la Quintessenza dalle mani di Jack Lanterna, liberare i Grandi Spiriti e ridare loro integrità attraverso la Purezza. Il momento è del resto favorevole: dopo i tanti eventi cataclismatici di questi ultimi mesi, ed ora questa nuova invasione demoniaca, le tribù native hanno riscoperto la fede. Le loro preghiere sono più forti che mai, ed i Grandi Spiriti sono pronti a rispondere. Col loro aiuto, i demoni saranno, se non cacciati, almeno tenuti a bada.”

“Quindi,” disse Aquila Americana, “dovremo scontrarci con Jack in persona. È per questo che siamo diretti a Phoenix?”

Karshe annuì nuovamente. “Il dolore attrae il male come una fiamma la falena. Jack troverà molto potere, a Phoenix, attraverso le centinaia di migliaia di anime tormentate e smarrite. Sarà difficile, molto, ma se non lo sconfiggiamo adesso, e la crisi passa, passerà molto tempo prima che i Grandi Spiriti ritrovino una fede così unita.”

‘Difficile’...Un bell’eufemismo, per Phantom Rider. L’eroe, nel suo costume interamente bianco, fino alla maschera che copriva interamente la testa, ne sapeva qualcosa, del potere di uno spirito! Figurarsi un intero eserci...

In quel momento, l’aereo rollò rapidamente a destra, facendo quasi cadere gli eroi dai sedili! Le imprecazioni furono soffocate rapidamente, alla vista di un elicottero, un Bell UH-1H Huey, che aveva praticamente tagliato loro la strada. Il mezzo era lanciato a tutta velocità verso la città.

“Pilota come un ubriaco,” fece Twister, prima di alzarsi in piedi e dirigersi verso il portello. “Lasciatelo a me, e ve lo deposito a terra come una piuma...”

Fermo!” Karshe ringhiò il comando con un tale ringhio, che al Texano quasi vennero i capelli bianchi.

“Scusami,” disse il lupo, “ma se ti allontani, perdi la protezione della Purezza.” Si rivolse al pilota. “Puma: solo tu, oltre a me, puoi muoverti senza timore. Devi portare il pilota qua dentro.”

L’uomo-felino sorrise. “Consideralo fatto. Fortunatamente per il nostro prode ranchero, questo velivolo ha in serbo qualche trucchetto per simili occasioni. Meraviglie della tecnologia moderna.”

Twister bestemmiò a fil di labbra, ma si mise seduto, mentre dita artigliate digitavano una sequenza di comandi.

 

Avvenne in fretta. Forse, ed è obbligatorio precisarlo, se al comando dell’apparecchio ci fosse stato un pilota qualificato, o perlomeno qualcuno dotato di una mente più lucida, l’azione sarebbe stata ritardata di qualche minuto.

Così, invece, ci volle solo il tempo di tagliare l’albero del rotore con una coppia di laser prima, e di portarsi sulla verticale dell’uccello ferito poi, per afferrarlo con un gancio magnetico.

L’atterraggio fu delicato, come deporre un uovo nel nido. L’SJ-X0 atterrò al fianco dell’apparecchio un attimo dopo.

Si aprì lo sportello, e Puma venne fuori, muovendosi come un’ombra e con la prudenza del guerriero che era.

Dall’elicottero, non veniva un suono. Non un comando venne anche sussurrato a fior di labbra. C’era l’odore delle armi, ma nessuna veniva impugnata o caricata –tutto questo gli trasmisero i suoi raffinatissimi sensi.

E che a bordo c’era una sola persona. Respiro veloce, cuore impazzito. Ed arrabbiata, furiosa; i suoi ferormoni erano inconfondibili...

Puma si avvicinò ancora; era prossimo al portello, e la sua mente stava divagando –stavano perdendo tempo, e probabilmente solo per un povero idiota fuori di testa. Se il pazzo avesse sparato, avrebbe dovuto

ucciderlo?

Scosse le orecchie, appiattendole contro il cranio, contemporaneamente alterando il proprio metabolismo –doveva entrare in meditazione, isolare quella parte di sé fatta di ricordi amari, di emozioni represse. Doveva fare appello al puma, doveva pensare con il proprio spirito, essere tutt’uno con il corpo senza l’ausilio della mente...

 

“10 dollari che non ce la fa?”

Aquila Americana non si voltò neppure, ma il suo tono conteneva tutto il disprezzo del mondo. “Tipico dei bianchi, trasformare in un circo anche un momento di tale solennità. Se Puma cedesse alle lusinghe dell’oscurità, potremmo essere costretti a combatterlo all’ultimo sangue per la nostra stessa sopravvivenza. È un’idea così divertente?”

Texas Twister non rispose, continuando a fissare attraverso il finestrino. Dio, avrebbe dato tutt’e due le braccia per fare qualcosa al posto di quel gattone. La verità era che lo invidiava, per la calma con cui si stava gettando in pasto ai demoni...Puma poteva comportarsi come un borioso S.o.B., ma sapeva fare il suo lavoro, a differenza di lui, povero vaccaro con illusioni di gloria...

Un manrovescio lo riportò alla realtà tanto bruscamente quanto dolorosamente! Il sapore metallico del sangue lo aiutò ulteriormente a focalizzare i pensieri. “Io...” si pulì il labbro gonfio con il dorso guantato di bianco, e guardò verso Aquila Americana. “Immagino di doverti ringraziare. Non so cosa mi fosse preso...”

“L’influenza del Male,” disse Karshe, guardando con la stessa preoccupazione anche Shooting Star. “Avrei dovuto ricordarmelo, è stata colpa mia.”

“Colpa..?” fece la donna...prima di capire a sua volta.

Karshe annuì. “Siete stati posseduti da demoni, a vostro tempo. Siete più sensibili di un comune mortale.”

“Ma la Purezza...” Victoria Star si sentì un brivido lungo la schiena. La possessione da parte dei servi di Master Pandemonium una volta le era bastata, grazie![xix]

“Può poco, se voi stessi non l’abbracciate. La Purezza non è una forza a sé, e così come il Male, può avere accesso solo a chi la desidera sinceramente. E la contaminazione nel vostro spirito è un ostacolo non irrilevante. Solo la vostra grande forza interiore ha finora impedito il peggio...” non aggiunse che tale ‘pace’ rischiava di non durare, ma, dalle loro espressioni, era chiaro che Texas Twister e Shooting Star lo capivano appieno...

 

Mentre Karshe iniziava a spiegare la situazione ai suoi due amici, Puma aveva recuperato il suo equilibrio interiore, ed ora era pronto. Chiunque fosse nell’elicottero, continuava a stare fermo, intento a voltare la testa a destra e sinistra come un animale in gabbia.

Perfetto.

Un doppio salto. Il primo, per portarsi di fronte al portello, il secondo per entrare nel velivolo. L’altro non ebbe neppure il tempo di gridare...

L’’altro’?

Un civile. Una ragazza.

Puma non mollò la presa sulla sua preda, tenuta ben salda sul pavimento, ma non poté non stupirsi. E non tanto per il giovane individuo in sé...quanto per la sua somiglianza con “Lila?”

La ragazza era indubbiamente posseduta. I suoi occhi erano totalmente dilatati, e la sua forza amplificata dall’adrenalina. Non parlava, ma sbavava e ringhiava, in preda all’odio più feroce. Se Puma avesse avuto la forza di un uomo normale, avrebbe avuto difficoltà a trattenerla...Ma che diavolo ci faceva Lila Ironhoof su un elicottero militare, in mezzo al deserto??[xx]

Poi, non ci fu il tempo di farsi altre domande. Un suono tremendo, come di liquido e di metallo accartocciato, dietro di lui, attirò la sua attenzione.

Puma non pensò neppure di voltarsi, e invece, in un rapido movimento, afferrò la ragazza urlante e scalciante, se la caricò in spalla, e saltò fuori più velocemente che poteva...

Non abbastanza. Puma ruggì orrendamente, mentre il portello dell’apparecchio si chiudeva di scatto sulla sua caviglia destra! Solo che non era più un portello...

Era una mostruosa bocca dalle zanne di metallo, contorta in un’espressione di pura, sadica malvagità intonata a quella degli occhi che erano diventati i finestrini.

Il dolore era atroce, come ripugnante era il suono di mandibole che faceva la ‘bocca’ nel cercare di tranciargli l’arto. L’osso era ormai esposto e il dolore aveva spezzato la sua meditazione, rendendolo vulnerabile mentalmente...Ma Puma non lasciò Lila. Aveva giurato di riportala a suo padre, costasse quel che costasse, e...

Un’esplosione di luce, un urlo di anime dannate, e l’elicottero tornò ad essere un semplice mezzo meccanico. Polvere di stelle avvolse il corpo di Lila e Puma, ed i due furono da essa sollevati da terra,

 

e portati nell’SJ-X0.

Phantom Rider chiuse lo sportello, mentre Karshe si chinava sull’amico ferito. Twister e Star si avvicinarono a Lila, ma questa già stava riprendendosi, grazie all’influsso della Purezza. “Cosa è successo? Che cosa..OH!” solo allora, sembrò realizzare i suoi molto insoliti anfitrioni. E, considerando anche lo stato di esaurimento indotto dall’adrenalina e gli eventi dei giorni scorsi, la si potrà perdonare se fece la cosa più naturale. Svenne.

Karshe non ci fece caso. Era troppo impegnato a mormorare antiche formule rituali, mentre la sua mano/zampa sfiorava la ferita di Puma, spargendovi polvere stellare in delicati filamenti. Una ferita prodotta da un’entità demoniaca non era cosa da sottovalutare, assolutamente! Puma poteva essere il Campione della Morte, ma era ancora mortale quanto bastava per soffrire l’influenza del Male...e morire a causa di esso...

 

Sedeva nel sedile più lontano dal posto del pilota, cercando di non farsi notare, e si chiedeva fino a quando poteva portare avanti la finzione.

L’uomo del mistero, conosciuto dai suoi compagni solo come Black Marvel, il secondo individuo a portare il titolo che appartenne al Campione della Tribù dei Piedi Neri, era assolutamente impotente, per quanto cercasse di mascherarlo.

La magia era un anatema, per lui. Era già un miracolo restare in piedi, figurarsi unirsi ad un combattimento –poteva inventarsi una scusa, o un’intera serie di esse...Ma come l’avrebbero presa i Rangers, quando, inevitabilmente, avessero appreso la sua identità?

Avrebbero pensato che aveva mentito per portare avanti una sua agenda di morte, ecco cosa avrebbero pensato! Che stava organizzando una trappola, ingannandoli…

Fu salvato da quei pensieri, almeno per il momento, da qualcosa di molto peggio di essi.

Per la precisione, dalla voce che venne dall’ombra dietro le sue spalle!

“Tutto questo viaggiare per venire a combattere contro di me? Dovrei dire che mi sento onorato…”

La sorpresa durò meno di 1 secondo –nel bene e nel male, i Rangers erano guerrieri addestrati da diverse battaglie. Già Aquila Americana aveva estratto il tomahawk dal fianco, mentre Phantom Rider e Shooting Star puntavano le loro armi…

Altrettanto velocemente, dovettero fermarsi.

Perché Jack Lanterna stava tenendo Black Marvel per il collo senza il minimo sforzo! La mano neroguantata artigliata emetteva fiamme smeraldine come quelle che circondavano la zucca ghignante che era la sua testa. “Ma penso che, in fondo, siate solo degli utili idioti…Oh, e prima che facciate le solite domande perché e percome, entrare qui è stato abbastanza facile, grazie al male presente nella vostra cara amichetta. Il suo delizioso odio nei confronti del padre è come uno scudo contro quella risibile Purezza. E in quanto a te, facsimile di un essere umano…” una secca torsione del polso, e il collo di Black Marvel fece un rumore inconfondibile!

Shooting Star reagì per prima. Alla velocità della luce, raffiche di solida energia colpirono Jack alla testa, facendolo contemporaneamente vacillare e lasciare il corpo dell’eroe.

Jack non aveva finito di cadere all’indietro, che i proiettili karmici di Phantom Rider lo crivellarono come un groviera. Sangue ectoplasmatico fuoriuscì in schizzi come fontane, che si dissolsero contro le pareti del velivolo.

Jack grugnì ad ogni colpo, crollò a terra, e lì giacque, in preda agli spasmi. Poi, smise di muoversi.

Era un quadro surreale, se così si poteva dire: nel silenzio totale, nessuno degli eroi osava solo respirare, Black Marvel giaceva senza che nessuno gli badasse, Karshe cantilenava contro l’infezione ai danni di Puma e i rimanenti fissavano, immobili, ad occhi strabuzzati, il corpo di Jack con assoluta incredulità.

Era semplicemente impossibile, che il negromante fosse stato abbattuto con una simile facilità.

Aquila Americana ruppe l’incantesimo per primo, avvicinandosi al corpo con una lentezza da fare quasi invidia ad una lumaca, i muscoli tesi allo spasimo...

Fu in quel momento, che successero contemporaneamente 2 cose:

1) La figura di Jack Lanterna tremolò, i contorni si dissolsero, gli abiti cambiarono taglio e colori...fino a quando, a giacere sul pavimento, stava Lila Ironhoof!

2) I Rangers non si trovarono più nel loro velivolo, ma nel mezzo di un cimitero.

Il cielo era un vortice di nuvole plumbee, al centro delle quali brillava una immane luna piena. Il vento gelido sembrava soffiare da tutte le direzioni, levando ciuffi d’erba e foglie secche.

E, fra le miriadi di lapidi, e monticelli di terra da cui scaturivano verdi fuochi fatui, stavano sette tombe appena scavate, con le pale ancora piantate nella terra smossa ed umida!

E di una cosa i disorientati eroi erano assolutamente certi, purtroppo.

Non era un’allucinazione!

“Era un po’ che non facevo questo trucchetto,” disse la voce di Jack Lanterna, facendoli sobbalzare e voltare come uno solo.

Il cimitero era connesso ad un vicino bosco, così fitto da non potere vedere oltre la prima fila di alberi, da un sentiero di pietra. Su quel sentiero, dal bosco, preceduto da un luccicare di lanterna, venne il negromante –vestito come un becchino ottocentesco, con tanto di un lungo cilindro sulla zucca, una pala nell’altra mano...e il corpo di Black Marvel reclinato sulla spalla. “Sono felice di non avere perso la mano[xxi]...Anche se devo ammettere che il caos dell’etere causato dal terremoto fa la sua bella parte, nel ridarmi una forza che credevo perduta.”

“Goditela per quel poco che ti durerà, mostro!” Shooting star levò le braccia, le unità ai polsi già brillare...E non arrivò a fare di più. Prima ancora che potesse realizzarlo, si ritrovò avvolta da radici, un intrico tale da coprirla dalla testa ai piedi in un istante.

Victoria!” Twister si lanciò verso di lei. Allo stesso tempo, si udirono le grida soffocate di lei, miste al suono delle sue ossa spezzarsi in rapida sequenza, il rumore attutito come dall’ovatta...e liquido...

“No...No...” era successo talmente in fretta, che l’uomo rimase lì, immobile, incredulo. Incapace persino di pensare...

Allo stesso tempo, Aquila Americana si gettò sul nemico, lanciando il suo più fiero urlo di battaglia.

Un tremendo fulmine dal cielo pose fine alle loro pene, trasformandoli in due carboni ardenti. Caddero a terra, facendo sfrigolare l’erba umida.

Karshe, ancora intento sul debole Puma, si frappose fra l’amico e Jack. Non capiva come mai la Purezza si stesse dimostrando inutile. Una così grande vicinanza alla Quintessenza avrebbe dovuto scatenare una reazione...

“Pensavi a questa, forse?” fece Jack, mentre depositava il corpo di Black Marvel nella sua tomba. Una sfera scarlatta, pulsante, emerse dalla tasca della sua giacca a coda di rondine. L’oggetto levitò verso Karshe, per poi spegnersi e sbriciolarsi, diventare quello che era –un pugno di innocua sabbia.

Jack iniziò a riempire la tomba. “Povero cucciolo, ancora a credere alla fola che il cattivo si porta dietro il mezzo per farsi sconfiggere. Se crescevi a NY, vedevi se non ti facevi più sveglio...”

Il mostro continuò a riempire di buca la terra. Non si voltò neppure, quando Phantom Rider, dopo un momento di esitazione in cui stava per sparare, svanì in dissolvenza.

Anzi, Jack fischiettò un motivetto country. Perché preoccuparsi, in fondo? Mica aveva fretta! La mano, e tutta la partita, erano suoi, e lo sapeva.

Finito di seppellire Black Marvel, il negromante si terse del ‘sudore’ dalla zucca, e sparse fiammelle infernali intorno a sé. Poi, con un gesto, fece levitare i cadaveri degli altri tre Rangers nelle rispettive fosse. “Ehh, le cose belle durano poco. Ed ora, pulcioso,” aggiunse, voltandosi verso Karshe, che stava accosciato, la lancia sacra in mano, e pronto a saltargli addosso, “decidi tu. Con le buone o con le cattive? Con le buone, intendendo che ti farò crepare senza farti soffrire.”

 

Episodio 14 - Le ombre e le luce (II Parte) (un Inferno2 tie-in)

 

Centrale Nucleare di Palo Verde, Tonopah, Arizona

 

L’impianto, attivo dal 1986, è il più grande del mondo. Fra i tanti punti a suo favore, ci sono le misure di sicurezza, rappresentante soprattutto da una struttura stagna super-rinforzata in cemento ed acciaio intorno ai generatori di vapore ed al reattore nucleare, la capacità produttiva di 30,4 milioni di megawatt l’anno...e l’uso massiccio, 20 miliardi di tonnellate l’anno, di acqua fognaria riciclata per il raffreddamento.

Acqua che viene pompata direttamente dalle fogne di Phoenix, situata a 60 Km ad est.

Di recente, Phoenix ha cessato di esistere. Lo stesso ‘fenomeno’, cioè l’attacco del malvagio Maelstrom, all’epoca dotato del potere di un Celestiale[xxii], che aveva raso al suolo la città con una scossa sismica del 10° grado della Scala Richter, cioè catastrofica, non aveva mancato di farsi sentire nelle zone ‘confinanti’. Inclusa Tonopah.

Ironicamente, l’edificio di contenimento aveva tenuto. Erano state le turbine ed il reattore a cedere! Solo il pronto intervento della misteriosa entità chiamata Nuvola[xxiii], che aveva assorbito la fuga di radiazioni, permettendo la pronta riparazione dei danni più urgenti, aveva evitato il peggio.

Solo temporaneamente.

Poco tempo dopo, una nuova catastrofe si era abbattuta sulla tormentata centrale, come in tutto il mondo: l’Inferno. Un’invasione globale, non di alieni, ma di demoni, portatori del caos e della corruzione.

Un effetto secondario di una simile presenza era stata la perdita totale di ogni inibizione, l’emersione del lato represso che ogni essere umano portava dentro di sé.

Abbastanza facile immaginare le conseguenze su quel personale della centrale che avrebbe dovuto monitorare le delicata situazione del reattore, mentre i politici perdevano tempo a decidere dove spostare il materiale radioattivo.

Solo per un miracolo[xxiv], la situazione non era degenerata...Ma di correre il rischio non era il caso.

E l’eroe dal coloratissimo costume, che nel cielo sfrecciava verso Palo Verde, intendeva sopprimere tale rischio alla radice. Il suo nome era Capitan Ultra, ‘l’eroe che fa tutto meglio di te’.

Anche se, alla vista dello spettacolo che gli si parò davanti, avrebbe preferito fare qualcosa di meglio sì, ma altrove.

 

Il complesso sembrava –no, era diventata una cosa viva. Le finestre dell’edificio principale erano diventate occhi, l’ingresso una mostruosa bocca che rideva, e ad ogni verso della mostruosità, un torrente di fiamme veniva eruttato dalle ciminiere.

E sopra quell’orrore, come una corona, stava un fitto cerchio di demoni urlanti. Nel complesso, un quadro che andava ben oltre i più catastrofici timori espressi via radio dal suo capo, il Professor Simone Giapeto..!

Cap deglutì, ma non cambiò rotta –aveva fatto abbastanza danno peccando di codardia[xxv], e col cavolo che*

Se lo vide davanti prima di potere anche solo pensare di frenare! Una figura umana vestita in una specie di abito nero da becchino, con tanto di mantello, ma liso, stracciato...Ed un’orrenda zucca fiammeggiante come testa!

L’essere sferrò un disinvolto manrovescio all’eroe, che fu scagliato come un pupazzo contro la centrale! Ultra passò una ciminiera da parte a parte, prima di arrestare la sua caduta contro l’arido suolo come una bomba.

 

“Grande Scott...” Ultra si mise seduto, massaggiandosi la nuca. “Che cos’è stato...Oh...”

“Prego, ficcanaso straniero, non ‘cosa’, ma chi!” disse una voce dietro di lui! Una voce orrenda come il lamento di un’anima in pena misto al graffiare delle unghie sulla lavagna.

Ultra si voltò di scatto...e fu sollevato senza sforzo per il collo da una mano artigliata e guantata di nero. Si ritrovò ad un palmo da quella zucca, poteva percepirne l’odore di qualcosa che era meglio restasse indefinito, vedere negli occhi triangolari, e capire che quella non era una maschera.

“Mi presento: Jack Lanterna, al mio servizio. Quanto a te, ti chiamerò ‘Ei fu’.

La mano esercitò una pressione che avrebbe come minimo dovuto spezzare il collo della vittima...almeno, nelle intenzioni...

“Puoi...scordartelo...faccia da tortello..!” ringhiando quelle parole, Ultra aveva afferrato il polso, esercitando una presa satura di energia!

Jack urlò, quando il suo arto fu letteralmente consumato da quell’energia. Il negromante ringhiò qualcosa di irripetibile, tenendosi il moncherino annerito. “Sempre questa mano...Devo dedurne che sia un vostro maledetto vizio!”

 

Il piano astrale

 

La Luna splendeva alta, nel cielo, cuore perlaceo di un turbine di nuvole dai colori innaturali. Un vento forte agitava senza sosta la pianura sottostante, una pianura fatta di verde erba tagliata di fresco, ideale per l’immenso cimitero che era. Le lapidi costellavano la pianura, come se vi fosse grandinato marmo in un disegno caotico.

In mezzo a quel caos, si consumava il dramma degli unici due esseri viventi...

 

Forse non era stata affatto una buona idea! Teoricamente, la ‘cavalleria’ avrebbe dovuto accorrere da molto prima...

Karshe, il lupo mannaro, sciamano-guerriero della tribù perduta dei Cheemuzwa, era teso allo spasimo, mentre brandiva la sua lancia a cinque punte, la pelliccia grigia attraversata da varie lacerazioni. Ansimava, era allo stremo, anche se non lo avrebbe mostrato. Aveva dato tutto sé stesso, e come solo risultato, era stato inutile!

Praticamente, Jack Lanterna, in piedi davanti a lui, era fresco come una rosa. Aveva tenuto a bada ogni attacco con irrisoria facilità, mentre la sua forza sembrava addirittura crescere.

Le orecchie lupine fliccarono di riflesso all’indietro, nella speranza di cogliere il seppur minimo suono dalla forma immobile sull’erba di Puma, che lui stava disperatamente cercando di proteggere dal nemico...

“Mio povero nemico...Non so cosa speravi di ottenere con questa farsa, ma devo proprio dirtelo: non hai mai avuto scampo. L’Inferno scatenato sulla Terra ha rafforzato il mio potere oltre le mie stesse aspettative!

“Mi sono divertito a giocare con te, per alimentare la tua deliziosa disperazione... Disperazione che mi darà il controllo su di te, per farti diventare il mio catalizzatore. Il tuo contatto con la terra canalizzerà le energie necessarie ad aprire il varco per le anime inquiete degli indiani uccisi dai bianchi nei secoli...E i corpi tuoi e dei tuoi amici saranno i ricettacoli per l’elite del mio nuovo pantheon...” sollevò la mano destra, pronto a sferrare un nuovo attacco...

Con grande sorpresa di entrambi i contendenti, la mano esplose! Jack Lanterna fissò il moncherino, senza raccapezzarsi per quel curioso sviluppo...Poi, la lancia penetrò il suo corpo, passandolo da parte a parte!

“Sorpresa,” fece Karshe, ghignando a 32 zanne.

Jack afferrò la lancia, e ricambiò col proprio ghigno di zucca. “Una *ngh* seccatura minore, cabron...Torno subito.” E svanì.

Il mannaro non perse neppure tempo a ringraziare la sua buona stella. Si precipitò verso le tombe più fresche, quelle che contenevano i corpi dei suoi compagni caduti per mano del negromante...Vero, non era stato proprio l’intervento in cui aveva sperato, ma ora che il mostro era via...

Karshe guardò nelle quattro tombe, e ringhiò.

Erano vuote.

 

Un colpo solo, e Cap si trovò di nuovo a mordere la polvere! Scosse la testa, sputando terriccio -com’era possibile? Un attimo prima, la vittoria sembrava certa, poi non solo quel tortello ambulante aveva ricostruito la mano, ma sembrava avere raddoppiato la sua forza!

Bande di energia smeraldina lo avvolsero saldamente per tutto il corpo. Per quanto si sforzasse, Cap poteva al massimo tendere quelle bande, ma non spezzarle...Ma divenne un problema secondario, quando si sentì come bruciare vivo!

Curiosamente, Jack non disse nulla per accompagnare il tormento che stava infliggendo –la verità era che non si sentiva così sicuro della vittoria. Di fatto, le Bande di Nakria avrebbero già dovuto consumare quel ficcanaso! Il potere che lo sosteneva doveva essere davvero consistente..!

Ancora meglio! Presto, eliminato l’intruso, avrebbe attinto al suo potere, quindi si sarebbe potuto occupare di Puma e dei suoi compagni come aveva inteso fare da diverso tempo...E questa volta, con il suo potere all’apice, e con la crisi mistica in corso, niente lo avrebbe fermato!

 

Missione di Santa Maria del Sol, Deserto del Mojave

 

L’Inferno non sembrava intenzionato a risparmiare alcun luogo sacro. Tutte le tradizionali protezioni basate sulla fede si stavano dimostrando efficaci quanto una pistola ad acqua contro le fiamme del Sole.

La Missione aveva una storia interessante: fu fondata nel 1699 dai discendenti di una pia famiglia Spagnola, quando questa si ritrovò a vagare nel mezzo del deserto dopo essere sfuggita all’attacco di banditi. I genitori, José e Fernanda Cosmo de la Roca, offrirono le loro razioni di cibo e di acqua ai loro tre figli -due ragazzi di 11 anni ed una bambina in fasce- trovando sostegno nel minimo possibile e nella preghiera per la vita dei loro discendenti...

Per dieci, terribili giorni, la famiglia procedette in uno dei luoghi più inospitali della terra, ulteriormente provata dalle tremende escursioni termiche. Il decimo giorno, le preghiere furono esaudite: la Santa Vergine in persona apparve nel cielo, mostrando ai poveretti il luogo dove avrebbero trovato la salvezza.

I de la Roca giunsero ad un’oasi; e qui, come Mosè al confine con la Terra Promessa, José e Fernanda morirono.

Una tribù indiana abitava presso il prezioso territorio. Sinceramente impressionati dall’impresa dei de la Roca, essi soccorsero i tre giovani, che, raggiunta l’età adulta, fondarono la Missione...

...che ora aveva invero bisogno di un miracolo! I demoni stavano demolendo il luogo sacro un pezzo alla volta, mentre, all’interno del piccolo convento la follia aveva preso il sopravvento –anche da quella distanza, erano chiaramente distinguibili le figure dei frati, impegnati chi in prostrazione, apparentemente catatonici, chi nelle più varie forme di violenza, dai semplici pugni a quella armata a quella sessuale..! Fiamme uscivano da alcune finestre...

 

Dall’alto della parete rocciosa, Phantom Rider, seduto sul suo fedele cavallo-fantasma Banshee, sospirò tristemente. Due giorni! Due giorni per trovare il solo aiuto valido contro Jack Lanterna. Il cavaliere vestito di bianco sperava di fare prima, facendo ricorso allo spirito del suo antenato fuso in lui...Ma era chiaro che aveva sottovalutato gli effetti di Inferno sulle sue percezioni...

Ma ora ce l’aveva fatta. Per un momento, un solo momento, il contatto era stato stabilito, ed era sufficiente.

A un suo comando, il cavallo nitrì, s’impennò...e scattò in volo verso la missione.

 

I demoni, intenti sulle sole prede trovate nel raggio di decine di miglia, si accorsero finalmente dell’intruso. Emisero squittii, ruggiti, ringhii, grida di oscena anticipazione, preparandosi per attaccare...Invece, furono ricompensati con salve di proiettili astrali! La loro presenza fu esorcizzata brutalmente, implacabilmente, uno ad uno...

Phantom Rider sfrecciò nel varco che si era aperto, dritto verso la sua destinazione: la cappella. Accompagnato dall’ira dei demoni, scomparve nella parete...

 

Karshe tentò ancora una volta di concentrare il suo sapere in una forza sufficiente a guarire il suo felino amico dalle ferite mistiche sofferte in precedenza[xxvi]...Ma era inutile. Puma restava in uno stato di animazione sospesa, a metà fra la vita e la morte.

Il suo contatto con la magia della terra era distorto dalle interferenze oscure. Se solo avesse avuto più tempo...

“Spiacente, pelliccetta, ma niente sconti.”

Era stanco, così stanco che, se fosse stato ancora un apprendista, avrebbe ceduto alla disperazione...Ma Karshe sfoderò di nuovo zanne e artigli, pronto ad un altro round.

Jack Lanterna era tornato, più in forma di prima. “Sul piano astrale sono adesso invincibile, idiota. I tuoi pensieri sono un libro aperto, per questo ho potuto parare ogni tuo attacco. Arrenditi, sarà un dolore così breve...”

 

Poteva essere ancora vivo, ma doveva ricordarselo per esserne certo.

Capitan Ultra aprì gli occhi –che diavolo gli stava succedendo?? Lui era un inviato del Signore, aveva un potere ineguagliabile...e le stava prendendo come un dilettante della prima ora!

Focalizzò lo sguardo...e gli scappò da vomitare -ripensandoci, forse gli occhi era meglio tenerli chiusi.

Era ancora legato da quelle assurde bande di energia, ed era dentro la centrale...cioè, dentro una stanza degli orrori. Le pareti erano tappezzate di cadaveri umani, non uno di loro risparmiato dalle più atroci sevizie immaginabili...

Un po’ alla volta, Capitan Ultra notò che quei morti non erano stati disposti a casaccio, no...Erano disposti secondo uno schema.

Ogni parete era coperta da un pentagramma disegnato con i cadaveri. Cap voltò la testa in alto, faticando a trattenere la bile.

Al centro della stanza, sospesi da un campo di energie direttamente sopra il fuoco nucleare del nocciolo, stavano quattro corpi inerti, questi risparmiati dalle sevizie...

Cap li riconobbe tutti, purtroppo, perché, quando il Governo dello Zilnawa aveva accettato la missione a Phoenix[xxvii], lui e gli altri Campioni avevano dovuto informarsi sui super-esseri locali.

Le quattro vittime esposte alla furia radioattiva erano Texas Twister, Shooting Star, Black Marvel ed Aquila Americana. I loro occhi erano aperti, ma erano bianchi, vuoti...

Bene, Signore! Pensò l’eroe. Comincio a pensare di non essere finito qui per caso, vero? Iniziò a fare forza contro le bande. Di nuovo, quella forza gli si rivoltò contro, di nuovo ondate di dolore lo travolsero. Ma tenne duro. In qualche modo, ci sono solo io davanti alla fine del mondo. Era destino. Non è così? Più forza. Più dolore. Le bande si tendevano, assecondavano i suoi movimenti. Se Tu mi avessi svegliato prima dal coma, starei pensando alle bombe nucleari lasciate a Phoenix, non a questa centrale. Faticosamente, si mise prima in ginocchio, poi in piedi. Sudava, i denti serrati. Iniziò a brillare di energia propria. Tu hai avuto fiducia in me, ed io non Ti deluderò!

 

Attacco di energia.

Rotazione della lancia. Parato.

La forza di Karshe era alimentata dalla sola speranza, ormai. Il suo corpo era esausto, i suoi pensieri confusi, gli ultimi frammenti di lucidità dedicati alla difesa di Puma...

Attacco. Troppo veloce. Il colpo centrò il torace del mannaro, all’altezza di un polmone! Karshe avvertì distintamente due costole spezzarsi, mentre crollava all’indietro. Solo per riflesso, riuscì a tenersi in piedi, appoggiandosi alla lancia. Sangue uscì dalla bocca ansante.

“La vita è una cosa meravigliosa, non credi, pelliccetta?” Jack Lanterna si fece avanti lentamente –questa volta, non c’erano scadenze, orologi contro di lui. Poteva prendersela comoda, e lo sapeva. “Più ti ci attacchi, più soffri.”

Dolore. Concentrarsi. Puma!

Perché Jack non lo aveva preso quando ne aveva la possibilità? Niente glielo impediva, giusto?

Attacco. Artigli di energia, dritti nello stomaco. Nessuna ferita fisica, ma un male insopportabile!

Karshe sputò altro sangue. Puma. Impotente, sospeso fra la vita...

...e la morte?

Jack era ormai ad un passo da loro...E Karshe sorrise. Sì, era stato uno sciocco, a non accorgersene prima...ma ora..!

Le gambe tremanti, lo sciamano-guerriero sollevò la lancia...e, velocissimo, la conficcò nel corpo di Puma!

NO!” Ma il negromante non poté che urlare la sua frustrazione, mentre il guerriero felino moriva...E con la morte, il cadavere si illuminò, e si dissolse in polvere luminosa.

Un ringhio orrendo scappò dalla bocca intagliata. “Tu, lurido figlio di &%$#!” saltò in avanti. “Ma non potrai godere della tua vittoria di PirrAAAAH!” l’urlo sgorgò non appena una mano artigliata scavò un solco nella sua schiena!

Jack crollò a terra. “Ouch. E due! Ma non sapete attaccare in modo diverso?

In piedi sopra di lui, tornato in perfetta salute e più arrabbiato che mai, stava Puma. “So ancora uccidere, essere ignobile!” ringhiò, levando una mano dagli artigli luccicanti di energia. Calò la mano. “Muori!”

Purtroppo, l’arto finì solo con lo scavare una buca nel punto in cui era giaciuto il criminale. Puma levò l’arto, fissando la terra che lo macchiava. “Tipico, il codardo...” poi, finalmente, si accorse dello stato di Karshe, e si affrettò a sorreggerlo proprio mentre questi cadeva. “Karshe! Stai..?”

Lui scosse la testa. Almeno, aveva intuito giusto, anche se tardi: in quanto Campione della Morte, Puma non poteva morire se non fosse stata la stessa Nera Signora a chiamarlo. Per questo Jack lo teneva in animazione sospesa, per impedirgli di esorcizzare con la morte i suoi incantesimi... “*nff* Non importa...Finché non sarà *cough* sconfitto, resteremo prigionieri *koff* qui...”

 

Non Lo avrebbe deluso, e almeno ad una cosa Griffin Gogol avrebbe tenuto fede sino al suo ultimo respiro: mantenere la propria parola!

Il corpo di Capitan Ultra era ormai talmente abbagliante da sembrare quasi amorfo –il risultato dello scontro fra il potere delle tenebre e la Volontà Superiore...Era solo questione di istanti, prima di cancellare quelle tenebre...

Istanti che rischiavano di non arrivare. In quel momento, Jack Lanterna apparve alle spalle dell’eroe. “Ma guarda tu ‘sto esaltato...” il male nell’etere aveva guarito le sue ferite, gli aveva ridato la forza toltagli da Puma...Ma avrebbe sistemato quel gattaccio non appena avesse assorbito il potere di questo idiota..!

La mano tesa a forgiare un incantesimo crepitò. La mano fu avvolta da una frusta, ed il colpo scoccato in quel momento andò a colpire una finestra, scatenando un urlo di dolore dal palazzo indemoniato.

“E adesso chi..TU?!” Jack si era voltato verso il nuovo intruso,

proprio nel momento in cui Capitan Ultra scatenava appieno il suo potere! Le bande si dissolsero nel torrente di luce. Il torrente si espanse come il cuore di un’esplosione nucleare, consumando tutto il male che si trovava sul suo percorso

 

L’entità che possedeva il palazzo fu esorcizzata d’un colpo con altrettanta violenza. I demoni non riuscirono neppure a tentare di scappare, e furono banditi dall’esistenza su questo piano...

 

“Porca vacca,” Jack era lacero e pesto, la zucca scheggiata e squarciata in più punti che perdevano ectoplasma. Ma era sinceramente ammirato. “Amico, tu sei uno che promette bene...” voltò la testa verso la causa di quella disfatta...cioè Black Marvel. L’eroe era malmesso, un braccio distrutto, un braccio meccanico, attraverso il quale colava fluido organico. Scintille brillavano nei punti metallici esposti attraverso le lacerazioni del costume. Un occhio era sfondato, lasciando intravedere i biocircuiti.

Jack fece spallucce. “Obbe’, avrei dovuto immaginarlo, che fra i Rangers, tu eri l’unico a potersi riprendere da solo. Perché un’anima non ce l’hai!”

La sua derisione finì lì. La visiera di Capitan Ultra si accese di energia, e con essa investì la figura del negromante, scagliandolo dall’altra parte della stanza. “Miserabile mostro! La tua presenza nel mondo è un’offesa a Dio e all’Uomo. Io ti...” di nuovo, le bande maledette lo avvolsero nel letale abbraccio!

“’Tu’ niente, capitan arcobaleno!” Jack si rialzò in piedi. “Lo ammetto: avresti potuto farmi male sul serio, se non ci fosse tutto questo potere nell’aria ad alimentarmi, ma ora...”

In quel momento, il tetto rinforzato dell’edificio di contenimento fu sradicato da un paio di immani artigli infuocati. “ORA E’ IL MOMENTO DI MORIRE, ASSASSINO DI INNOCENTI!” disse una voce tonante come la voce di Dio stessa. Una voce femminile.

“Uh-Oh.” Jack capì di essere nei guai fino al midollo per davvero, adesso.

La voce era quella di Firebird. La donna indossava il suo familiare costume giallo con il disegno stilizzato di un rapace rosso come gli stivali, i guanti e l’ampio mantello. Avvolta dalla sua aura di fuoco cosmico, lei stessa era la degna incarnazione di un uccello di fuoco. Ed altrettanto furiosa.

Jack si preparò al suo tradizionale numero di sparizione...ma fu colpito da diversi proiettili astrali!

L’attimo successivo, il mostro fu avvolto da un saldo laccio di polvere di stelle, che gli impediva di attingere al potere oscuro. “Lasciatemi indovinare...Già!”

Anche Karshe e Puma erano tornati, ed il mannaro era di nuovo in forma smagliante. Mentre Karshe stava al fianco di Phantom Rider, pronto a reagire ad un minimo cenno del negromante, Puma si avvicinò ad Ultra, e con un colpo di artigli spezzò le bande.

Il colorato eroe concentrò immediatamente il suo potere per contenere la furia nucleare del nocciolo, e al contempo decontaminare tutto e tutti –un compito che fino a poco prima lo avrebbe terrorizzato, ma che ora si sentiva più che all’altezza di compiere...

Karshe annuì, e si avvicinò a Jack. Senza dire una parola, immerse una mano nel taschino della giacca, e da essa estrasse una sfera pulsante di energie.

“Ci farai poco, con la Quintessenza,” disse Jack. “Senza la vostra preziosa Purezza, non...”

“Volevi dire questa?” disse il mannaro, aprendo l’altra zampona, mostrando fra i cuscinetti la sfera dai colori della Terra.

“Eh? L’ho distrutta[xxviii], la vostra disperazione era nei vostri pensieri..!”

Karshe scosse le orecchie e la coda in una risata muta. “Hai distrutto un simulacro. Quanto ai nostri pensieri...sei stato ingannato da un semplice condizionamento mentale. Se avessi scavato più a fondo, te ne saresti accorto...ma sei stato prevedibile in quello, così come nelle tue intenzioni.

“Il ritardo di Phantom Rider nel trovare Firebird non era previsto...ma a quanto pare, neppure l’intervento di ‘ficcanaso’.” E sorrise a Cap.

La donna atterrò accanto al mannaro. “Finalmente il momento è giunto,” disse lui. “Bonita, sei pronta?”

Lei annuì. “Mio dovere e mio onore, sciamano. Cosa devo fare?”

“Per prima cosa...” rispose Karshe, guardando verso Jack con sguardo gelido. Si concentrò.

Il potere delle Pleiadi scorse nella polvere stellare –il fuoco delle più giovani e belle stelle del firmamento, chiamate dai Cheemuzwa ‘il cancello dell’aldilà’. Quando quel cancello si apriva, la sua luce giudicava senza alcuno scampo ogni spirito...

Facile immaginare che, dal lungo urlo di dolore di Jack Lanterna, il giudizio fu tutt’altro che positivo, per lui. L’esorcismo fu completato quando il corpo dello stregone si trasformò in un mucchietto di polvere!

La polvere delle Pleiadi tornò a riversarsi negli amuleti d’oro e lapislazzuli di Karshe. “E’ finita. Il mostro è stato affidato alle mani di un potere superiore.”

Come a suggellare quelle parole, i corpi di Texas Twister, Shooting Star ed Aquila Americana brillarono delle loro energie vitali. Firebird completò il lavoro avvolgendo i corpi nelle sue fiamme taumaturgiche...

Poi, gli occhi si aprirono. Occhi non più bianchi. Lo specchio su un’anima forte.

Twister fu il primo a mettersi seduto, massaggiandosi la nuca. “Uh...Ci siamo persi qualcosa?”

“Solo qualche spiegazione,” disse Black Marvel, sorridendo amaramente. E un sacco di lavoro ancora da fare...”

 

Episodio 15 - E tornarono a brillar le stelle…(I parte)

 

Sunset Crater National Monument. Arizona.

 

La prima volta, poco tempo fa, i turisti furono tenuti lontani da questa meta naturale con una robusta iniezione monetaria all’ente turismo locale. Oggi, fra l’economia nazionale in crisi, le recenti tragedie globali avvenute e quelle a venire, le possibilità di un occhio indiscreto nella depressione del cratere estinto erano pressoché nulle.

Il che andava benissimo a Firebird.

Bonita Juarez stava in piedi, al centro del cratere, di fronte ai resti carbonizzati di quella che fu una pira cerimoniale. Qui, le fiamme avevano consumato il vuoto involucro di due eroi che lei conosceva: Red Wolf ed il suo compagno d’avventure, Lobo il lupo rosso.

Vissero da eroi, furono uccisi nel modo più vile, a tradimento[xxix]!

La donna nel costume giallo, decorato da un rosso uccello fiammeggiante stilizzato e mantello pure rosso-fuoco, non si era mai sentita più inutile –sì, le avevano fatto capire che non avrebbe potuto farci niente; nessuno avrebbe potuto farci niente. William Talltrees e Lobo erano stati uccisi durante una missione che non aveva coinvolto gli originali Rangers…Ma perché quell’uomo aveva voluto esporsi da solo?? Lo SHIELD si era professato sponsor della missione…ma i conti non tornavano! Lo SHIELD aveva avuto sul suo libro paga Texas Twister, uno dei Rangers. Chiedere l’appoggio del gruppo intero sarebbe stata questione di poco.

Firebird era convinta che ci fosse qualcos’altro, in questo gioco. Un livello nascosto. E lo avrebbe trovato…Una volta risolto un problema più urgente e decisamente più importante…

 

Firebird sospirò. Giunse le mani in preghiera, e recitò un silente omaggio all’amico scomparso. Lei non era nata per la guerra…ma, anche se in modi insospettati, il Signore le aveva dato un grande potere, e la responsabilità che veniva con esso. Non le piaceva combattere, ma la stessa Bibbia diceva che c’era un tempo per il combattimento.

In ultima analisi, Firebird giurò vendetta per l’oltraggio perpetrato. Giurò anche che la sua, la vendetta dei Rangers, sarebbe stata giusta.

Disgiunse le mani. Il volto assunse una nuova, determinata espressione. Si voltò, e si diresse verso l’esterno della depressione, dove l’aspettavano gli altri Rangers.

Le dispiaceva anche di non avere conosciuto meglio un’altra anima nobile, quella di Black Marvel...Ma, per stessa bocca dell’eroe, non c’era più un posto per lui nei Rangers...

 

Cinque ore prima...

 

“Il mio vero nome è Daria,” disse Black Marvel, con un sorriso triste. Il suo costume nero era stracciato, lasciando intravedere nudo metallo attraverso gli squarci. Un occhio era stato distrutto, mostrando altri circuiti. Un braccio era stato mutilato, e il moncherino all’altezza del gomito rivelava pure parti meccaniche. “E sono una Sentinella Classe-Mannite.

“Fui creata da Bastion per appoggiarlo in una delle sue operazioni anti-mutanti, Zero Tolerance...Prima che mi ribellassi alle sue direttive. Ho vagato per molto tempo in cerca di uno scopo, osservando la vita degli umani. Ma non sapevo cosa fare. Agire da sola, come una vigilante? Unirmi ad un gruppo? O lavorare dietro le quinte, dentro il sistema stesso? Queste erano i dubbi che mi tormentavano...prima della Guerra dei Mondi. Phoenix fu una delle città attaccate, ed io mi impegnai per proteggere quanti più umani possibile.

“Fu allora che capii che solo dentro un gruppo potevo dare il meglio di me, rendermi utile più efficacemente. Scelsi voi perché coprite un’area poco frequentata dagli altri super-esseri di questo continente. Se fossi intervenuta al momento giusto, con un’adeguata storia di copertura, non avrei dovuto temere un vostro scrutinio. Inoltre, ingannare i sensori del vostro computer quantico è stato alquanto facile.

“Ora capisco che la mia ricerca deve continuare per altre strade. In un certo senso, vi ho trattato come dei mezzi, qualcosa da usare per fini personali. Mi rendo conto di non possedere ancora quello spirito di sacrificio ed unità che vi contraddistingue.” ‘Black Marvel’ chinò la testa. “Mi dispiace di non essere stata di maggiore aiuto. Spero di potermi riscattare, quando ne avrò l’occasione.”

 

“Sei pronta, adesso?” chiese il lupo, avanzando solenne con la sua lancia a quattro punte stretta nella zampa sinistra. I suoi soli ornamenti e vestiario consistevano di una collana di zanne, pendenti triangolari di lapislazzuli incorniciati nell’oro e fissati a braccia e caviglie da legacci di cuoio, e un velo di stoffa bianca decorata con motivi rossi.

Firebird annuì. Karshe fece un cenno con la mano libera. Un attimo dopo, dal nulla in mezzo agli eroi apparve…un coyote. Era una creatura magra, dal pelo rossiccio e nero, le orecchie larghe ed un muso affilato e furbo. “Ce ne avete messo, puzzolette mortali,” esordì il 4zampe, muovendosi a coda alta come fosse stato il Re...Ed in un certo senso era così. Perché l’’animale’ altri non era che il Dio Coyote il Briccone. “Allora, avete tutto?”

Domanda inutile, ma ugualmente Karshe fece svanire la sua lancia, per poi protendere le mani, i cuscinetti callosi rivolti verso l’alto, davanti al muso di Coyote. Gli occhi del Dio si illuminarono di gioia, alla vista delle pulsanti sfere di luce che apparvero fra gli artigli di Karshe...Sfere che, in un attimo, divennero due corpi solidi, uno brillante di luce cremisi, e l’altro dei colori della Terra –azzurro e verde, con venature di bianco.

“La Purezza e la Quintessenza sono riunite,” disse lo sciamano-guerriero. “Ora tocca a te, fare la tua parte.”

Coyote annuì, facendosi serio in muso. Un atto di volontà, e il suo corpo sembrò esplodere in un lampo di luce. Un lampo che si spaccò in tanti frammenti, ognuno ad avvolgere un Ranger...Ad eccezione di Shooting Star.

Poi, nel cratere estinto rimase solo la donna...

 

Il Paradiso è un concetto. Erroneamente, l’uomo della strada lo identifica come una dimensione spaziale ben determinata. Paradossalmente, neppure il Papa in persona potrebbe dirvi cosa esattamente sia il Paradiso, salvo garantire che esso è sensibilmente pervaso della presenza divina.

Il Paradiso bisogna guadagnarselo, dicono. Di sicuro c’è che, nonostante quanto affermino legioni di medium, veri o presunti che siano, l’unico modo di arrivare materialmente al Paradiso è...morire. L’ultimo viaggio prima del giudizio finale, biglietto di sola andata con una sola, remota, possibilità di ritorno. Se sei vivo, guardare ma non toccare.

Immaginare l’effetto di trovarsici. Anche se non è proprio il Paradiso come descritto dal Sacro Libro.

Anche se si tratta dei Grandi Pascoli.

 

Terre verdi, vergini. Cieli incontaminati e freschi. Un sole tiepido, dalla luce insieme intensa e dolce. Animali intenti nella loro catena vitale, una catena in cui l’uomo cacciatore non è che una pedina, e non elemento di squilibrio.

E ovunque, la sensazione che ogni cosa fosse al suo posto. Armonia allo stato puro.

“Non si suona l’arpa, qui, ma fa la sua bella figura, nevvero?” chiese Coyote, annusando l’aria con gusto. “Hmm, come mi mancava questo posto.”

Firebird annuì distrattamente, sommersa dalla semplice bellezza e dalla pace che si respirava nell’aria...

Karshe fece riapparire la Purezza e la Quintessenza. Le lasciò...e le sfere rimasero sospese nell’aria. Il lupo mannaro si mise seduto a gambe incrociate davanti alla Purezza. Fece un cenno con la testa a Firebird, e la donna si mise seduta nella stessa posizione, ma davanti alla Quintessenza.

“Il rituale è di per sé semplice,” disse Karshe con tono grave, il pelo acceso dalla luce della sua sfera. “Il tuo potere darà ai Grandi Spiriti la ‘consistenza’ necessaria a riprendere la loro forma. La Purezza, e il mio contatto con questa dimensione, restituirà loro la loro natura, il loro posto assegnato.

“Amici miei,” proseguì, rivolgendosi agli altri Rangers, “appena il rituale avrà inizio, io e Firebird saremo vulnerabili...E il Demone-Orso[xxx] sarà pronto a colpire. Puma, fai attenzione: questa volta, esso sarà pronto per te.”

Puma annuì.

Karshe chiuse gli occhi, imitato da Firebird. Lei non sapeva assolutamente cosa fare, salvo doversi fare guidare dal guerriero. L’idea di avere un potere così grande da guidare un intero pantheon la spaventava non poco...ma non avrebbe permesso alle paure di sprecare un simile dono!

Una ad una, le barriere mentali iniziarono a cadere. Un’aura infuocata, amorfa, si illuminò intorno al suo corpo. Una scintilla al calor bianco si accese sul frontale del suo diadema scarlatto.

La Quintessenza, il core degli Dei Nativi, l’equivalente del loro stato embrionale, rispose! Uno scoccar di scintilla, e un raggio incandescente si collegò allo scintillio del diadema!

Un identico processo si manifestò per Karshe...Ma con una differenza: appena lui fu ‘collegato’ alla Purezza, l’intero territorio dei Grandi Pascoli si illuminò di un’aura che trasformò il tableau in un quadro surreale.

 

“Direi che ci siamo,” fece Texas Twister, istintivamente lisciandosi un baffo. Il gruppo si mise in formazione a cerchio intorno a Firebird e Karshe. Aquila Americana aveva già incoccato una freccia –inutile contare sulla tecnologia del suo potenziatore, come di ogni altra arma più sofisticata di quelle native: simili oggetti erano talmente estranei alle vie naturali dei Grandi Pascoli, da risultare pressoché inutilizzabili. Per tale ragione, Shooting Star era stata esclusa, questa volta: senza le sue armi, era solo una donna con un buon addestramento fisico ed inutile contro uno del calibro del...

“Eccolo...Uh, Puma?”

Il guerriero seguì lo sguardo di Twister verso l’orizzonte. Aveva capito una cosa: che quando quel bianco lo chiamava senza soprannomi sfottori, voleva dire guai in vista…

Infatti! Dapprima, era sembrata solo una nuvola –niente di strano, fin qua. I Grandi Pascoli erano un riflesso di quello che il mondo avrebbe dovuto essere nel suo ciclo vitale, incluse le variazioni metereologiche…Ma la nuvola che si manifestò di colpo all’orizzonte era bassa, sfiorava il terreno. Ed era nera, così densa che sembrava una chiazza di petrolio, striata da un sinistro gioco di fuochi rossi, e come una macchia d’olio si espandeva rapidamente fino a coprire l’orizzonte visibile.

“Un po’ peso come ingresso in scena, anche per il nostro vecchio amico. No?”

Non c’era bisogno di rispondergli. L’intero gruppo si tese, preparandosi a qualunque cosa ci fosse nel cuore della tempesta…

“Oddio…”

Le nuvole si squarciarono. E vomitarono l’inferno! Migliaia e migliaia di cavalieri venuti dal cuore dello Stige, ‘corpi’ in vari stadi di decomposizione, mutilati, integri, tutti avvolti da un’aura infuocata dai colori malati. Tutti accomunati da un’ira così forte da dare loro consistenza fisica. I loro ‘cavalli’ erano creature pelle e ossa, pallide, dagli occhi bianchi e furiosi, i destrieri della morte. Le urla ed i nitriti riempivano sempre più l’etere.

I Rangers li riconobbero: erano gli spiriti inquieti di alcuni degli innumerevoli Nativi caduti sotto le armi dell’uomo bianco durante la conquista del Nuovo Mondo. Gli stessi spiriti condannati dal proprio, inestinguibile odio ad un limbo di sofferenza fuori dai Grandi Pascoli. Spiriti che, recentemente, Jack Lanterna aveva provato a canalizzare con la Quintessenza per creare un nuovo pantheon infernale a sua distorta immagine e somiglianza[xxxi].

“Una vera fortuna che tu sia con noi qui, oggi, giusto grande C..?” Ma quando Texas Twister si voltò a guardarlo, Coyote era scomparso! Stette per fare un commento sulla proverbiale codardia di quei cagnacci, quando fu distratto dalla voce di Puma.

“Questo non dovrebbe essere possibile,” disse il guerriero. “Anche in assenza dei Grandi Spiriti, la natura di questi guerrieri resta incompatibile con quella dei Pascoli. Non possono entrare qui…”

“…A meno che qualcuno non ce li porti, giusto? Non era questo, che stavi per dire?” La voce tuonò dal cuore stesso della nuvola, sovrastando ogni altro suono. Una voce, purtroppo, familiare.

La nuvola si arrestò proprio sopra di loro; i guerrieri si fermarono, in un silenzio di colpo più spaventoso della loro manifesta ira. I fuochi rossi della nuvola cessarono di essere una sequenza casuale. Iniziarono ad agglomerarsi in una forma sempre più definita…

La forma di un uomo dal copricapo a testa di lupo, nelle cui mascelle stava stretto un braccio umano. La forma di Lupo Assassino!

“Ben trovati, Rangers,” sorrise l’uomo-demone con dei tremendi denti da squalo. “Vi regalo questa breve pausa per ringraziarvi di avere eliminato il mio ex-nuovo padrone, lasciandomi così detentore del suo potere e, conseguentemente, della chiave d’ingresso ai Grandi Pascoli.”

“Nonché del suo pessimo senso dell’umorismo,” mormorò Texas Twister. Ne’ lui ne’ i suoi compagni si chiesero come avesse fatto a sopravvivere al loro ultimo scontro[xxxii]…O, meglio, era chiaro che il maledetto non era sopravvissuto: più semplicemente, le sue energie dovevano essere state potenziate dall’Inferno, permettendogli di tornare…

I guerrieri urlarono di nuovo, e si gettarono all’attacco.

“Dimenticate i suoi fantasmi,” disse Puma. “E’ lui che dobbiamo eliminare!” Contrasse le mani. Gli artigli brillarono di energia.

Puma compì un arco con il suo braccio, e liberò un lampo del potere donatogli dalla Morte stessa! Un potere sufficiente ad esorcizzare lo stregone Siksika…Ma che ebbe solo l’effetto di spezzare in frammenti la nuvola. La voce di Lupo Assassino esplose in una risata.

“Fammi indovinare: piano B?” fece Twister, generando correnti cicloniche per disperdere i guerrieri. Accanto a lui, Phantom Rider ne stava tenendo a bada quanti poteva, facendo ricorso ad un’apparentemente illimitata riserva di candelotti di dinamite ectoplasmatici. Aquila Americana si dava da fare usando lanci del suo tomahawk, senza però ottenere altro che effetti minimi.

Le aure di Firebird e Karshe si erano intensificate, e lo sforzo era più visibile nelle loro espressioni. I guerrieri-fantasma che riuscivano a raggiungerli venivano letteralmente polverizzati dall’azione combinata della Purezza e dal potere della Quintessenza.

Tutte le tattiche erano saltate, era l’’ognuno per sé’. Puma, alto ora cinque metri per meglio affrontare l’orda, stava cercando disperatamente di resistere alla cieca furia assassina che gli ribolliva nel sangue…Doveva cercare di capire come fosse possibile che il suo attacco allo sciamano fosse fallito…

Ironicamente, l’aiuto decisivo gli venne proprio da un attacco da Lupo Assassino. Una sfera di fuoco dalla nuvola lo colpì alla schiena. Puma ruggì di dolore, cadde a terra, e quel dolore gli fece dimenticare la sua furia…

…Per quel momento sufficiente a capire!

 

°Shooting Star!°

La donna sobbalzò. Era la voce di Puma, quella che aveva appena sentito! Victoria Star si guardò intorno di riflesso, ma non l’aveva udita con le orecchie…

…Come provò l’immagine astrale della testa di lui che le comparve davanti. Puma le fece un rapido riassunto della situazione, poi aggiunse, °Lupo Assassino non è qui! Sta agendo dal tuo piano, usando contemporaneamente il potere di Jack Lanterna e dell’Avversario che fu il suo primo padrone.  Devi trovare il suo corpo!°

La donna annuì. La comunicazione fu terminata. Lei attivò il comunicatore subcutaneo sito sotto la mascella –da sola, obbedire a Puma sarebbe stata un’impresa impossibile. Fortunatamente, però, disponevano di una risorsa non poco preziosa. “Padre, mi senti? Ho bisogno di…” ma, prima ancora che ebbe finito di formulare la richiesta, si accorse di stare parlando ad un canale pieno di ‘neve’ sonora. Victoria si accigliò. “Padre? Rispondimi, abbiamo bisogno di te.”

Non perse la calma, non doveva perderla! Se Jason Dean non le rispondeva, poteva benissimo essere per semplici ragioni tecniche. Non ci sarebbe stato da sorprendersene, del resto…l’Inferno aveva fatto un casino con l’elettronica più delicata, e suo ‘padre’ era pur sempre ridotto ad un ammasso di dati dentro un computer quantico…

Naturalmente, si sentiva angosciata per l’assenza del suo supporto logistico in un momento critico, non certo per un ‘padre’ che in vita l’aveva abbandonata per dedicarsi alla carriera criminale. Era così, giusto? “Padre..?” il comunicatore cercava intelligentemente su tutte le frequenze più ‘discrete’, quando quella standard non rispondeva. E se anche su quelle non otteneva risultati, proseguiva su quelle ‘aperte’, nonostante il rischio di intercettazione. In tale caso, eseguiva salti di frequenza in frequenza, in modo da permettere solo al potente computer della base dei Rangers a Chilada, New Mexico, di localizzare il segnale di soccorso. A quel punto, passati 60 secondi dall’ultima chiamata, ‘Jason Dean’ doveva avere già risposto..!

Victoria si sentì una mano rivoltargli lo stomaco. Signore, fai che non ci sia un’altra crisi, non ora!

Purtroppo, in un certo senso, non fu esaudita. L’aria intorno a lei iniziò a tremare. Masse di luce amorfa si formarono intorno a lei. Prima che solo potesse capirci qualcosa, Shooting Star era circondata da sei esseri umani in armatura ed armati con fucili di un modello molto avanzato. I loro elmi scarlatti, ornati con un paio corte corna appuntite, erano dipinti con una vernice bianca nel disegno di un teschio.

 

Anche al top della forma, tenere testa a queste orde sarebbe stato arduo. E i Rangers erano stanchi dagli ultimi scontri.

Puma ne era perfettamente conscio -che gli stava prendendo? Si comportava in modo sempre più istintivo, incoerente! Colpiva a destra e a manca, sbranava, senza altro risultato che sprecare forze. In qualche modo, quello che gli aveva fatto Jack Lanterna lo aveva ferito più in profondità di quanto avesse immaginato..!

Gli altri erano feriti a vari stadi. Tenevano duro, tuttavia, e il guerriero provò una sincera ammirazione per loro…Per questa ragione, dovette sforzarsi ancora, subire i colpi che gli vennero inferti, mentre elevava una preghiera alla Nera Signora…Che gli desse la forza di dare l’eterna pace a queste creature tormentate…

“Stai sbagliando destinatario della tua preghiera, mortale,” rispose invece una voce maschile placida, accanto a lui. Voce che in qualche modo risuonava più chiara dei rumori della battaglia.

“E tu chi sei?” chiese Lupo Assassino, ringhiando dalla nuvola. “Con che diritto osi intrometterti?”

“Col diritto di colui che in questo e negli altri piani dell’aldilà è il nuovo gestore del dolore tanto dei vivi quanto delle anime inquiete,” rispose l’uomo, alto 3 metri, dalla lunga chioma bianca, e gli occhi azzurri e profondi, tristi e minacciosi insieme, come la sua presenza rivestita di un frusto saio nero decorato da una larga cintura di cuoio. “Il diritto del Re del Dolore.”

Le orde dei guerrieri si erano bloccate all’unisono, e guardavano il nuovo venuto con un reverente terrore. E avevano ben donde, di temere: il Re del Dolore, quale che fosse la sua origine, era comparso a colmare il vuoto lasciato dal massacro degli Dei durante la Teomachia[xxxiii]. Egli era il nuovo pretendente alle anime che morivano nel dolore, peccatrici o sante che fossero. E in quel momento, nei suoi occhi tristi che abbracciavano le fazioni in lotta, c’era anche una luce famelica

Il Re del Dolore si volse a guardare Puma. “Tu che sei il Campione della Morte…In rispetto alla tua padrona, ti offro di liberarti del dolore di queste anime, quindi della loro minaccia, in cambio di un…”

Puma non aveva l’abitudine di interrompere le entità superiori –al di là del fatto che era irrispettoso, poteva rivelarsi alquanto pericoloso…Ma in questo caso, non ebbe esitazioni. “Mi dispiace, Vostra Maestà,” e non c’era sfumatura di ironia in quell’appellativo, “Ma mi hanno insegnato che i patti con le entità oscure non sono mai abbastanza vantaggiosi da giustificarli. Nemmeno di fronte alla Morte.”

Il Re del Dolore si crucciò, per un momento…poi sorrise, un’espressione rassegnata ed insieme ironica. Guardò gli altri Rangers per un breve istante, prima di tornare a rivolgersi a Puma. “Ti rendi conto, naturalmente, che fra tutti voi, solo tu sarai risparmiato dal diventare una parte dei miei fiori della Valle delle Lacrime.”

Anche Puma guardò i suoi compagni, che però gli restituirono uno sguardo d’intesa. Puma disse, “Vostra Maestà, se tormento deve essere, che sia alle nostre condizioni. Un guerriero deve sapere terminare la propria esistenza con orgoglio.”

L’essere sospirò. “Sia come deve essere, allora. Rangers, sarò felice di accogliervi a me.” La sua figura tremolò, e scomparve.

 

Episodio 16 - E tornarono a brillar le stelle (II Parte)

 

Sunset Crater National Monument, Arizona

 

Certo che la vita sapeva essere buffa!

Da bambina, Victoria Star aveva due passioni capaci di intrattenerla per intere giornate, malata o sana che fosse: i cavalli, e i fumetti –particolarmente, le storie da ‘maschi’ di eroi e super-eroi, dai grandi classici ai postmoderni.

Era sempre stata affascinata dall’abilità, in particolare, degli eroi senza superpoteri, di cavarsela in situazioni impossibili, ricorrendo a mosse acrobatiche incredibili condite con battute salaci...E lei, ragazzina dal cuore di ragazzaccio, si sentiva più che all’altezza di fare bene quanto quei personaggi disegnati –in fondo, a dieci anni, era una cavallerizza provetta, per la grande gioia di suo padre.

Oggi, se avesse potuto incontrare il suo sé di quegli anni spensierati, le avrebbe inculcato un po’ di buon senso a ceffoni, sissignori!

Shooting Star non aveva battute da fare e non sapeva cosa fare. L’unica cosa che stava fra lei ed una brutta fine era il suo costume modificato, capace di assorbire e stoccare le radiazioni elettromagnetiche. Peccato che il resto di quanto costituiva una raffica di plasma non era assorbito, ed ogni colpo faceva male. Poteva andare peggio –il tessuto speciale era resistente, ma non era il caso di collaudarne i limiti...

Un’impresa, visto che le costava non poca fatica il solo evitare il più possibile i colpi che le venivano sparati addosso. Colpi provenienti da una formazione di gente che sapeva il fatto suo! Uomini che indossavano una via di mezzo fra un costume ed un’armatura, con un elmo cornuto sulla cui faccia era dipinto un teschio bianco stilizzato.

Gli sconosciuti non stavano perdendosi in chiacchiere, ed erano chiaramente bene addestrati. E qualche loro marchingegno era riuscito a neutralizzare le sue armi! E l’eroina, per quanto fosse stata allenata sul campo nelle sue numerose imprese, era pur sempre da sola. Era questione di tempo, prima di...

*Nnnh!* un altro colpo alla spalla! La sorprese a metà di un salto. Shooting Star crollò a terra, più per la stanchezza che per il dolore. Era da quasi una settimana, che aveva potuto ‘godere’ di qualche ora di sonno tormentato dagli incubi. Era un miracolo, se si reggeva ancora in piedi…

Si stava rimettendo in piedi, quando si trovò a fissare la bocca di un fucile. Il suo ultimo pensiero andò a Drew, l’unico uomo che avesse mai amato…

 

Purtroppo, se anche l’uomo in questione avesse saputo in che situazione si trovava la sua donna, non avrebbe potuto farci molto.

Purtroppo, Texas Twister era troppo impegnato a cercare di sopravvivere a ben peggio di un branco di folli in costume. L’eroe, insieme ai suoi compagni Rangers, stavano portando avanti una battaglia senza speranza contro un intero esercito di mostri -o,meglio, di spiriti inquieti. Fantasmi che in vita erano quegli indiani nativi massacrati dai coloni invasori del Vecchio Mondo.

Battaglia visibilmente impari. Il solo miracolo era che fossero tutti ancora vivi, anche se ridotti davvero male. Costumi a brandelli, corpi costellati del proprio sangue, attacchi sempre più deboli…Eppure, riuscivano a mantenere unno spazio libero, ampio appena qualche metro, intorno a Karshe, il lupo mannaro, lo sciamano-guerriero dei misteriosi Cheemuzwa, e Firebird, investita da una forza che Puma sentiva capace di rivaleggiare con quella della Signora Morte stessa.

Entrambi, Karshe e Firebird, stavano concentrando la loro volontà ed il loro potere sulle sfere che fluttuavano davanti a loro. Una sfera, la Quintessenza, era tutto ciò che costituiva gli Dei degli indiani. L’altra era, la Purezza, che Wakan Tanka, il Primo Grande Spirito, aveva donato alla prima coppia umana. Una, l’essenza senza un legame col mondo, l’altro, il legame in attesa di un’essenza.

Una combinazione facile? Tutt’altro, perché la Purezza era, per l’appunto, destinata ai soli esseri umani. Occorreva plasmarla, modellarla, perché riconoscesse la Quintessenza come sua destinazione. E Karshe e Firebird, legati alle due sfere attraverso un cordone energetico, stavano impegnando ogni iota del proprio essere proprio in tale processo. Ed erano vulnerabili.

 

E, sopra quel teatro fatto di milioni di morti contro quattro eroi, nell’immensità dei Grandi Pascoli, l’essere chiamato Lupo Assassino guardava soddisfatto.

Sorrise, ed il suo era un sorriso di inumani denti aguzzi e triangolari come quelli della testa di lupo ringhiante che faceva da copricapo. Una testa che fra le fauci stringeva un braccio umano.

Ma l’attenzione del diabolico sciamano Siksika non era diretta tanto agli eroi combattenti, quanto alla coppia che stava cercando di impedirgli di instaurare il suo ordine…

E, finalmente, la sua pazienza fu compensata. Una lancia apparve in ognuna delle mani della figura fatta di nuvole fiammeggianti.

E lanciò!

 

Puma era arrivato a un punto oltre il dolore, oltre la fatica. Era diventato tutt’uno con la sua volontà di lottare. Da solo, riusciva a fare più danni dei suoi compagni messi insieme. E ciò nonostante, riusciva a mantenere i suoi sensi all’erta su Karshe e Firebird, perfettamente consapevole che solo lui, in ultima analisi, stava fra la vittoria e la sconfitta totale…

Ed eccole! Le lance, due corpi lanciati in una breccia fatale, inevitabile, della difesa. Forse non sufficienti a fare del male a Karshe e Firebird, ma sufficienti a spezzare la loro concentrazione, sufficienti a vanificare ogni progresso finora raggiunto..!

Il guerriero felino reagì meccanicamente, senza altra considerazione che impedire il disastro. Fu il suo salto migliore, il suo sensei sarebbe stato orgoglioso.

Non avrebbe avuto scampo, sarebbe stato colpito in pieno. Sorrise. Non avrebbe deluso il proprio onore, e, in fondo, era una buona giornata, per morire…

La titanica fiammata piovve dall’alto, e consumò le lance spettrali in un istante. Puma ebbe appena il tempo di eseguire un’elaborata contorsione per non fare la stessa fine delle armi. Ricadde in mezzo ad un esercito stupefatto, milioni di sguardi rivolti al cielo.

Sguardi altrettanto stupefatti negli occhi di Aquila Americana e Phantom Rider. Decisamente, quella era una svolta inaspettata!

 

Il pensiero al suo uomo fu sì l’ultima cosa che si permise…ma solo per quel momento.

Perché quello successivo, la testa del sicario esplose. La testa di un robot, almeno a giudicare dalle fiamme e dalle scintille che sgorgavano dal troncone del collo, mentre la figura cadeva in avanti…Eppure, si percepiva distintamente l’odore del sangue, misto a quello dei circuiti bruciati…

Come uno solo, i rimanenti sgherri si voltarono verso la nuova minaccia…solo per fare la stessa fine del loro ‘collega’. Le loro teste esplosero come tanti petardi, con un allegro scoppiettio, e, di colpo, la situazione era risolta.

Shooting Star non ci capiva più un’acca! Non seppe neppure se essere felice o preoccupata da quello sviluppo…quando una voce nel comunicatore subcutaneo le disse, con un tono d’urgenza, “Erigi un campo, adesso!”

E lei lo fece. Le unità ai polsi risposero, e uno campo di luce solida l’avvolse interamente, esattamente una frazione di secondo prima che i ‘cadaveri’ meccanici esplodessero contemporaneamente. Una deflagrazione che fece volare all’indietro Shooting Star per diversi metri, facendola rimbalzare come una boccia, anche se, per una volta tanto in quella giornata, non si fece nulla.

“Comincio a odiarlo, questo lavoro,” disse lei, rimettendosi in piedi, cercando di ignorare le proteste delle sue ecchimosi. Nel frattempo, dal fumo sollevato dalle esplosioni emerse una figura. Umana, apparentemente senza un’armatura, ma certamente armata, se quella che portava nella sinistra non era un giocattolo…

Shooting Star stava già per levare una mano verso lo straniero, pronta a colpire…

La figura emerse. “Whoa, baby-love!” esclamò, sollevando entrambe le mani. Il suo tono era gioviale, con una vena di arroganza, e giovane. “Guarda che io non sono mica per le donne così emancipate!”

Giovane, capelli lunghi, corvini, su un viso decisamente indiano, affilato, dall’aria furbetta. Indossava una sorta di tuta bianca da meccanico, con un paio di occhialoni tirati sulla testa. Victoria ebbe subito l’impressione che quel tipo poteva, con lo stesso sorriso noncurante, salvarti la pelle come spararti in mezzo agli occhi…

Ciò nonostante, accettò la mano guantata di azzurro che le venne offerta.

“Così va meglio…Felice di conoscerti, baby. Coyote Cash è un tuo sincero ammiratore, lo sai? Oh, e un ‘grazie’, nel frattempo, male non farebbe.”

 

“Scusate il ritardo, gente. Ho dovuto cercare degli amici, per questa festicciola.”

L’attenzione generale fu, per un momento, canalizzata sulla figura di un sorridente coyote dal pelo rossiccio e spruzzato di nero. Ma solo per un momento.

Decisamente, era più difficile ignorare la titanica figura del lupo al suo fianco. Una bestia alta sei metri al garrese, nera come le tenebre più fitte, dagli occhi rossi e ostili, le candide zanne stillanti veleno.

La figura di Fenris di Asgard.

 

Solo a quel punto, i quattro Rangers si accorsero di non essere più soli, in quella lotta. Accanto a loro c’erano ora:

Ø  Un solenne lupo rosso in armatura verde e mantello pure rosso. Karnivor.

Ø  Una mannara enorme, dal pelo rosso/grigio e vestita di un’armatura nera. Wolfsbsane.

Ø  Un licantropo dal pelo nero e bianco, con indosso solo un paio di calzoni blu e una cintura rossa. Jon Talbain.

Ø  Un esemplare dalla pelliccia nero-bluastra, nudo, con gli occhi rossi come braci e un’espressione assassina. El Espectro.

Ø  E infine, una femmina rosso/bruna, con ciuffi di pelo grigio su spalle, muso, caviglie ed avambracci. Ferocia.

 

Il Power Pack si era unito alla lotta!

 

“Sperate di potere vincere con queste risibili forze?” Lupo Assassino emise, quindi, un tremendo ruggito che echeggiò per tutti i Grandi Pascoli.

L’armata dei morti si scatenò con rinnovato vigore!

Fenris rispose spalancando le sue fauci, capaci di inghiottire il Sole stesso, e lanciò nuovamente il suo Howl Blast. Con un colpo solo, annientò migliaia di guerrieri, aprendo un prezioso varco nelle file nemiche.

 

Karnivor aiutò Aquila Americana a reggersi in piedi. E il Navajo, grato, impugnò il suo fedele tomahawk -questo sviluppo lo riempiva di nuove forze ed ottimismo. Il lupo era l’animale nobile per eccellenza, nella cultura delle tribù native. Il loro unirsi a questa lotta, in questo momento di bisogno, era il miglior segno che si potesse chiedere!

“Lancia la tua arma senza timore,” disse il lupo, fissandolo.

E Jason Strongbow non ebbe bisogno di farselo ripetere! Il suo braccio scatto, l’arma partì in una letale rotazione.

Karnivor instillò il proprio potere di semidio in quell’arma, caricandola di potere, trasformandola in una devastante cometa! E un altro ampio fronte fu aperto fra gli attaccanti.

 

“Pupa, non so chi tu sia, ma il tuo stile lo adoro!” finalmente, Texas Twister poteva dosare il suo impegno senza sforzarsi al limite -anche perché era veramente giunto al limite.

Wolfsbane stava facendo del suo meglio, e molto efficacemente, per tenere a bada il nemico. Per quanto si impegnassero, gli spettri non riuscivano materialmente a penetrare la sua armatura. “Lo considererò un complimento…Ascolta, ce la fai a concedermi solo un paio di secondi?”

L’ex-cowboy Texano rispose, “Solo un paio? Consideralo il minimo!” e, detto fatto, generò un vortice davanti alla licantropa Scozzese. Una dozzina di guerrieri furono sparpagliati letteralmente ai quattro venti.

Fu sufficiente: Rahne Sinclair evocò la Quintessenza degli spiriti delle sue antenate, che avevano gestito la potente Jillgar. Protese le braccia in avanti, e dal suo corpo eruttò un intero branco di lupi fatti di pura, distruttiva energia astrale. Ed insieme ad essi, si levò un vortice fatto come di innumerevoli cristalli.

Gli spettri che ebbero la sventura di trovarsi sul fronte di quell’attacco ne furono letteralmente consumati senza scampo!

Twister fischiò, ammirato. “E come cavolo hai fatto? In ‘sto posto funzionano a stento le fionde!”

“Jillgar è un’armatura magica,” fu la laconica risposta.

 

“Credo che abbiamo avuto lo stesso sensei,” disse Puma, felice di doversi occupare solo dei nemici che aveva di fronte, adesso.

“Ne dubito, Campione della Morte,” rispose Jon Talbain. Le sue braccia e gambe si muovevano veloci come il fulmine, e non un fantasma riusciva ad avvicinarsi sotto il metro di distanza. “Io sono il Sidar-Var, il Campione del Popolo. Nessun umano ha preso parte al mio addestramento.” Andava bene, ma non era ancora sufficiente, non con le forze nemiche che sembravano eterne come la Cascata del Drago in Cina…

Tempo di alzare la posta! Il licantropo fece un salto. All’apice di quel salto, tese entrambe le braccia, ed ululò, “Dragon Cannon!”

Dal suo corpo, sgorgò l’effige di un drago cinese, un serpente di fuoco dagli artigli e le zanne spianati! La ruggente creatura avvolse il fronte nemico in un torrente che in pochi istanti si lasciò il vuoto sul suo cammino.

Puma era sinceramente ammirato. Ammirato ed onorato, per avere avuto il privilegio di vedere quell’azione -aveva sentito parlare del Sidar-Var, ma persino il suo sensei pensava che fosse più una leggenda che realtà…

 

“Fammi indovinare: è tuo fratello, quello che ti dà la carica?”

Stavano spalla a spalla, Espectro e Phantom Rider. Senza doversi più curare di guardarsi le spalle, il cavaliere bianco stava facendo strage con la sua mitragliatrice ectoplasmatica. “No. Antenato.”

Il licantropo Messicano era protetto da una sorta di armatura, trasparente, pure ectoplasmatica che quasi raddoppiava le sue dimensioni e capacità offensive. L’armatura era l’energia generata dallo spirito di Eduardo Lobo, il deceduto gemello di Carlos. “Devi insegnarmelo, questo trucco, hombre.”

“Posso fare anche di meglio,” fra tutti i Rangers, Hamilton Slade era quello in migliori condizioni. Attingendo al potere del suo antenato Lincoln Slade, generò una seconda arma, che lanciò al licantropo. Un modello grosso, goffo, che avresti potuto trovare nel vecchio West…

Non che facesse differenza, per Lobo. Cresciuto con le armi fin da ragazzino, gli venne semplicemente naturale afferrare al volo l’arma, puntare, e fare fuoco! E con il potere di Eduardo ad alimentare l’arma, le munizioni non erano certo un problema!

“Awrroooo! Così si fa!!”

 

L’ultima linea di difesa era stabilita da Ferocia. La strega-licantropa poteva sembrare poca cosa di fronte a un nemico ben numeroso…Ma era anche vero che gli spiriti di deceduti dal 15° secolo in poi poco potevano contro una magia vecchia quanto l’Era Hyboriana stessa. E così, gli attaccanti potevano solo infrangersi contro la barriera mistica a protezione di Karshe e Firebird.

 

“Non potete fermarmi, non ci riuscirete!”

Fenris e Lupo Assassino erano ad armi pari, due titani il cui scontro infiammava il cielo e faceva tremare la terra. Invero, se ne sarebbe parlato a lungo nelle ballate. Tuoni e fulmini di fuoco infernale contro zanne ed artigli invincibili. “Ho visto esseri migliori di te osteggiare la medesima sicurezza, solo per cadere fragorosamente!” E, a sottolineare ciò, il nero figlio di Loki diede un potente morso al braccio sinistro dello sciamano, troncandoglielo di netto!

Lupo Assassino ne rimase sorpreso…e sorrise. “Doveva farmi male?”

L’arto troncato fra le zanne di Fenris si dissolse in volute di fumo ardente. Un momento dopo, quelle volute si riattaccarono al moncherino, ricostituendo un braccio in condizioni perfette.

Fenris spalancò le fauci, pronto ad esalare il suo ululato distruttore…E si trovò la gola serrata da una mano di Lupo Assassino! Un attimo dopo, energia distruttiva, la magia di Jack Lanterna, scosse ferocemente il Dio! E la risata di Lupo Assassino sommerse l’ululato di dolore…

 

Puma ringhiò una bestemmia. Era tutto inutile: Lupo Assassino poteva attaccare e subire attacchi a piacimento, fin quando il suo corpo restava fuori dalla battaglia…Se solo quell’inutile femmina di Shooting Star si decidesse a fare la sua parte..!

 

“So chi è Lupo Assassino: una specie di babau per tenere buoni i bambini capricciosi in metà delle tribù conosciute…Certo che trovare, da soli, un singolo individuo in tutto il mondo, è un bel casino, nevvero?” Coyote Cash si diede una grattata alla testa, contemplando lo sterminato deserto Arizoniano.

Sedevano entrambi in una specie di Land Rover, nero e argento, di un modello decisamente esclusivo ed aerodinamico, il cui motore solare ronzava piacevolmente. Il veicolo era, in quel momento, in modalità-hovercraft, sospeso sui cuscini generati dalle ruote ripiegate. E si muoveva velocemente come un piccolo aereo!

Chilada, nel New Mexico, era il solo posto dove trovare aiuto. Ancora Victoria non sapeva perché il computer quantico, che ospitava la ‘memoria’ e la personalità del suo padre biologico, Jason Dean, avesse cessato le comunicazioni[xxxiv], ma per ora era il solo a poterli aiutare a rintracciare quel maledetto indiano! E senza il loro velivolo, l’SJ-X0, non c’era altro mezzo per raggiungere la loro base…Non senza perdere altro tempo a chiedere il supporto di un velivolo militare al Governatore Napoletano…

Shooting Star non sapeva più a che santo votarsi! Era conscia dell’importanza della sua missione, e non poteva fare niente di utile! Dio, come avrebbe stipulato volentieri un patto col Diavolo stesso, pur di…

La sua attenzione, che era dedicata esclusivamente a quei pensieri, improvvisamente si rivolse

alla figura che apparve a poche centinaia di metri davanti al veicolo. Dapprima una massa amorfa, nera, che in capo a pochi secondi Victoria riconobbe senza il minimo dubbio. La riconobbe un attimo prima di scontrarsi con essa.

Attento!” le venne istintivo: si lanciò in avanti, e diede una violenta sterzata alla cloche.

Coyote Cash fu talmente preso di sorpresa, che non fece neppure in tempo a muovere un muscolo per prevenire quella che sarebbe stata, senza dubbio, una manovra da ‘cappotto’…Fortunatamente, il giovane genio aveva concepito tutta una serie di ridondanze anche per simili casi. Il computer di bordo intervenne raddrizzando il veicolo, riportando le ruote a terra e spegnendo il motore dopo avere frenato.

Cash si tolse gli occhialoni, e fissò Victoria con un lampo ostile. “Ma dico! Che&%$@ credevi di fare??”

“Che credevo di..?” Victoria ricambiò l’ostilità. “Ma sei cieco, a non vederlo?” E con un braccio, lei puntò

il gigantesco orso in piedi davanti a loro. Era grosso abbastanza da mangiarsi il fuoristrada. I suoi occhi erano rossi come braci, ostili come l’espressione del muso. Ed era nero, nero come la totale assenza di ogni cosa; la sua figura copriva il Sole, non lasciando passare un solo raggio di luce, trasformando il mondo davanti a sé in una porzione di cupa notte. Il Demone-Orso.

“Lui non è cieco, mortale,” disse la creatura con una voce come un rombo quieto. “Egli non ha fede in me, o in alcuno Spirito, e non può percepirci.

“Ascolta: il corpo del servo dell’Avversario è nel solo luogo al mondo che gli può permettere di trovarsi vicino ai Grandi Pascoli. E non perdere tempo ad annientare la sua forma; devi impedirgli di comunicare con il sacro regno.”

Victoria ascoltò a bocca aperta. La sola cosa che le venne in mente di dirgli fu, “Perché mi stai dicendo questo? Credevo che tu volessi dominare i Grandi Pascoli[xxxv]…”

In risposta, l’orso emise un brontolio ancora più profondo, e chinò la testa in avanti. “Se Lupo Assassino fosse rimasto fedele all’Avversario, mi avreste avuto come nemico. Ma Lupo Assassino ha tradito la sua gente, nel momento in cui ha accettato non solo di servire Jack Lanterna, ma ha anche accettato il potere di quello straniero. E deve pagare.”

Il Demone-Orso sembrò evaporare, e svanì.

“Ti…senti bene..?” Cash la guardava come si fosse improvvisamente trasformata in una Skrull. “Ti sei messa a fissare l’aria, e poi ti sei messa a parlare da sola…”

Victoria indicò il complicato cruscotto. “Se c’è una mappa elettronica in ‘sto tostapane, tirala fuori. Dobbiamo andare immediatamente al Montezuma Castle!”

 

Lupo Assassino sapeva che la sconfitta era ormai inevitabile.

I lupi continuavano a combattere con immutato vigore. Quasi tutti loro possedevano un fattore rigenerante, che fosse mistico o naturale, e le ferite minori guarivano letteralmente a vista d’occhio; quanto a quelle maggiori, gli spettri non riuscivano materialmente ad infliggerne. Karnivor era un semidio, e quegli attacchi, seppure mistici, si infrangevano come l’acqua contro la sua potenza…

E se anche, nonostante ciò, la linea difensiva continuava ad arretrare,

le sfere di fronte a Karshe e Firebird erano ormai fuse in un solo corpo dai colori abbaglianti, turbinanti di bianco, azzurro, verde e scarlatto. Il Sole stesso non avrebbe potuto emettere altrettanta luce! Luce che consumava ogni spettro ed ogni attacco.

I Rangers ed il Pack o sapevano, o intuivano, che mancava poco, e che l’orda diabolica non poteva usare più forza di quella corrente. E con quella consapevolezza, tenevano duro. Colpi mentali, proiettili ectoplasmatici, venti ciclonici, attacchi mistici, fiamme infernali, zanne e artigli -venne dato fondo all’intero arsenale dei campioni del Bene. Ogni colpo a segno, un prezioso secondo in più…

 

Lo sciamano decise che non era il caso di continuare. Aveva perso la battaglia, ma la guerra non sarebbe finita presto. E se doveva perdere, tanto valeva eliminare quanti più futuri nemici possibile…

Lupo Assassino levò una mano per colpire ancora una volta Fenris, il quale, nonostante le ferite, continuava a frapporsi fra lui ed i due super-esseri al centro del conflitto.

Lupo Assassino disse, “Preparati a raggiungere il Regno di Hel, dio straniero…” e null’altro aggiunse, perché il suo corpo di fumo e fiamme divenne un corpo di solido cristallo.

Fenris non ne fu certo dispiaciuto, ma rimase visibilmente sorpreso. “Cosa..?”

 “Dolcetto o scherzetto, cocco,” disse Coyote, apparendogli davanti. Con una zampa, picchiettò su una gamba di cristallo. “Se questo fracicone avesse continuato a fare la sua brava magia indiana, tradizionale, neppure io avrei potuto fare questo scherzetto…Ma quando ha usato il potere di Jack Lanterna per rendersi solido ed attaccarti…” fece spallucce. “Beh, la botte piena e la moglie ubriaca, ecc. ecc.” poi, sorrise all’indirizzo di Fenris. “Allora, cugino? Vuoi darci dentro, adesso?”

 

Non si aspettava di trovarlo. Dalla sua precedente esperienza, sapeva che il tunnel che conduceva al Portale ai Grandi Pascoli era stato creato da Jack Lanterna, per permettere ai Rangers di aprire il varco, permettendo quindi al negromante di seguirli e strappare la Quintessenza dal Demone-Orso che la custodiva…

A ‘missione’ terminata, il tunnel era scomparso. Ma, adesso, a vederselo nuovamente bello pronto, anche se ora assomigliava solo a un lungo, grezzo budello completamente buio, lei non si fece domande. Non c’era il tempo.

 

Shooting Star corse lungo il tunnel, usando le sue unità fotoniche per illuminarsi il percorso. Impiegò appena un paio di minuti, per raggiungere la familiare camera, le cui pareti erano tappezzate da elaborate sequenze di pittogrammi.

E, al centro di quella camera, stavano sia il brillante cristallo che era la manifestazione fisica del portale, sia Lupo Assassino. Questi, completamente immobile, sedeva in ginocchio davanti al Portale. I suoi occhi brillavano di energia, e una specie di filo di fumo dalle narici lo collegava al cristallo.

Victoria levò tutt’e due le braccia. Colpire un nemico indifeso, alle spalle…un atto disonorevole, sicuro. Ma mai quanto un simile mostro, che avrebbe dovuto restare morto, e che ora voleva corrompere il Paradiso stesso!

 

“Con piacere enorme!” Fenris spalancò le fauci, e l’Howl Blast colpì in pieno la figura cristallizzata, che fu consumata come sterpaglia in un incendio nucleare.

 

Shooting Star sparò, un cono ampio, senza risparmiare un erg di potenza! Il corpo fu consumato pressoché all’istante, polverizzando in eguale misura carne ed ossa. Si udì come una specie di lamento, fatto di terrore e di frustrazione, che echeggiò a lungo nella camera, prima di svanire come un ricordo sbiadito…

Victoria cadde in ginocchio, ansante, consapevole di avercela fatta, ridacchiando e piangendo per la felicità; finalmente consapevole di non essere più una Ranger di serie B…

 

I colori della sfera si fusero in un solo biancore. Poi, la luce schizzò verso l’alto, accompagnata da un ululante lupo di polvere stellare e da un urlante, maestoso uccello di fuoco!

La battaglia si era fermata. Senza la loro guida, gli spiriti inquieti poterono solo guardare verso il cielo, consci dell’imminente giudizio che incombeva su di loro…

Poi, la corsa dei tre corpi cessò, essi si fusero in un solo sole, ed esplosero.

L’energia si diffuse per ogni dove. Un’ondata di esaltazione si diffuse fra i Rangers ed i lupi, che risposero a quello spettacolo urlando ed ululando, levando i pugni ed i musi al cielo. Non lo sapevano, ma sulla Terra ogni depositario della tradizione sciamanica Americana veniva in quel momento investito dalla stessa sensazione di trionfo e di felicità, come per un padre ritrovato dopo averlo creduto morto.

Gli Dei erano tornati.

 

Gli spettri che avevano obbedito al Male, sotto quella radiosità pura e meravigliosa, furono ora consumati senza appello. Di loro, rimasero echi delle grida di dolore, prima che anche esse svanissero.

così è fatta, figli ed amici dei nostri figli,” pronunciò la voce, dal cielo. Una voce maschile, potente, la voce del sommo Tomazooma. Il Dio era circondato da decine di altri Grandi Spiriti, avvolti da eleganti cumuli di candide nuvole, tutti visibilmente orgogliosi di coloro che per loro avevano combattuto.

“Sebbene nostro padre Manitù e sua moglie non possano essere qui per gioire insieme a noi tutti, ovunque essi siano sanno certamente che il loro sacrificio non è stato vano, e non ci potrebbe essere ricompensa più grande per esso.

“Voi che vi fate chiamare Rangers, e voi coraggiosi lupi guerrieri, a voi come al nostro fratello Coyote va il nostro ringraziamento. Noi tutti Grandi Spiriti ci impegniamo solennemente a ripagare la vostra abnegazione,” e qui, ci furono solenni cenni di assenso da ogni divinità.

“Per carità, non esagerate,” disse Coyote con tono sarcastico, “in fondo, non fosse stato per me…”

“Hai indiscutibilmente guadagnato il tuo posto nelle ballate e nelle nuove preghiere che verranno,” replicò Owayodata, il dio-lupo, “ma dovrai farne ancora molta, di strada, per ripagarci di tutti i debiti accumulati con le tue bricconate.”

Coyote non ebbe nulla da ridire. Guaì e si mise seduto a coda fra le gambe e orecchie piatte.

 “E ora andate,” disse Tomazooma. “Molto ancora abbiamo da fare, e non sono affari che riguardino voi mortali. Ricordate, la nostra benedizione vi seguirà sempre, come seguirà i vostri figli ed i loro figli nelle lune di oggi e di quelle a venire. Per ora, che i vostri corpi siano mondati dalle ferite e dalla stanchezza. ” Ad un cenno del dio, i Rangers ed il Pack furono letteralmente rimessi a nuovo. Un altro cenno, e scomparvero…

 

…Per riapparire ai piedi del Montezuma Castle, davanti a due frastornati Shooting Star e Coyote Cash.

“Certo che i tuoi amici sanno come fare un’apparizione…Non mi avevi detto che erano così numerosi.”

Ma Shooting Star non lo stava ascoltando, impegnata com’era a gettarsi fra le braccia di Texas Twister.

Karshe analizzò rapidamente i suoi ‘simili’ con i propri, acuti sensi, e identificò il capobranco nel maschio rosso in armatura.

Karshe si avvicinò a Karnivore, e tendendogli la zampa, disse, “Non abbiamo parole, per ringraziarvi del vostro aiuto. Senza di voi, sarebbe stata la fine...Per quanto, non capisco cosa abbiano a che fare i difensori del Popolo con gli Dei Nativi..”

Il branco si teneva in disparte, e non fu difficile parlare con un tono di voce abbastanza basso da non farsi comprendere dai Rangers –fatta eccezione, inevitabilmente, per Puma.

Karnivor ricambiò la stretta. Rispose con un tono asciutto, senza tanti giri di parole. “Coyote ha fatto parte del Pack, anche se sotto mentite spoglie. Gli dovevamo un favore[xxxvi]...Ma devo ammetterlo,” e qui, sorrise in modo ambiguo, “è stato divertente, sbarazzarsi di qualche centinaio di umani, anche se solo in effigie.”

Lo sciamano/guerriero decise di non raccogliere –conosceva la storia del lupo antropomorfo, e sapeva quanto avesse avuto modo di soffrire per mano dell’Uomo... “Ad ogni modo, i Rangers hanno un debito d’onore verso di voi, e sapranno ripagarlo.”

Karnivor annuì. Aveva visto questo mannaro combattere onorevolmente, ne conosceva la fama, e sentiva di potersi fidare di lui...o, forse, stava invecchiando...

Il lupo si riunì al branco. Un bagliore di teletrasporto li avvolse, e nel sito rimasero solo i Rangers...e il loro nuovo, misterioso alleato...

 

Episodio 17 - Il nemico immortale (I parte)

 

Campo-Base Gov-1, Battleground, prima Phoenix, Arizona, USA

 

Gov-1 non era niente più di un glorificato insieme di camper e prefabbricati, disposti come le interiora scoperte di un edificio. Poteva essere poco estetico, ma assolveva adeguatamente la sua funzione principale: fungere da sede temporanea del nuovo Governo dell’Arizona.

A poco erano valse le implorazioni, così come i tentativi di imposizione, da parte di Senatori ed altre, alte cariche dello stato: la nuova Governatrice, la neoeletta Janet Napolitano, si era dimostrata testarda esattamente come la sua omonima che l’aveva preceduta in quella carica. E peggio ancora, per la grande gioia delle ulcere dei politici in questione, si era dimostrata parimenti idealista.

Il primo articolo all’ordine del giorno della prima assemblea del nuovo Governo era, naturalmente, la ricostruzione della capitale dell’Arizona. I fondi raccolti erano impressionanti. Una parte consistente era venuta attraverso la celebre Fondazione Maria Stark, che si era occupata di gestire le varie campagne di raccolta dal pubblico. Era una cosa bella, vedere una simile partecipazione, in un momento economicamente così critico, per il paese…Ma era anche vero che una bella fetta era venuta dall’estero; particolarmente dall’Italia e dal Giappone, che in fatto di catastrofi naturali ne sapevano qualcosa. Guarda caso, proprio dall’Irpinia e da Kobe erano venuti i più calorosi auguri, insieme alle donazioni.

Purtroppo, la maggior parte dei fondi era venuta da imprese private. Fra grandi gruppi e sicuri prestanome per cartelli meno ‘puliti’, non c’era dubbio che la riedificazione di Phoenix era diventata una bella gatta da pelare. Si era discusso per ventiquattr’ore filate, cercando di mettere insieme gli interessi dello stato di Phoenix e quelli delle lobby che, se avessero potuto fare a modo loro, avrebbero trasformato l’Arizona in un conglomerato di feudi in guerra. Senza contare la criminalità organizzata: Phoenix era un’occasione d’oro per stabilire un vero e proprio ‘centro direzionale’ per le attività illegali nel continente…

Fortunatamente, la lunga emergenza, nonché la sua natura di crisi locale, garantivano al Governatore dei poteri straordinari, poteri ulteriormente implementati da un decreto presidenziale. La Casa Bianca aveva abbastanza fra le mani con l’Iraq, per potersi permettere di disperdere forze. Così, il Presidente in persona aveva deciso che Janet Napolitano, democratica o no, avrebbe avuto il permesso di agire a sua discrezione, fintanto che avesse rispettato i termini del Patriot Act. In tale contesto, avrebbe potuto disporre di uomini e mezzi della locale divisione dello SHIELD, oltre che collaborazione sui servizi di intelligence.

Sull’altro piatto della bilancia, la donna avrebbe potuto scegliere gli uomini necessari a vigilare sul buon andamento della ricostruzione e sulle persone interessate. Tali uomini, che avrebbero dovuto sempre riferire a lei o comunque ad un ‘supervisore’ da lei scelto, avrebbero avuto funzioni di agenti speciali con mandato aperto ed illimitato per tutto quello che riguardava Phoenix.

A questo punto, si trattava solo di fare capire al pubblico che la migliore scelta, a tale proposito, fosse quella di supereroi.

 

Nella sala del ‘municipio’, in quella lunga sessione a porte rigorosamente chiuse, era presente la formazione al completo:

Ø  Aquila Americana, accettato come capogruppo o, perlomeno, come rappresentante dei Rangers. L’enorme Navajo possedeva comunque l’esperienza e la mentalità necessaria, essendo egli già un capotribù nella sua riserva.

Ø  Puma. Il guerriero mezzo-felino, di una tribù minore, era la perfetta sintesi di uomo ed animale, una macchina per uccidere. Le occhiate nervose nei suoi confronti, da parte dei civili, erano giustificate: garanzia dello SHIELD o meno, tutti sapevano che fino a poco tempo prima era stato un mercenario, un assassino a pagamento.

Ø  Texas Twister. Ex membro dei primi Super-Agenti dello SHIELD, membro fondatore degli originali Rangers. Texano pomposo fino al midollo, ma tutt’altro che inesperto in battaglia.

Ø  Shooting Star. Altro Ranger originale, era la donna di Texas Twister nonché guerriero di comprovata abilità. L’essere figliastra di un magnate del petrolio non faceva certo di lei una principessa viziata, anzi!

Ø  Karshe. Un licantropo, nella fattispecie uno sciamano-guerriero della perduta tribù dei Cheemuzwa. Di lui, del mannaro come dell’umano, lo SHIELD non sapeva nulla, e questo era irritante non poco…Ma fin quando gli altri giuravano su una pila di Bibbie che era dei buoni, non c’era problema.

Ø  Phantom Rider. Hamilton Slade, archeologo ormai part-time, avendo preferito dedicare le sue energie al mestiere di eroe. Saperlo posseduto dal vero fantasma di un suo antenato del vecchio West metteva un po’ i brividi…

Ø  Firebird. Dulcis in fundo, super-eroina e missionaria. Vendicatrice di riserva, Ranger originale come anche Rider, disponeva di un potenziale ancora non ben misurato. La cosa più inquietante del suo potere era la manifestazione simile all’Effetto-Fenice che appariva quando lei ci dava dentro. Fra tutti loro, era quella da tenere d’occhio con particolare attenzione!

Ø  Coyote Cash. L’ultimo acquisto del gruppo, un nativo con precedenti per furto, distruzione di proprietà e guida pericolosa. Dopo che Hulk lo aveva sistemato per 3 volte, si era fatto mettere dentro senza troppi complimenti, ed era diventato un agnellino. Shooting Star, figlia del magnate del petrolio Remington Star, aveva giurato che avrebbe coinvolto suo padre, se la legge avesse perseguitato il giovane. E suo padre aveva pesato e pesava non poco fra i lobbysti dell’oro nero.

Tutti stavano ascoltando con attenzione il resoconto pronunciato dal Governatore in persona. Janet, circondata dal suo entourage di politici, tutti alieni nei loro vestiti costosi ed impeccabili, terminò la sua esposizione dicendo, “Adesso sta a voi decidere, eroi: sarà un lavoraccio, a dir poco. I cattivi vi metteranno tutto quello che possono fra le ruote: dai bastoni alle bombe alla merda editoriale più puzzolente. Scaveranno nel vostro passato così a fondo che potrete rivolgervi a loro per delle informazioni che avete scordato. Se avete delle idee politiche, su qualunque cosa, dimenticatevi di averle, o cercheranno di tarparvi le ali a forza di inchieste. Il vostro secondo nome dovrà essere ‘no comment’. Se beccate un pezzo di merda che cercasse di speculare, sabotare, corrompere o altre simili amenità, calciatelo nel culo così forte che lo dovranno sentire urlare dal Messico all’Alaska. Se crederete, anche solo per un momento, di doverci andare piano con qualche rappresentante di questa brigata degli S.o.B, dovrete riempire cento moduli in triplice copia, per rendere credibile una simile esitazione.

“Allora, cosa ci dite?”

Avete presente quel terribile minuto che precede il duello nella strada di Tombstone? Quando lui & lui stanno di fronte, fissandosi lungamente negli occhi, e c’è solo il vento a parlare in tutta la città? Così! I super-esseri non osavano fiatare, sentivano che una sola virgola falsa sarebbe costata loro ben più della reputazione…

D’altronde, quando il Governatore li aveva convocati, cosa si erano aspettati? Di potere fare di testa loro, comportarsi come tori scatenati?

Janet Napolitano, degna erede della ‘Nonnina Tonante’ Janet Dee Hull, aveva solo espresso quello che già correva nelle loro menti.

L’attimo di riflessione fu, più che altro, dedicato al sacrificio della loro vita privata. Per mesi, forse anni, avrebbero dovuto vegliare sulla ricostruzione –insomma, c’era voluto tempo solo per ripulire ‘Ground Zero’, a New York, e quelli erano solo un paio di grattacieli..!

Ci furono muti scambi di occhiate, poi Aquila Americana parlò a nome di tutti. “Governatore, può contare su di noi.”

La donna sorrise, come se si fosse appena liberata del peso del mondo. Annuì. “Molto bene. Permettete ora che vi presenti l’intermediario, l’ufficiale di collegamento che vi starà addosso come una zecca. Obbedirete a lui come fosse me.” Come quello fosse stato il segnale, la porta della sala si aprì, ed entrò un uomo, un individuo i cui tratti lo identificavano senza dubbio come un nativo. Nuove rughe si erano aggiunte sul volto affilato e cotto da una vita al sole. I suoi erano occhi che parlavano di una vita vissuta sotto il segno della determinazione e della forza –qualità, queste, insieme ad una specchiata onestà, che lo avevano portato, prima della catastrofe, al rango di Detective della Omicidi del suo distretto di polizia.

Un uomo che i Rangers conoscevano bene.

“Signori,” disse Napolitano, “vi presento l’Assistente Speciale Jack Ironhoof.”

I Rangers si alzarono in piedi. L’uomo avanzò nella stanza, seguito da un rispettoso silenzio: era sopravvissuto al terremoto, era sopravvissuto alla popolazione impazzita, ed era riuscito a riunirsi con la sua unica figlia. Ciliegina sulla torta, persino Puma chinava il capo in rispetto di fronte a lui. I media sbavavano per lui, anche se lui non sbavava per i media. I pochi cronisti locali sopravvissuti ancora ricordavano come quasi avesse costretto un loro collega ad una plastica facciale -e ‘solo’ perché il malcapitato voleva ‘abbellire’ i fatti relativi ad un omicidio a sfondo razziale…

Jack si avvicinò a Puma. Stese la mano, ricambiato da una ferma stretta. Non ci furono parole, non ce n’era bisogno. Se l’ex-detective aveva potuto riabbracciare sua figlia, lo doveva in primo luogo proprio a Puma[xxxvii]. Un abbraccio cameratesco ed un calumet sarebbero stati più…ortodossi, a dire il vero, ma non era il caso di testare il limite della tolleranza dei bianchi in fatto di bon ton.

Poi, Jack si rivolse agli altri. “Signori, sono estremamente onorato di potere lavorare con voi. Il Governatore ha detto bene: sarà un lavoraccio, e per quanto mi riguarda sarò assolutamente imparziale. Domani, Lunedì, alle ore 09:00 inizieranno i lavori. Per ora, siete liberi: organizzatevi, riposatevi, fate quello che volete ma siate puntuali per domani. È tutto.”

 

Villaggio di Chilada, Nuovo Messico, al confine con il Messico. Tre ore dopo.

 

‘Organizzarsi’, ‘riposarsi’, ‘fare quello che si vuole’…

Sì, bella barzelletta davvero!

Dall’alto della collina, il gruppo osservò mestamente le rovine carbonizzate del villaggio-fantasma.

Non che il loro ex-QG stesse meglio, anzi. La villa, che l’ex-agente AIM Jason Dean aveva donato a sua figlia Victoria, era un ammasso di rovine irriconoscibili. Chiunque fosse il responsabile, si era accanito con una certa ferocia. Le fondamenta erano occupate da un unico cratere ancora fumante.

“Sai cosa c’è di peggio di perdere un padre?” fece Shooting Star, e senza aspettare risposta disse, “Perderlo di nuovo.”

Nessuno osò commentare. Victoria era una bimba in fasce, beatamente ignorante, quando suo padre la affidò al proprio vecchio amico, Remington Star, appunto. Il magnate, ungendo le ruote e dandosi da fare, era riuscito a spacciare Victoria per propria senza il minimo sforzo…

La verità era venuta fuori qualche settimana fa, in uno squallido hotel di terz’ordine, come degno coronamento della notizia della morte di Red Wolf[xxxviii]. Almeno, il vecchio aveva saputo farsi perdonare, ma solo un pochino, fornendola di un costume migliorato, di armi capaci di generare luce solida e malleabile, e della villa.

Nella loro nuova ‘casa’, i Rangers disponevano di tutto il necessario per monitorare i fatti del ‘loro’ territorio, il Sud-Ovest Americano…Fino ad ora.

Quando le comunicazioni con la base si erano interrotte, Shooting Star aveva elaborato una ridda di ipotesi, ma nessuna che si avvicinasse a questa realtà. “Come faremo a svolgere il nostro lavoro?” chiese Texas Twister, dietro di lei, a nessuno in particolare. “Se saremo molto fortunati, lo SHIELD ci darà una mano…ma la burocrazia ci mangerà vivi. Ehi, Kitty,” aggiunse, rivolgendosi a Puma. Il guerriero, fino a quel momento, se ne era stato seduto sul bordo della collina, scrutando con ogni senso l’area circostante. La sua concentrazione, fino a quel momento assoluta, fu spezzata come un fragile cristallo da quella parola. Sospirò -era inutile, quel viso pallido era senza speranza! “Cosa c’è?”

“Che ci dici delle tue risorse? Non è che tu sia esattamente un poveri…”

“Non intendo rischiare l’esistenza dell’azienda per simili problemi. Una cosa è un appoggio saltuario, quello posso organizzarlo: ben altra è mettersi costantemente in prima linea, con il rischio di svelare i legami con me. Niente da fare.”

“Bla bla bla, sì, sì, e scusaci tanto per averlo chiesto.”

“Lo hai chiesto da solo. Assumiti la responsabilità delle tue parole.” Puma parlava continuando ostentatamente a dargli la schiena.

“Tu, razza di palla di…” Twister digrignò i denti, spezzando in due il suo sigaro, e poi si voltò mugugnando cose poco carine.

 

“Ma fanno sempre così?” chiese Coyote, tenendosi a debita distanza dal duo, ma continuando a lanciare occhiate preoccupate.

“I maschi hanno strani hobby,” rispose Shooting Star. “Non preoccuparti. Di solito finisce con al massimo un livido o due. E, dopo, Drew riesce a tenere chiusa la bocca per almeno qualche ora.”

“Un vero miracolo, oserei dire: piuttosto che stuzzicare il grande Puma, preferirei farmi prendere a pugni dall’Hulk verde …Umm,” aggiunse, guardandosi intorno, “esattamente, perché stiamo restando qui? *Brr!* comincia a fare un freschetto…” In effetti, il Sole stava calando, e presto il caldo deserto sarebbe diventato una cella frigorifera aperta…

“Stiamo restando per trovare la causa di questa distruzione,” rispose Phantom Rider dal cratere.

 

Il cavaliere ed Aquila Americana stavano sul fondo. Il secondo scavava con la propria forza degna dell’erculeo X-Man Colosso, il primo si manteneva in un prudente stato di intangibilità a causa del calore. Durante la sua carriera, l’archeologo aveva imparato a riconoscere la natura dei crateri; e questo era interessante per un motivo ben preciso… “Basta così, grazie, Aquila…Sì, direi di sì. L’ordigno del nemico doveva essere anche una specie di trivella. Ha scavato fino alle fondamenta, prima di esplodere. Conoscevano perfettamente i segreti di questa abitazione.”

Shooting Star chinò il capo. Era un peccato, non potere coinvolgere lo SHIELD a fondo…Ma non voleva neppure compromettere la posizione dei Rangers. Per qualche miracolo, il suo vero padre era rimasto un segreto, e voleva che restasse tale…

Fu interrotta da un ronzio del suo comm al polso. “Salve, signorina,” disse la familiare voce di G.W. Bridge, “ancora a giocare alla detective? Scusami il ritardo, ma qui è caccia grossa. Oltre ai casini fatti dai mostri del Dottor Demonicus a Tokyo[xxxix] e nello Zilnawa[xl], c’è un nuovo allarme-epidemia e proprio nello Zilnawa. Dulcis in fundo, dobbiamo tenere le orecchie e gli occhi spalancati sullo scacchiere mediorientale, a causa del casotto in Iraq. Lo sapete? Vi invidio molto.

“Veniamo a bomba, adesso: il buon Dottore è il responsabile dell’attacco a te e quasi sicuramente a Chilada, come hai sospettato; gli aggressori che hai descritto corrispondono alla descrizione dei suoi uomini, e io sono troppo vecchio per credere alle coincidenze.

“Gente, non so cosa abbiate scoperto lì, ma deve essere grossa: quel figlio di puttana si sta prendendo cura di colpire tutti i maggiori centri ed installazioni di tecnologia avanzata. Voglio…” ma, a quel punto, la trasmissione divenne un caos di scariche elettrostatiche. La voce di Bridge suonava lontana come quella di un fantasma, in quel frastuono. “…senti?…” scariche “…scansori…” scariche “…anomalo…” questa volta, un sibilo che quasi trapassò le orecchie dei presenti, e un’ultima, inconfondibile parola, “…attenzione…”

“E’ solo un’impressione mia, o fa davvero freddo?” fece Coyote, che stava tenendo le braccia incrociate al petto, quasi battendo i denti. Ed aveva ragione! La temperatura si era abbassata ad una velocità impossibile, ed aveva raggiunto una punta tale che tracce di ghiaccio erano rimaste sul suolo roccioso!

“Karshe..?” fece Firebird, voltando lo sguardo ovunque. Con i suoi poteri, in qualche modo, aveva acquisito una ‘seconda vista’ capace di percepire il male in ogni sua forma…Solo che, in questo caso, più che vederlo, lo percepiva. Ovunque. Come se l’aria stessa fosse stata corrotta!

Il lupo mannaro annuì distrattamente, percependo la stessa cosa. Lo sfiorò l’idea che il misterioso evento fosse legato all’improvviso squilibrio percepito ore prima. Uno squilibrio, come se la presenza della stessa Madre Natura fosse venuta meno…Ma non era possibile, giusto? Gaea non poteva morire a meno che lo stesso pianeta a cui era legata morisse[xli]..!

Ma, mano a mano che il fenomeno si accentuava, Karshe scartò persino quei tetri pensieri. Qui c’era in gioco ben altro, e ora poteva riconoscere quella sensazione: l’aveva provata a Phoenix, in occasione di una manifestazione di… “Questo posto è infestato,” disse senza alcuna esitazione. “Ci fu un qualche evento funesto, nella sua storia? Qualcosa che coinvolse una consistente parte della sua popolazione?”

Il morso del gelo aveva trasformato la pelle esposta degli umani del gruppo in tessuto insensibile. Bisognava respirare col naso, o si rischiava di danneggiare i polmoni!

Fu Twister, a rispondere. “Me lo raccontò mio nonno: durante la Guerra di Secessione, un gruppo di Sudisti, fra i quali il mio bisnonno, per scatenare il panico fra i lealisti del Nord e distrarre l’attenzione delle autorità, scatenarono in questo paese un’epidemia di vaiolo. Come per gli indiani, furono usate provviste e suppellettili contaminate. Quelli che riuscirono a fuggire, morirono per la malattia. Solo due o tre fortunati si rivelarono immuni, ma erano bambini, e non si seppe la verità se non a guerra terminata…Ma come facevi a saperlo?”

Una domanda che divenne secondaria, quando una tremenda luce esplose sopra di loro. Luce che si sparse ovunque l’occhio posasse lo sguardo. E con la luce, venne la follia. O peggio…

 

Il Four Freedoms Plaza, New York City

 

“Non ho dubbi, Direttore: il fenomeno è una replica di quello avvenuto a Central Park durante l’attacco ai Vendicatori[xlii].” Un attacco sferrato durante una festa dedicata agli Eroi più Potenti della Terra. Essi erano stati imprigionati dentro una barriera, la stessa che ora avvolgeva l’intera area di Chilada!

Sullo schermo, Bridge lanciò un’imprecazione. “Fantastico. Quella volta ci volle una specie di ribellione interna, per risolvere la crisi.” Non scherzava: nessun eroe disponibile era riuscito a penetrare la barriera, allora. I sicari stessi del nemico, la Legione degli Immorti, avevano cambiato sponda, e grazie a loro, la barriera era stata infranta. “Grazie per la collaborazione, Dott. Richards. Purtroppo, con il Dottor Strange fuori gioco[xliii], dovremo ricorrere a qualche dozzina di suoi colleghi per…”

“Non credo sarà necessario arrivare a tanto, Direttore,” lo interruppe il più famoso scienziato del mondo, mentre, sbuffando da una pipa, questi dava un’occhiata alla scheda di Firebird fornita dai Vendicatori. “Ho ragione di credere che sapranno uscirne da soli.”

 

L’Inferno. Non c’erano altre parole per descrivere l’orrenda trasformazione che il mondo intorno ai Rangers aveva subito. Il gelo era terminato, e un pittore cosmico impazzito aveva trasformato velocemente ogni cosa su cui posasse l’occhio in un girone diabolico. Le rocce essudavano sangue, un odore nauseabondo riempiva l’aria, il cielo era di un colore malato, pervaso da una uniforme luce fredda e gialla.

E quello che era peggio, i corpi. Mutilati, sanguinolenti, erano sparpagliati per tutto il paesaggio, chi incatenato al suolo, chi letteralmente inchiodato alle rocce, o chi troppo malconcio per potersi muovere…Tutti morti, tutti morti eppure animati dal loro infinito dolore. Le loro urla erano il solo suono che riempisse l’aria.

E i Rangers erano in mezzo a quella follia, completamente esposti!

“Una cosa è certa, con voi non c’è da annoiarsi,” disse Coyote Cash, puntando una specie di fucile senza una direzione precisa.

“Ne’ Lupo Assassino ne’ Jack Lanterna sono i responsabili,” disse Karshe, gli occhi accesi di energia mentre scrutava l’etere mistico. “Questo luogo non è un costrutto di magia…E’ una sovrapposizione.”

“Siamo sul serio all...?” Twister deglutì. Anche se non era venuto su un mezzo fanatico come i suoi genitori, quelli erano comunque riusciti ad instillargli quel certo timor di Dio. E doveva ammettere che questo posto lo spaventava senza dubbio di più che gli allucinati paesaggi di testa-di-zucca…

Fra tutti i guerrieri, la più affetta da quel posto era sicuramente Firebird. La donna era quasi piegata in due, pallida e fradicia di sudore in volto. Shooting Star provò a confortarla, ma le sue parole si persero come un’eco lontana fra gli abissi del dolore di Bonita Juarez, che si sentiva come esplodere. Non era mai stata così immersa nel male puro, e ogni oncia del suo corpo fremeva di rilasciare tutto il suo potere in una grande ondata purificatrice incontrollata…Solo che, se lo avesse fatto, avrebbe anche consumato i suoi amici, ne era certa!

In quel momento, i nonmorti più vicini al gruppo smisero di urlare. Tacquero di colpo, voltarono le loro teste verso gli intrusi. E le loro espressioni passarono dal dolore all’odio! Non ci furono parole, di voce o di mente, ma lo stesso i viventi percepirono la ragione di quell’odio: l’invidia. Invidia verso coloro che respiravano, verso coloro che potevano scegliere il momento della loro morte, mentre loro erano stati costretti all’agonia di un’esistenza spezzata dal fiume dell’odio di una guerra inutile…

Catene si spezzarono. Pali furono divelti. I morti si levarono. Dalle loro gole squarciare, da bocche senza denti, da lingue marce -tutti pronunciarono lo stesso verso, la stessa parola sibilata come un mantra. A loro la pace era stata negata, e potevano donare la sola cosa che conoscessero…

“…Morte...”

 

Eli-velivolo SHIELD, quota orbitale

 

“Signore! UFO in rapido avvicinamento a Battleground! Distanza corrente: cinquanta chilometri!”

In sala comando, Nicholas Fury, comandante dell’agenzia di spionaggio ora internazionale, distolse l’attenzione da una serie di schermi, per osservare quello principale. “Cosa dicono gli scansori? O state pensando di chiamare l’ufficio informazioni?”

Lo schermo mostrava l’oggetto non identificato in questione: indubbiamente un’astronave. Solo che, ancora, non se n’era vista una simile: una gigantesca statua di pietra, color ocra, riproducente un corpo umano in armatura. Il volto era una maschera demoniaca. Le gambe erano unite a formare il gruppo propulsore. E ‘gigantesca’ era la sola definizione che andasse bene: doveva essere lunga almeno 200 metri.

“Nessun corrispondente negli archivi,” disse un tecnico. “Gli scansori indicano il materiale di cui è composta come un misto di porfidi e graniti…Niente metallo. Il gruppo propulsore rilascia solo fotoni.”

“Provenienza?”

“Teletrasporto. Perché non si sia materializzata direttamente su Battleground, non lo sappiamo, signore.”

“Mezzi per fermarla?”

“Una squadriglia di caccia sta decollando in questo momento. Saranno in area fra 12 minuti. Sono pienamente armati.”

Fury moriva dalla voglia di un sigaro. “Figliolo, ti ho già detto che odio il Lunedì?”

“Ma è Domenica, Sig…” il tecnico deglutì un groppone nel cogliere l’occhiata del suo superiore, e sperando di non venire degradato a lavacessi, si corresse con un mesto, “Sissignore. È Lunedì, Signore.”

“Lascia stare. Piuttosto, abbiamo almeno un’identificazione del design? Perché qualche balordo pieno di soldi dovrebbe travestire il suo mezzo da…”

“Da Raska, signore,” lo interruppe il tecnico. “La nave ha la forma di un Raska, un demone della mitologia Indù.”

“Hmph, capisco. Ottimo lavoro. E domani ricordati di dare una passatina di olio di gomito al mio bagno.”

 

Prima che i Rangers potessero agire, il suolo prese vita sotto di loro. Prese vita sotto forma di mani. Mani che prima intrappolarono le loro caviglie. Poi, altri arti si protesero ad afferrare le braccia. In breve, gli eroi furono tutti immobilizzati!

“Un vero peccato, signori!”

Tutti voltarono la testa verso la voce umana che venne…da sotto il suolo? Poi, davanti a loro, la terra si spaccò e si aprì -un’apertura sufficiente a fare passare un uomo, e fu proprio quello che uscì come vomitato dalle viscere degli abissi. Un uomo vestito di nero, con un ampio mantello nero e un teschio dipinto sul torace. Al posto della mano destra, aveva un’enorme falce scintillante!

“Mi aspettavo un combattimento degno della vostra fama…Ma immagino che da dei Vendicatori di serie B non potevo aspettarmi di meglio.” L’uomo fece un inchino. Il suo sorriso era gelido e crudele. “Permettetemi di presentarmi. Io sono il Sinistro Mietitore. E i miei padroni vogliono essere sicuri che restiate morti.”

 

Episodio 18 - Il nemico immortale (II parte)

 

Battleground, Arizona

 

Robot o astronave?

Onestamente, non aveva molta importanza, ai fini degli eventi in corso: quello che contava, era che il titanico UFO, antropomorfo dalla vita in su, aveva finalmente raggiunto la verticale di quello che, da prima della catastrofe, che aveva interamente raso al suolo la città di Phoenix, era un cantiere edile ricco di promesse per il futuro.

Il velivolo, che una singolare fantasia aveva modellato in solida roccia come la statua di un Raska, un demone-custode infernale della mitologia Indù, si fermò sul cantiere. I suoi occhi di pietra scrutarono attentamente i resti dei quattro edifici che avrebbero dovuto ospitare un nuovo centro direzionale…

Le braccia della ‘nave’ si mossero. Lentamente, furono puntate verso il basso. Poi, si accesero di energia, energia che dopo pochi istanti fu interamente convogliata nelle mani…

La nave-Raska emise un colpo di tale potenza da scavare un cratere nel mezzo del cantiere! Il raggio si accrebbe in diametro, espandendosi fino a coprire l’intero cantiere. Tonnellate su tonnellate di macerie, spinte via dalla pura forza dell’esplosione, volarono via come altrettante foglie nel vento. La luce era troppo intensa da guardare…

 

Al Campo-Base Gov-1, la temporanea sede del Governo dell’Arizona, la neoeletta Janet Napolitano si chiese fugacemente se fosse stata una buona idea farsi eleggere massima carica dell’Arizona…

Lo spettacolo della nave sconosciuta era mostrato in vividi dettagli per cortesia dello SHIELD, con il quale la Governatrice era in contatto.

“Colonnello, per quanto mi riguarda quei bastardi ci stanno solo facendo un favore,” disse la donna. “Abbiamo abbastanza da preoccuparci con la ricostruzione di Phoenix, per doverci preoccupare anche di quelle maledette bombe nucleari. Quindi, sì, faccia rientrare i caccia. Non permetterò alcuna battaglia con quella…cosa. Non voglio correre il rischio di dovermela vedere con fughe di radioattività.”

Sullo schermo, Nick Fury soffocò una bestemmia: almeno, ci aveva provato…Del resto, era inevitabile che i padroni di quegli ordigni facessero una mossa, prima o poi, ora che Phoenix era un deserto di rovine spopolate…

Sullo schermo, la nave-Raska smise di scavare…

 

Le braccia tornarono lungo i fianchi della nave. Quattro portelli si aprirono in rapida sequenza lungo il suo ventre. Delle unità cilindriche si protesero come altrettante bocche di cannone, ma con una superficie cristallina sfaccettata in cima.

I ‘cannoni’ spararono dei raggi frastagliati come fulmini. L’energia si riversò nel cratere, ci fu un nuovo bagliore al suo interno…poi, sollevati da quelli che erano raggi trattori, i quattro ordigni nucleari, quattro neri parallelepipedi superblindati, emersero solennemente, in un silenzio rotto solo dal crepitio dell’energia.

Le bombe si agganciarono alle unità di trazione, per poi essere inserite negli alloggiamenti.

 

Janet Napolitano era stata eletta perché ritenuta degna erede del suo omonimo predecessore, Janet Dee Hull. Non era il tipo arrendevole o fatalista…ma era una persona obiettiva quanto caparbia, e osservando quella scena, capì che neppure i Rangers avrebbero potuto vincere un simile nemico. Non in uno scontro frontale, almeno…

La donna rivolse la sua attenzione ad un altro schermo. Sempre per cortesia dello SHIELD, lei ed il suo staff potevano assistere ad un altro dramma, questa volta in quell’altro deserto di rovine che era stato il paese di Chilada, nel New Mexico…O, meglio, l’enorme bolla di energia che occupava l’intera area di Chilada.

Il campo si era manifestato proprio nel momento in cui l’UFO faceva la sua apparizione. E in quel campo si trovavano proprio i Rangers.

Mister Fantastic aveva detto che, nonostante quella bolla fosse composta di energie sovrannaturali e fosse indistruttibile, i ‘vendicatori’ del Sud-Ovest Americano sarebbero stati in grado di liberarsi…Fino ad ora, però, di risultati non se ne erano visti…

“MIODDIO!” il grido sfuggì involontariamente a Janet, mentre si copriva gli occhi con una mano. Improvvisamente, una luce così intensa aveva riempito lo schermo! Durò un momento, poi tutti videro la causa di quel fenomeno…

Il campo di energie era stato letteralmente spazzato via dalla ancora più grande figura di un uccello di fuoco. La creatura si elevava ad ali spiegate verso il cielo, connessa al suolo da una colonna di fiamme terribile e bellissima a vedersi! E l’uccello urlava, lanciava la sua sfida alle stelle stesse…

Janet elevò una brevissima preghiera di ringraziamento -Mister Fantastic non si era sbagliato, dopo tutto…

 

Eric Williams non aveva tutti i torti, quando si vantava di averne viste troppe per potersi impressionare. Era stato morto, era risorto ed era morto di nuovo, aveva servito demoni innominabili, guidato legioni di eroi caduti e poi corrotti dal suo tocco. La sua identità di battaglia era ormai bene intonata a tale stato: costume interamente nero, fatta eccezione per il grande ‘teschio e tibie’ stampato sul petto. Una grande falce ad alta tecnologia che prendeva il posto della sua mano destra…

Eppure, oggi, il Sinistro Mietitore aveva paura! Per la prima volta, i suoi nemici avevano mostrato delle risorse capaci di vincere dove i Vendicatori, la sua nemesi, avevano fallito…

Bonita Juarez, Firebird, si ergeva al centro della colonna di fuoco da lei stessa generato. Le sue braccia spiegavano l’ampio mantello come fosse stato davvero un paio di ali. I suoi lunghi capelli neri danzavano nel fuoco. “Davvero credevi che la tua tetra influenza potesse vincere uno spirito guidato dall’Onnipotente? Tu sei pazzo, Mietitore!”

Il potere della donna aveva disfatto la distorsione spaziale come l’uragano con un castello di carte. Il Mietitore aveva perso la sua carta migliore…eppure, sorrise!

“Effettivamente, avevo sperato una performance migliore del mio nuovo raggio della paura…Ma non importa: lo scopo principale di questa missione è stato ottenuto. La vostra morte è un piacevole bonus.”

Quelle parole fecero esitare, per un momento, la formazione degli eroi, che oltre a Firebird comprendeva: Aquila Americana, Texas Twister, Shooting Star, Karshe, Puma, Coyote Cash, Phantom Rider.

“I miei padroni sono il Nido, e vedo dalle vostre facce che li conoscete già. Lo scopo principale della missione era il recupero delle armi nucleari a Phoenix, ed è stato appena fatto. Heh!”

“Tu lurido figlio di *#@!” Twister gli scaraventò contro una raffica di vento ciclonico intesa a spezzargli ogni osso nel corpo…

Purtroppo, il colpo non sarebbe andato a segno: nello stesso momento in cui Twister tendeva il braccio nell’attacco, il Sinistro Mietitore si avvolse nel suo mantello…e scomparve.

“È fuggito, il vigliacco!” commentò Puma. “Degno erede di quel folle di William Taurey.”

“Uh…” Coyote aveva decisamente l’aria di chi non ci stesse capendo una cicca. “Scusatemi tanto…ma di chi stiamo parlando? Cos’è questo ‘Ni…ATTENTI!” l’avvertimento giunse troppo tardi…O, meglio, giunse in tempo per gli animaleschi Puma e Karshe, che reagirono istantaneamente rotolando a terra. Gli altri, invece, furono investiti dalla lama di luce senza scampo. Il fenomeno non procurò loro ferite visibili, eppure Coyote, Star, Twister, Rider ed Aquila andarono a terra come sacchi vuoti, completamente privi di sensi! Firebird, colpita a sua volta, stava in ginocchio, reggendosi il ventre come fosse stata effettivamente ferita…

“Vedo che invece il nuovo colpo-coma sa fare il suo lavoro,” disse il Mietitore, atterrando dolcemente, con il mantello steso come una sinistra ala. L’uomo contemplò la sua falce con un sorriso. “Sapete, devo ammettere che il Nido sa lavorare bene con l’hi-tech…Allora, voi due preferite arrendervi con le buone o devo farvi male, prima?”

Fu Puma, a rispondere: lanciando un ruggito tremendo, il felino si gettò in avanti. Il suo muso era una maschera assassina.

“Fesso,” mormorò il mietitore, e fece vibrare la sua falce. Il colpo-coma colse Puma a metà balzo; il guerriero lanciò un grido di dolore, e cadde a terra…ma non svenuto.

 “Co..?”

“Tutto…qui?” Puma si mise su un ginocchio, poi sputò per terra. “Mi hanno fatto più male, quando mi spararono alla schiena.” Lo fissò negli occhi. “Fesso.”

Troppo tardi l’altro realizzò che quell’attacco era stata una tattica per distrarlo! E quando lo capì, “NO!” si ritrovò avvolto da spire di polvere luminosa! In un attimo, fu completamente immobilizzato.

“Polvere delle Pleiadi,” disse Karshe, dalla cui lancia a punta frastagliata partivano le spire. “Polvere delle sette stelle che sigillano il cancello fra questo mondo e l’Aldilà. Addio, Mietitore. Che il tuo giudizio possa essere il più severo possibile.”

Il fuoco stellare partì dalla lancia per riversarsi nelle spire! Il Sinistro Mietitore urlò orrendamente, mentre sembrava bruciare in quel fuoco sacro…

“Cosa..?” fece Karshe, quando vide la nera figura, fumante, avvizzita, cadere in ginocchio…E ridacchiare con un verso asmatico, ma indubbiamente strafottente. Le spire si erano dissolte, ma il Mietitore era ancora fra i vivi.

“Conosco la leggenda, licantropo. Sai…si ha parecchio tempo, per studiare sull’aldilà, quando vi si abita…” Il Mietitore si mise in piedi. Il suo volto…il suo volto era l’orrenda maschera putrefatta di un cadavere! “E non puoi mandare a giudizio chi sia già stato giudicato oltre ogni dubbio!”

Il braccio con la falce scattò in avanti! Questa volta, un raggio di energia sgorgò dall’attacco della lama.

Karshe, lo sciamano-guerriero della tribù dei Cheemuzwa, non cercò di evitare quel colpo. Sollevò la lancia, e attraverso di essa generò una barriera. Il colpo sembrò infrangervisi come l’acqua…e troppo tardi il grigio mannaro vide che, in realtà, il colpo si era trasformato in spire, che avvolsero Karshe in una dolorosa presa!

Puma si lanciò all’attacco, ma si ritrovò colpito dalla lama energizzata della falce! Un fiotto di sangue sgorgò dalla spalla ferita.

“Ho imparato che perdere tempo con voi buoni non è cosa saggia,” disse il Mietitore, mentre riprendeva gradatamente le sue fattezze di essere vivente…a discapito di Karshe, che stava proporzionalmente avvizzendo. “Ma prima devo rifarmi delle energie che mi hai tolto, lupo. Poi, la vostra fine giungerà veloce...uh?” Un rumore, ai suoi piedi. Il Mietitore spostò lo sguardo, e gli scese la faccia. “No…”

L’oggetto in questione era un candelotto di dinamite. Era tutto bianco, e persino la sua miccia sfrigolava con una fiamma bianca…

L’urlo del Mietitore si confuse con l’esplosione! Il criminale fu scaraventato all’indietro, il costume sbrindellato, e una costellazione di ustioni lungo tutto il corpo.

 

Karshe crollò a terra…ma fu sostenuto all’ultimo istante da Firebird. “O mio Dio! Stai..?”

Il mannaro sembrava invecchiato di cento anni, in quei pochi secondi. Il suo corpo altrimenti possente avrebbe ora potuto essere preso in braccio dalla donna. Bisognava tendere le orecchie, per distinguere le parole a fior di labbra. “Debole…troppo…per un rituale…di guarigione…”

 

Il Mietitore, intanto, si mise in ginocchio. Col processo di sifonamento interrotto, e ferito com’era, assomigliava alla parodia di uno zombie. “Non è possibile…Non doveva farmi questo! Come...?”

*Click*

*!*

“Puoi avere infierito sul corpo di Hamilton Slade,” disse Phantom Rider, puntando entrambe le sue pistole sul criminale. “Ma fin quando il mio spirito può prenderne il controllo, i tuoi sporchi trucchi falliranno sempre! Ora restituisci quello che hai tolto ai Rangers…O morirai una volta per tutte.”

Il Mietitore non sembrò spaventato da quella minaccia. “Oh, se la metti così…Non mi sembra di avere molta scelta, vero?” Si alzò in piedi, sempre tenuto attentamente sotto mira. “Permettimi, eroe…” La sua falce brillò. La luce si concentrò sull’attacco, simile ad una bocca d’arma a sua volta, poi l’energia sgorgò. Quattro colpi, ognuno diretto ad un Ranger caduto…

Fu in quel momento che Firebird spostò la sua attenzione da Karshe a quel processo. I suoi occhi si sbarrarono in preda all’orrore. “NO! Ti ha ingannato, devi fermarlo!”

Ma era già troppo tardi. I globi di energia erano entrati nei corpi degli eroi.

Phantom Rider sparò, ma già il Mietitore si era avvolto nel proprio mantello, ed era scomparso…

…per riapparire proprio sulle teste di Firebird e Karshe! “Prova a fermare questo, strega!” urlò, facendo saettare un nuovo colpo-coma.

Firebird lanciò, istintivamente, una fiammata contro quella letale energia. Fiammata che non servì neppure a rallentarla!

Attenta!” Karshe usò la sua forza residua per spingere la guerriera da parte…e farsi investire in pieno!
KARSHE!!” lei non poté che guardare il lupo mannaro rovinare a terra con un ultimo sospiro.

“Un altro in meno,” gongolò il Mietitore, per poi mettere su un’espressione sfottoria finto triste. “Tsk tsk tsk, non vorrete certo perdere tempo con un cattivo bambino come me, vero? Guardate là,” e puntò un dito, passando ad un sorriso sadico. “Ci sono i miei amici, che vogliono salutarvi.”

Loro voltarono lo sguardo… “No…” mormorò Firebird

Aquila Americana, Texas Twister, Shooting Star e Coyote Cash erano di nuovo in piedi, senza neanche un graffio. I loro volti mostravano un’espressione fredda, al contrario dei loro occhi, accesi da una luce rossa ed una volontà ostile!

“Vi presento una variazione della mia formazione preferita: la Legione degli Immorti. Vedete, fino ad ora non mi è dispiaciuto fare ricorso a super-esseri caduti e desiderosi di vendetta…Ma è anche vero che tutte le altre volte, in un modo o nell’altro, un confronto diretto non ha dato i frutti sperati. Così, mi sono chiesto cosa succederebbe, se questa volta i miei ‘alleati’ occupassero i corpi dei vivi…”

Aquila Americana estrasse il suo fucile dalla fodera alla schiena. Senza la minima esitazione, lo puntò su Firebird e fece fuoco!

Posseduto o no, erano sempre proiettili di questo mondo quelli che sparava, e lei li fuse a mezz’aria.

Texas Twister approfittò di quel momento di distrazione per avvolgerla in una corrente ciclonica. Stanca, indecisa, spaventata, Firebird non oppose resistenza. Il vento era abbastanza forte da impedirle di respirare, abbastanza forte da ucciderla…

 

Phantom Rider fu attaccato dai raggi laser di Shooting Star. Fortunatamente, l’intelligenza che guidava il corpo di Victoria Star non sapeva che il Cavaliere poteva rendersi completamente intangibile. Il che permise all’eroe di usare una sua pistola contro Twister.

In tale stato, i proiettili erano eterei come il loro proprietario, il che andava benissimo! Perché se anche la gamba del texano non fu ferita, fu il suo ‘possessore’ a subire il colpo! Texas Twister urlò, e cadde in ginocchio.

 

Il vortice si spense brutalmente come era apparso. Firebird era svenuta ed andò giù senza controllo…

La sua caduta fu interrotta da Puma, che la afferrò con un balzo. Il guerriero felino, purtroppo, non completò la manovra: un colpo di energia lo investì alla schiena, aggiungendo dolore a quello della ferita alla spalla, e fiaccandolo ulteriormente. Puma riuscì a cadere senza lasciare Firebird, ma dovette cadere su un ginocchio. Si udì un chiaro suono di ossa spezzate. La sua mascella si serrò, mentre le labbra si sollevavano in un muto dolore.

“E senza neanche un grido,” disse Coyote Cash…con la voce di un altro uomo. “I miei complimenti: sei coraggioso. Sarà quasi uno spreco, ucc*” terminò con un grido, nel venire colpito alle spalle da altri proiettili-fantasma!

 

Rider non sapeva come comportarsi: sapeva che ogni colpo messo a segno si rifletteva sul sistema nervoso del corpo ospite. Non poteva colpire organi vitali, o rischiava veramente di uccidere anche i suoi compagni! Purtroppo, i colpi-fantasma non procuravano ferite, e per ora servivano solo a distrarre il nemico, non ad esorcizzarlo…

 

Era da quando la sua tribù lo sottoponeva agli allenamenti, che Puma non avvertiva un simile dolore. La ferita alla spalla pulsava come ferro incandescente, e il braccio sinistro era intorpidito. Firebird era un sacco inerte appoggiato alla sua spalla destra.

Cosa poteva fare, dannazione?? Non si era mai sentito così impotente…

O no?

 

Phantom Rider puntò nuovamente le sue pistole contro i suoi compagni. Non poteva fare di più, e*

La lama della falce del Mietitore colpì le armi, tranciandone le canne in due!

“Sorpreso?” fece il criminale. “Hai dimenticato che io stesso sono un immorto! La mia falce può colpire sul piano reale quanto su quello astrale. E ho deciso che la tua interferenza è diventata irritante!” Parlando, si preparò a sferrare un nuovo colpo con la falce…e si trovò, invece, centrato da un paio di potenti zoccolate alla schiena! Il Mietitore rovinò a terra con un grugnito.

“Grazie, amico,” disse il cavaliere al suo altrettanto spettrale compagno, il destriero Banshee. Montò in sella con un salto -inutile sprecare tempo a verificare se le sue armi funzionassero con uno come il Mietitore. C’era solo da sperare di fare in tempo per… “Cosa..?”

Un lampo di luce! Nel punto occupato da Puma e dai suoi avversari!

 

Visto come stavano le cose, non si era trattato più di correre un rischio: non c’era scelta e basta.

Gli era venuto in mente all’improvviso, mentre i suoi ex-compagni si preparavano a sferrare il colpo finale: era stato ad un passo dalla morte, non molto tempo fa, per mano di el Gato[xliv]. Lo aveva salvato una sola cosa: liberare completamente la sua rabbia, ascendere dallo stato di guerriero della sua gente al suo ruolo definitivo, il Campione della Morte.

Fino a quel momento, aveva esitato ad arrivare a tanto perché sarebbe stata la prima volta che ci provava nel suo corrente stato. La sua più pronunciata feracità, causata dalle oscure magie di Jack Lanterna, poteva influire sul suo autocontrollo…

Ma, come si era già detto, non c’era scelta.

Negli stessi, brevi momenti occorsi per elaborare quella mossa disperata, gli altri quattro attaccarono.

E fu la luce, uno scudo contro il quale i colpi s’infransero, energia che poteva uccidere un essere del calibro dell’Arcano!

La stessa energia in cui era stato trasformato il corpo di Puma: in questa nuova forma, egli appariva come un demone ringhiante, invero degno del suo sinistro titolo!

Il Sinistro Mietitore guardò il demone di luce spostare il muso verso di lui, vide energie ectoplasmatiche levarsi come vaporosa bava dalle zanne snudate.

Il criminale fece per avvolgersi nel suo mantello…Ma si ritrovò immobilizzato da un lasso!

“Qui finisce la tua corsa, hombre,” disse Phantom Rider. L’istante successivo, accompagnato da un ruggito orrendo, un gigantesco artiglio di energia piombò addosso al Mietitore!

La consumazione, questa volta, fu totale, senza scampo. In un colpo solo, il Sinistro Mietitore fu rimosso da questo piano dell’esistenza…

…e con la sua scomparsa, il suo controllo sulle anime riportate fra i vivi venne rimosso altrettanto efficacemente. I corpi degli eroi si agitarono, emisero versi di dolore, si irrigidirono, e infine spalancarono le bocche in un muto grido di frustrazione. E infine, tornarono anch’esse da dove erano venute…

Phantom Rider si accorse solo marginalmente degli eroi finire nuovamente nel mondo dei sogni. La sua attenzione era tutta per Puma, che era a sua volta preda di un suo conflitto interiore. A tratti, la luce che lo circondava, che gli conferiva le fattezze del demone scompariva, per fare posto all’uomo, poi di nuovo al demone…L’Uomo Ragno avrebbe menzionato un curioso tipo di insegna al neon!

Alla fine, il conflitto fu vinto. Il demone di luce scomparve definitivamente, e Thomas Fireheart crollò al suolo.

Il cavaliere fantasma si guardò intorno. Certo, i buoni avevano vinto…Ma ora, cosa potevano fare, per quella carneficina?

 

Quartier Generale del Nido

 

“Siamo quasi pronti, finalmente,” echeggiò la voce femminile nella grande stanza. “La tua sconfitta ad opera dei Rangers è stata un evento…sgradevole. Ma non importa: non sono abbastanza forti, adesso. Non sanno ancora dove siamo, e i soli che possono scoprirci sono impegnati con il Dottor Demonicus. I Celestiali sono lontani, e quando sapranno cosa è successo, sarà troppo tardi. Noi e l’umanità saremo ascesi al loro stesso livello.”

“Quindi, questa volta, non commettere gli errori di William Taurey,” disse una voce maschile. “Non ci deludere. O tornerai da dove sei venuto. Per sempre.”

Il Sinistro Mietitore, in ginocchio davanti allo schermo che mostrava il volto umano stilizzato, asessuale, che era l’interfaccia del Nido con il mondo esterno, chinò ulteriormente il capo.

 

Episodio 19 - Arrivederci ad un amico

 

Battleground, Arizona. Ore 20:00

 

L’embrione della nuova Phoenix era appena una tendopoli. Si trattava tuttavia di una struttura tutt’altro che rudimentale: i fondi ed i mezzi ricavati dalle numerose donazioni avevano permesso di erigere un centro tecnologicamente avanzato, in grado di soddisfare tutte le prime necessità del nuovo governo dello stato dell’Arizona.

Incluse le emergenze mediche.

Le pale dell’elicottero, un grosso modello militare convertito e dipinto di bianco, recante l’inconfondibile Croce Rossa, non avevano ancora finito di girare, che svariate barelle ne furono estratte. Velocemente, con movimenti professionali, i corpi delle vittime furono caricati su lettini e scortati da uno sciame di infermieri verso il Pronto Soccorso.

 

“Cristo, che casino,” disse un infermiere, che allo stesso tempo correva e controllava che l’attacco delle flebo fosse a posto. “Proprio ora, doveva succedere. Il Governatore ci pela vivi, se non li rimettiamo in forma presto e bene.”

Il personale dell’ospedale aveva ben ragione di temere le ire di Janet Napolitano: i pazienti erano nientemeno che i Rangers, e fra poche ore i superumani avrebbero dovuto presenziare la cerimonia d’inizio dei lavori di ricostruzione di Phoenix. E da quel momento, avrebbero dovuto vigilare con molta attenzione contro ogni infiltrazione criminale; il Governatore aveva fatto dell’onestà nei lavori un punto fermo della propria campagna. Il massimo che i cartelli criminali potessero fare, per dirla con parole sue, era di provare a mettere il loro nasaccio a Phoenix…

La sala del Pronto Soccorso era stata progettata per ospitare fino a dodici persone in una volta sola. Una misura necessaria, alla luce di quanto era successo con la strage di Phoenix; occorreva potere intervenire su più persone senza disperderle in troppe stanze. Le porte si spalancarono, e le barelle furono portate dentro in rapida sequenza. Il personale medico si tese, pronto ad intervenire su:

Ø  Texas Twister. L’uomo non presentava ferite, e i suoi valori erano buoni…Eppure, era inerte, e non rispondeva ad alcun tentativo di sollecitazione. Fu spogliato rapidamente e messo sotto monitoraggio, mentre le vene gli venivano riempite di stimolanti.

Ø  Shooting Star. Compagna di Drew Daniels, ne condivideva lo stato di choc. Un medico fece per tagliarle via il costume…ma fu fermato da uno dei paramedici. “Non è il caso, Ed,” disse il giovane; e prima che l’altro potesse obiettare, aggiunse, “ Il costume è pieno di circuiti ed altre schifezze collegate a quegli affari,” indicò i polsi, su cui stavano dei grossi cristalli ovali. “Non possiamo correre il rischio di danneggiarli e scatenare un casino.”

Ø  Aquila Americana. L’imponente Navajo era a malapena contenuto dal suo lettino. “Non lamentatevi, gente,” disse il suo medico, mentre buttava via, frustrato, il terzo ago spezzato. “Questo qui ha una pelle di fottuto ferro. Come cavolo faccio a somministrargli una *§ç$ medicina??

Ø  Coyote Cash. Il giovane indiano era il quarto a condividere quell’innaturale coma, Almeno, con professionale soddisfazione del personale sanitario, la sua era una normalissima tuta che poterono togliergli senza tanti fastidi, e la sua pelle non era invulnerabile.

Ø  Karshe. “Ragazzi, io non sono un veterinario,” disse un medico, sconsolato. Purtroppo, il suo paziente era anche costellato di ferite, e i suoi segni vitali erano tutt’altro che buoni! Per giunta, era un lupo mannaro. L’unica cosa che il medico potesse fare era di lavorare sul suo corpo antropomorfo come su uno umano, e dosare i farmaci con la stessa attenzione di un neurochirurgo intento al più difficile lavoro della sua carriera. “Ma cosa ci può volere per stendere in questo modo un simile cristone?”

“Chiedilo ai loro amici, là fuori, se te la senti,” gli rispose il paramedico, osservando Shooting Star, cablata come gli altri. Circuiti o no, le parti del costume potevano essere rimosse come normali abiti, e ora la donna era vestita solo della sue lingerie. “A parte la pupa, gli altri due mettono i brividi. Insomma, uno sembra il fratello cattivo di questo cagnone qui. Ho come l’impressione che se non facciamo un buon lavoro qui, sarà lui a mangiarci in un sol boccone.”

 

“Non possiamo restare qui, ad aspettare. Dobbiamo…” la frase terminò con un verso stanco, e Bonita Juarez, alias Firebird, crollò fra le braccia di Puma.

Il guerriero felino la sorresse, e gentilmente la condusse verso una panca. Le sue ferite erano in via di guarigione, ma ancora la spalla pulsava, e zoppicava. Aveva voglia di ruggire al cielo la propria frustrazione, invece tenne la sua voce ad un tono pacato, nel dirle, “Sei stanca. Siamo tutti stanchi, troppo per potere fare qualcosa, adesso. Dobbiamo pensare a recuperare le forze, prima, o non saremo utili neanche a noi stessi.”

Firebird annuì debolmente. Anche se potenti energie scorrevano dentro di lei, il suo corpo era ancora quello di una donna mortale, ed era stato sottoposto ad una dura prova[xlv]. Il Sinistro Mietitore era stato sconfitto, ma si era rivelato ben lontano dal perdente affrontato dai Vendicatori. Era molto più potente, ed in quanto immorto per sua stessa ammissione, era difficile che fosse stato esorcizzato una volta per tutte…

Un’altra mano, umana, si pose sulla sua spalla. Bonita sollevò lo sguardo, ad incontrare quello compassionevole di Jack Ironhoof. “Scusate il ritardo,” disse l’Assistente Speciale del Governatore nonché agente di contatto fra gli eroi ed i burocrati. “A volte è più difficile districarsi per i corridoi di questa tendopoli che in mezzo al traffico nell’ora di punta.”

Per la prima volta nella giornata, la donna si permise un debole sorriso. “Siamo noi, a chiederti scusa…Non siamo stati molto all’altezza delle vostre aspettative, si direbbe.”

Jack scosse la testa. “Nessuno è veramente invincibile. L’importante è che siate ancora vivi. E fin quando anche gli altri lo sono, i Rangers non sono sconfitti.” Nella sua precedente carriera di detective per la Omicidi di Phoenix, Jack aveva imparato a mettere su una faccia da poker che avrebbe steso i migliori bari del Mississippi. Non avrebbe tradito i suoi pensieri, doveva dare fiducia a questa gente che si era fatta in quattro per salvare vite innocenti dalle macerie…

 

In piedi, di guardia all’ingresso della sala, stava Phantom Rider. In quello stato, Hamilton Slade era tutt’uno con lo spirito del suo antenato, e fra i vari benefici di quella simbiosi, c’era la vista astrale. Un ‘settimo senso’, che andava oltre quello della mente, un senso che gli permetteva di vedere l’erratica luce vitale che splendeva come un gioiello nel petto dei suoi amici.

E se gli altri ancora faticavano a riprendersi dallo choc della possessione imposta dal Sinistro Mietitore, Karshe stava letteralmente lottando per la vita. Le ferite del corpo erano poca cosa, in confronto alle energie vitali rubate dal colpo-coma. Aveva un disperato bisogno di un’iniezione di nuove energie, e presto!

E, cosa ancora più grave, se possibile, i mandanti del Mietitore, il misterioso Nido, si erano impadroniti delle loro bombe nucleari, i quattro elementi del dispositivo detto Overkill, con il quale si poteva trasformare una città come Phoenix in un unico cratere. E per coronare il tutto, la loro base nel villaggio di Chilada era stata annientata insieme al villaggio stesso[xlvi]; e senza la loro base, ed il computer quantistico che ospitava, si muovevano al buio.

Sotto la maschera, della quale quella per gli occhi era la sola apertura, Slade serrò la mascella, condividendo la voglia di Puma di urlare fino a perdere la voce. Come gruppo, i Rangers erano piombati sul fondo del barile…Ma quando ne sarebbero usciti?

Come in risposta a quella muta preghiera, si udì un telefono squillare nella ER. Puma tese le orecchie, e si concentrò su ogni singola parola pronunciata là dentro…

Pronto? Oh, Sig. Governatore…Sì, stiamo per portarli in terapia intensiva, li terremo sotto osservaz…No, sono stabili, a parte il, uhm, ‘lupo’. Sì, sono ancora tutti in coma, e stiamo per portarli in terapia intensiva…Uno specialista? Con tutto il rispetto, Sig. Governatore, in quanto Primario so che il personale qui è non solo qualificato, ma è più che sufficiente per…Nossignore, non ci tengo ad essere dimesso dall’incarico…E chi sarebbe questo specialista? Le condizioni di questa gente…Uh-uh… una pausa lunghissima, durante la quale il medico trattenne il fiato di brutto. Mi sta prendendo in giro, Sig. Governatore? Quell’uomo è scomparso dalla scena da anni. Sì, lo so che può fare i miracoli, ma…No, Sig. Governatore, non credo che lei sia pazza. Stenderemo il tappeto rosso, ci può contare. Senza dubbio, c’era soddisfazione, e molta, a quello che gli era stato appena detto. Il telefono fu riappeso.

Un attimo dopo, le porte si aprirono e le barelle furono spinte fuori. Rider si irrigidì. Firebird e Puma scattarono in piedi. I tre osservarono i corpi inerti; Firebird stese appena un braccio come a volere toccare i suoi amici, maledicendosi per la propria impotenza. Puma emise appena un ringhio sommesso. Jack socchiuse appena gli occhi.

Le barelle scomparvero dietro l’angolo. Il Primario in persona si avvicinò ai rimanenti eroi; aveva il volto compassato di prammatica, ma i suoi occhi erano raggianti. “Non vi racconterò storielle di comodo, signori: immagino che conosciate bene le condizioni dei vostri compagni…e, per ora, posso solo dirvi che sono tutti stabili. Li terremo in Intensiva per le prossime 24 ore, e vi terrò informati di ogni cambiamento nelle loro condizioni.

“La buona notizia è che la loro degenza potrebbe durare meno di quanto avessimo stimato all’inizio: il Governatore ha rintracciato il nostro uomo dei miracoli.” Fece una breve pausa ad effetto, poi continuo, “Il Dottor Donald Blake è in arrivo su un volo speciale, direttamente dall’Europa.”

“…”

Il medico sospirò. “Per la cronaca, gente, stiamo parlando di uno che potrebbe rimettere in piedi un paraplegico. È un chirurgo eccezionale, e con un cuore d’oro; a suo confronto, il Dr. Kildare è un acido misantropo. Se il vostro amico…mannaro…tiene duro ancora un po’, finirà con l’uscire da qui come nuovo, insieme agli altri. E ora, scusate, ho dei pazienti da controllare.”

Il quartetto lo vide allontanarsi con passo allegro. Jack si grattò la testa e disse, “Almeno, qualcuno lassù ci vuole bene.” Sospirò. “OK, io vado dal Governatore; devo convincerla a rimandare la cerimonia di inaugurazione dei lavori di almeno un giorno…Se questo Blake è bravo come dicono, dovrebbe bastare.”

 

Dormire. Sognare, forse.

Nel suo limbo personale, Victoria Star non sapeva quanto tempo era passato. Sapeva solo che, nel buio della sua mente abusata ed esausta, la luce del pensiero si era finalmente fatta largo.

Con i pensieri, erano venuti i ricordi. I ricordi si mescolavano ai sogni.

Un ricordo, in particolare.

Era solo un dettaglio, all’inizio. Un particolare sfuggente, che aveva consciamente messo da parte quando le prove le avevano detto di poterlo fare.

Un particolare.

Nel suo sogno, Victoria, vestita dei suoi abiti civili, camminava lungo il corridoio del Dry Coyote. Il terremoto era di lì a venire, e l’albergo, un edificio che a stento meritava una stella nelle guide turistiche, era esattamente come lei lo ricordava: carta da parati scadente e a tratti bucata dall’umidità. Crepe attraversavano il soffitto, il pavimento scricchiolava sotto i suoi passi. Solo nel sogno, le lampadine nude si muovevano sotto un vento invisibile, proiettando ombre vive e dalle strane forme. E solo nel sogno, il corridoio era un percorso senza fine, dove le porte aperte e chiuse si susseguivano in una specie di teoria di domino.

Victoria guardò attraverso alcune porte, mano a mano che procedeva, senza stancarsi. Non aveva paura, era solo molto curiosa. In una stanza si vide seduta in grembo a suo padre, Remington Star, che le impartiva le prime lezioni di economia, e si sentì intenerire. In un’altra, si vide insieme alla prima formazione dei Rangers. In un’altra ancora, conobbe il terrore ed il tocco dei demoni di Master Pandemonium. Si vide poi a baciare per la prima volta l’unico uomo che avrebbe ammesso nel suo cuore, Drew Daniels…Era una sequenza ipnotica, e vagamente si chiese se stesse per morire -non era forse vero, che per l’occasione ti passava tutta la vita davanti agli occhi?

“Avanti. È aperto.”

La voce maschile giunse da una porta chiusa. Victoria si chiese se dovesse fermarsi, aveva così tante cose da vedere, da riscoprire…

Ma la maniglia di questa porta brillava, era accesa di una luce fredda e feroce nella propria intensità. Non c’era un numero, su questa porta. C’erano diversi numeri, tutti di ottone e tutti luminosi come la maniglia. Erano…una data?

Un ululato! Le si gelò il sangue; era paura…o aspettativa? La triste voce di lupo sembrò dapprincipio venire da dietro la porta, ma in realtà veniva da ovunque. Si confondeva con il vento inesistente, e Victoria vide che ora le lampadine gettavano ombre animalesche…

Aveva paura, aveva paura di scoprire che quel senso di aspettativa fosse infondato, che avrebbe sofferto di nuovo.

Si guardò ancora una volta gli abiti -una camicia a scacchi rossi e bianchi, pantaloni del migliore jeans, e una cintura a fibbie d’oro. Gli stivali erano quelli da cavallerizza, con tanto di frange e fregi dorati. Lo riconobbe: era l’abito che portava il giorno in cui era giunta al Dry Coyote. E la data…no, non era quella di quel giorno. Era antecedente. E riconobbe anche quella.

Victoria fece un profondo respiro, e poggiò la mano sulla maniglia. Aprì la porta. Ed entrò.

La stanza non era meno familiare: era l’ufficio di Jack Ironhoof, al 10° Distretto della Omicidi. E il Detective era lì, alla sua scrivania, intento a studiare un rapporto. In un angolo della stanza, qualcosa stava bruciando, ed emetteva un puzzo dolciastro e familiare allo stesso tempo, oltre ad una tremolante luce arancione…

Victoria si mise seduta sull’unica sedia davanti alla scrivania. “Detective..?”

L’uomo levò lo sguardo dal rapporto. Sembrava perplesso. “Tutto in regola, ragazza. Tutto in regola,” disse, con un tono cantilenante. “Tutto è stato fatto a regola d’arte.” Batté il dorso della mano sul file. “Hanno rispettato ogni dettaglio, vedi?” E indicò il punto dove stava brillando il fuoco…

Victoria seguì il dito. Emise un gemito strozzato. Sapeva che era successo, perché glielo avevano detto; sapeva che era tradizione, ma ugualmente non poté non rabbrividire alla vista della pira funebre. La pira su cui, avvolti in un fagotto di coperte, bruciavano i pochi resti di Red Wolf. E, adagiato su quei resti, fedele compagno fino alla morte ed oltre, il cadavere del lupo Lobo.

Sentì gli occhi inumidirsi, il respiro farsi strozzato. Non voleva vederlo! Voleva andarsene di lì, svegliarsi! Aveva già tante cose per cui piangere…

Ma era un sogno. In un sogno, si correva senza giungere mai a destinazione. In un sogno, si cadeva senza mai arrivare a terra. In questo sogno, lei restava seduta, incollata alla sedia. E i suoi amici morti bruciavano.

Jack Ironhoof batté il palmo sulla scrivania! Il gesto fece un rumore come di tuono! Victoria si voltò a guardarlo.

Jack Ironhoof era furioso, talmente intensa era quell’emozione da distorcere i suoi lineamenti in una brutta maschera pallida. “Tutto bene, tutto a regola d’arte! Lo vedi? Tutto politicamente corretto! Lo vedi? Nessuno si è offeso, nessuno si è offeso!” Urlava, e continuava a sbattere il palmo, velocemente, creando un suono che le rimbombava nella testa. Victoria si strinse le mani alle orecchie. Il suono era pulsante, familiare…E ora anche il crepitio delle fiamme stesse sembrava assumere una voce…

Per favore, che si svegliasse! Aveva paura!

Jack si era alzato in piedi, ed ora era proteso in avanti come uno spaventoso uccello da preda. Chissà perché, le ricordò un suo irascibile professore delle elementari, che aveva l’abitudine di perdere veramente le staffe quando doveva spiegare la stessa cosa per l’ennesima volta. La mano continuava a sbattere sulla scrivania. La voce di Ironhoof era stridula, adesso. Era la voce di Jack Lanterna, anzi, no, era Jack Lanterna, dalla testa di zucca coronata dalle fiamme ed il suo antiquato completo nero. Victoria sapeva che avrebbe urlato, adesso.

Continuando a battere sulla scrivania, Jack Lanterna indicò con l’altra mano la pira funebre. “Nessuno si è offeso. Solo la verità è stata offesa, cazzo!”

Il cadavere di Lobo si mosse. Ardente, carbonizzato, eppure animato da vita propria, il lupo si mise seduto, e fissò Victoria. I suoi occhi erano torce, la sua lingua penzolante una brace ardente. La sua carne nuda era nera. E in quello stato, Lobo levò la testa ed ululò, mentre le fiamme crepitavano il nome di lei.

Quella fu l’ultima goccia. Victoria Star spalancò la bocca, ed unì il suo urlo a quel verso spaventoso. Le fiamme si trasformarono nella voce di Puma. L’ufficio fu sostituito dalla stanza della terapia intensiva. Il terribile rimbombo era il suo cuore impazzito.

E lei fu sveglia. Uno stormo di fantasmi in bianco si alternavano fra lei ed i monitor. Puma chiamava il suo nome, e la stringeva per le spalle. Si accorse remotamente di essere fradicia di sudore.

Un’infermiera, finalmente, disse, “I valori si stanno stabilizzando. Direi che è fuori.”

Puma lasciò andare Victoria, che tornò a sdraiarsi. La poveretta aveva ancora gli occhi strabuzzati ed il respiro affannato. “Lobo…Lobo…lui, lui…”

“Insomma, e lasciatemi alzare, no, teste di vacca?! La mia donna ha bisogno di aiuto, non di voi becchini in bianco!”

“Drew..?” fece lei. Finalmente realizzò che anche gli altri erano svegli. Tutti tranne Karshe.

“Signorina,” disse l’infermiera di prima, “ora deve tornare a riposare. Ha fatto solo un brutto sogno.” E, parlando, iniziò a riempire una siringa. Poi si avvicinò alla flebo di Victoria. “Fra qualche ora, si dimenticherà di quest’esperienza…” una mano si serrò al suo braccio, prima che potesse iniettare la siringa nella sacca della flebo.

“Non voglio tornare a dormire,” disse Victoria. “Non se ne parla…Puma!”

Il guerriero staccò gentilmente la mano. “Ha ragione. Ora state tutti bene, dobbiamo solo aspettare che arrivi il medico per Karshe. Devi stare calma.”

Lei poteva capirlo, in fondo: dal punto di vista di lui, lei si era svegliata agitandosi ed urlando, ed era sicura di sembrare ancora un’invasata, e per giunta stava farfugliando incoerentemente di…Lobo!

L’infermiera immise il sedativo nella flebo.

Victoria si rivolse agli altri. “Ascoltate! C’è una cosa, che ci eravamo dimenticati tutti! Lobo! Lui…non…” troppo tardi! Il sedativo le arrivò addosso come una tonnellata. Si sentì la lingua impastata. “Non era…lui…non…”

La guardarono addormentarsi. Un rapido controllo per accertarsi che andasse tutto bene, poi la tensione nella stanza scese di un pelo. Coyote Cash, Aquila Americana e Texas Twister si alzarono in piedi, nonostante le proteste dei medici. “Mister,” disse Twister, “Eravamo solo stati posseduti, mica ci hanno sparato addosso. Stiamo bene e punto. E se proprio ci tenete…”

“Se proprio ci tenete,” disse una nuova voce, freddando tutti sul posto, “potete evitare di scaldarvi e mettere a rischio la salute del mio paziente.”

Si voltarono tutti a guardare verso l’ingresso. Vi trovarono un uomo giovane, dai capelli biondi tagliati corti. Era vestito di un completo severo gessato, e si appoggiava ad un bastone dal pomolo d’argento. “Felice di conoscervi, signori. Io sono Donald Blake. E da adesso, sono il medico curante di questo licantropo.”

Quasi il personale medico si prostrò all’unisono. Un paio di corvi bianchi gli volarono incontro, ed iniziarono a dettagliarlo sulle condizioni di Karshe. Blake, procedendo con una leggera zoppia, annuì durante il resoconto. Si fermò davanti a Karshe; con occhio clinico, osservò il paziente ed i suoi dati biometrici sui monitor. Allungò una mano a sollevare una palpebra lupina, trovando un occhio dalla pupilla fissa. “Cosa dicono le lastre?”

Come per magia, un infermiere allungò le lastre del cranio di Karshe…lastre che, sfortunatamente, erano macchie incomprensibili! “Non sappiamo cosa l’abbia causato,” disse il Primario. “Anche gli strumenti sono inutili: abbiamo dovuto prendere polso e pressione manualmente…”

Blake annuì. “Voglio una sala operatoria pronta, immediatamente, con tutto quello che serve per un intervento neurochirurgico.”

Il Primario annuì. “Ci vorrà poco, Dottore. Io…” Dio, era reduce da un viaggio transcontinentale, e già era pronto ad intervenire su un paziente che non era neppure umano. “Bentornato, Dottore.” E si allontanò in fretta. A quel punto, Blake disse al resto del personale, “Desidero conferire con i…colleghi del mio paziente. Da solo. Ho bisogno di particolari che solo loro possono fornirmi. Ah, e se qualcuno può prepararmi un caffè, per favore.”

Sarà anche stato il nuovo Kildare, pensò Drew, ma aveva le maniere di un Romano! Per quanto lo riguardava, che ci provasse solo a fare il boss con lui…

Quando furono rimasti soli, Blake disse, “Abbiamo poco tempo. Questo cucciolo può essere guarito solo con mezzi che nessun umano possiede.” Appoggiò una mano al torace di Karshe, e prima che chiunque dei presenti potesse capirci qualcosa, energia passò dalla mano al corpo!

“Figlio di…” Texas Twister fece per lanciare il suo migliore colpo della Domenica contro quello straniero…quando si trovò il polso bloccato. Dalla mano di Puma!

“Non toccarlo,” disse il guerriero. Allo sguardo allucinato e incredulo dell’uomo, disse, scuotendo la testa, “Non è colpa tua, tu non vedi quello che a me è concesso di vedere.”

“Dice il vero, umano,”

“Ancora? Ma questa cos’è? L’astanteria della mutua?”

Un nuovo giocatore si era presentato sulla scacchiera: un altro mannaro, un anziano dalla pelliccia bianca e una lunga tonaca che lo copriva interamente dalle spalle ai piedi. Il suo muso terminava con due baffoni spioventi pure candidi. “Salute a voi, Rangers. L’uomo che vedete, e che Puma e credo anche Phantom Rider abbia riconosciuto, non è che un simulacro, un’identità fittizia che ci è servita per introdurre un nostro agente senza attirare indesiderate attenzioni.”

Drew Daniels non ci capiva un’acca e mezza…poi, notò l’ombra che Donald Blake gettava. “Che mi venisse un…” disse, perché stava vedendo l’ombra di lupo! “Ma che cavolo significa?” chiese al mannaro bianco.

Questi annuì. “Io sono uno dei quattro Consiglieri del Popolo, cioè coloro che per voi sono i lupi, che siano naturali o mannari.”

“Quindi, Karshe..?”

Altro assenso. “È il nostro aiuto, che deve ricevere, adesso. Così come è il suo aiuto, che deve darci.” E, a quelle parole, l’anziano, ‘Donald Blake’ e Karshe, così come gli altri Rangers, ad eccezione di Shooting Star, scomparvero.

 

Si ritrovarono in una foresta, in un luogo di una bellezza incontaminata, fatto di alberi colossali, così fitti ed alti che il Sole riusciva appena a penetrare sotto forma di qualche sciabola luminosa. L’odore di vegetazione, terra ed umidità era così forte da dare alla testa.

Blake tolse la mano dal torace di Karshe. Le ferite del mannaro erano ora perfettamente guarite; un attimo dopo, lo sciamano-guerriero aprì gli occhi. Ancora disorientato, si mise seduto…e quando mise a fuoco lo sguardo sull’Anziano, li sbarrò. Percorso da nuova energia, si mise immediatamente in ginocchio con un uggiolio. In quella posizione, completamente prostrato, le orecchie piatte e la coda fra le gambe, sembrava più piccolo; era uno spettacolo inusuale, in una creatura così fiera.

“Alzati, guerriero,” disse l’Anziano. Karshe lo fece. Il resto dei Rangers poteva non esistere, per l’attenzione che venne loro dedicata.

“Cosa posso fare per te, Consigliere?”

“Karshe, ricordi perché fosti addestrato alla tua posizione?”

Altro piegarsi di coda. “Per servire il Popolo, Consigliere.”

“Ti è stato permesso di unirti ai Rangers perché la tua posizione non venisse compromessa agli occhi del pubblico. Ti è stato permesso di combattere al loro fianco per poterti guadagnare la fiducia degli umani. Ma la tua vera missione inizia ora. Devi compiere un passo vitale per tutti noi. Sei stato restituito alla piena forma e lucidità perché tu possa prestare la tua opera, adesso.”

Karshe, se possibile, abbassò le orecchie fino a farle diventare una sola cosa con il cranio. “Io…” gli costò uno sforzo supremo staccare gli occhi da quelli dell’Anziano, voltare prima lo sguardo, poi la testa, verso i suoi compagni. Mi dispiace, dicevano i suoi occhi. Ed era vero, gli dispiaceva davvero, più di quanto immaginasse lui stesso. Uggiolò.

“Eh, no,” disse Texas Twister, avvicinandosi. Per tutta la durata di quel surreale colloquio era rimasto da parte, a guardare, come ipnotizzato, ma adesso… “Qui nessuno se ne va, non senza avere un’eccellente ragione! Chiunque tu sia, Ezechiele, Karshe è ancora un…un…” improvvisamente, senza alcuna ragione, scoprì di non avere una sola parola da aggiungere. I suoi occhi furono letteralmente rapiti da quelli verdi della creatura, due pozzi di una profondità incredibile. In quella profondità, in un momento, l’uomo fu perso…

“Ommerda!” Coyote Cash ed Aquila Americana si gettarono all’unisono al soccorso di Twister. L’uomo si era accasciato al suolo; era pallidissimo, tremava e se ne stava lì in posizione fetale, in preda al terrore. “Che cavolo gli hai fatto?” disse il giovane indiano. E nel dirlo, fissò il mannaro negli occhi…ma non vacillò.

L’Anziano osservò con curiosità l’altro. “Dunque, tu non lo senti? Notevole.”

“Sentire cosa?”

“La Phobia. Il Popolo tutto è stato maledetto, Johnny Cash. L’Uomo nutre una grande paura nei nostri confronti, a causa di questa maledizione. Una paura che sconfina nella negazione e nel terrore quanto più il lupo inizia ad assomigliare all’uomo.

“Alcuni mannari hanno sviluppato il Velum, una sorta di ‘cortina’ che attenua il terrore. Sollevando il Velum, succede quello a cui hai appena assistito. Sono davvero in pochi, ad essere benedetti dall’immunità al terrore…Forse, incontrarci era destino.”

Texas Twister accettò con gratitudine le spalle di Aquila Americana. “Dio, che cosa mi è successo..? Karshe! Lui…”

Il mannaro gli si avvicinò, e gli posò una zampona sul braccio. “La decisione non è solo nelle mie mani, Drew Daniels. Io…Io non posso disobbedire al Consiglio stesso. Io appartengo al Popolo, e il mio dovere primo è verso di loro.” Uggiolò di nuovo.

Texas Twister guardò gli altri, ma in nessuno di loro trovò supporto alle proprie obiezioni. E capì che ogni argomentazione sarebbe stata fiato sprecato. Puma era uno che del dovere e dell’onore aveva fatto il proprio stile di vita. Aquila Americana era un capotribù, figurarsi se avrebbe invitato Karshe alla diserzione! Phantom Rider aveva fatto suo un impegno preso addirittura da un suo antenato. Firebird era a dir poco una missionaria…Coyote Cash? A quel punto, i voti sarebbero stati una minoranza a dir poco…

Texas Twister deglutì. “Dimmi solo una cosa, Fido,” disse a Karshe. “Tu sapevi che sarebbe successo, vero?”

“Sì. Ma ho preso il mio impegno seriamente. Non è mai stata una finzione, finché è durata.”

“Capisco.” Un sospiro. “Almeno, tu…Insomma, non è un addio, vero? Non dovrai morire o roba del genere, vero?”

Karshe sorrise. “Non vi sarà morte, per me, questo ve lo giuro.”

“Meglio di niente, immagino. Fa schifo da matti, ma è meglio di niente. E tu, biancone, resti uno stronzo.”

L’Anziano non disse nulla. Tacque, mentre, uno ad uno, Karshe abbracciava per l’ultima volta i suoi compagni. Non disse nulla, non avrebbe prolungato inutilmente l’inevitabile.

Terminato quel rituale, il Consigliere fece un cenno con un dito artigliato. Una sottile nebbia avvolse gli eroi e ‘Donald Blake’. Ed essi scomparvero.

Karshe si inchinò davanti alla solenne figura. Era pronto[xlvii].

 

Riapparvero nell’ospedale, a Battleground, nel momento in cui il Primario e tre robusti infermieri entravano dalla porta dell’ICU. Definire ‘sorprese’ le loro espressioni era davvero poco, nel momento in cui videro il letto di Karshe…vuoto.

Donald Blake, seduto accanto a quel letto, si rivolse a quegli uomini con un’espressione vagamente divertita. “Sì, so cosa vorreste dire…ma, a quanto pare, il nostro lupino amico è…un mago, ed ha deciso di ritirarsi per curarsi per conto proprio.” Prese il suo bastone ed il cappello. “Ho avuto a che fare abbastanza a lungo con i superumani da dovermi aspettare queste sorprese. Mi dispiace solo di avere sprecato un viaggio…Ad ogni modo, Dottor Scrapeman, a partire dalla settimana prossima sarò rintracciabile presso questo telefono ed e-mail,” porse un biglietto da visita allo stupefatto primario. “Buona serata, signori.” Ed uscì.

“…” il poveretto rimase lì, a fissare la porta, indeciso se correre dietro al celebre medico o scegliere di farsi cacciatore per stanare e ridurre in gravissime condizioni quel dannato licantropo per averlo depredato di una simile occasione!

Drew Daniels prese la sedia, e si sedette accanto a Shooting Star. Le prese la mano, deciso ad assaporare quei pochi momenti di pace concessi…Anche se, a dire il vero, c’era una cosa che gli prudeva nei pensieri…

Ad un certo punto, prima del sedativo, Victoria era tornata in sé; la conosceva abbastanza da sapere che in quel momento non stava parlando a vanvera.

E allora, perché si era talmente fissata su Lobo? Cosa stava cercando di dire?

 

Episodio 20 - Non dalla morte…

 

Battleground, Arizona, USA.

 

“Come sarebbe a dire, che non hanno detto dove andavano?”

Quando qualcuno pensò che la giovane Janet Napolitano sarebbe stata un individuo più malleabile del precedente Governatore, Janet ‘Nonnina Tonante’ Dee Hull, be’, non fu esattamente una valutazione felice.

Forse, se l’Arizona non fosse stata devastata dalla Seconda Guerra dei Mondi prima, da un supersisma che per giunta aveva distrutto Phoenix poi, e infine dalla crisi arcana di Inferno2, l’attitudine della neoeletta Napolitano sarebbe stata diversa, più affabile. Per ora, comunque, la differenza fra lei e J.D. era pressoché nulla. Janet esigeva una certa precisione nell’esecuzione dei suoi ordini, e ammetteva un errore solo se causato da atti divini.

Il segretario personale della donna si fece piccolo. “Madame, non so cosa dirle. Dopo avere ricevuto alcuni fax, provenienti da…ah, sì,” consultò il suo blocchetto degli appunti, “Remington Star, il padre di…”

“So di chi è il padre. Veniamo al sodo, Sal.”

“Dunque, sono andati a prendere il loro velivolo e sono partiti. Tutto qui. Hanno lasciato un messaggio scritto, che se la sarebbero sbrigata in tempo per la cerimonia di inaugurazione dei lavori.”

Janet bevve un sorso d’acqua. Pregò per loro che fosse vero: aveva già dovuto rimandare di 24 ore la cerimonia a causa delle ferite di battaglia di alcuni di loro[xlviii]. I Rangers avevano uno scopo ben preciso: vigilare sulla ricostruzione, prevenire e rimuovere tutte le infiltrazioni criminali. Una nuova Phoenix, libera dai criminali, era la sfida che l’aveva portata alla vittoria, e col cavolo che avrebbe presentato un gruppo di super-esseri ridotti alla flebo!

“Se si fanno vivi, avvertitemi immediatamente, mi sono spiegata?”

 

Sunset Crater National Monument, Arizona

 

La notte era di quelle magiche. Non uno spicchio di Luna era visibile. La quiete era rotta solo dal canto degli insetti e un occasionale ululare di coyote. Le stelle splendevano in tutta la loro gloria, gettando una luce soprannaturale fra le rocce e gli arbusti. Faceva freddo. Era una notte in cui ci si aspettava una visita di fantasmi, o il canto degli sciamani.

Decisamente, non la presenza di un nero uccello figlio della tecnologia. L’aereo atterrò verticalmente in prossimità del centro del cratere, sollevando una fitta nuvola di polvere.

Passarono pochi istanti, e un portello si aprì nella fiancata. Poi, la prima dei Rangers uscì a larghi passi: era Shooting Star, e il suo volto era una maschera di determinazione. Senza indugiare, si diresse al centro del cratere.

“Insisto, piccola: stiamo perdendo tempo,” fece una familiare voce maschile dietro di lei, la voce di Texas Twister, che dovette quasi correrle dietro. “Insomma, ricordati che era solo un sogno, mica…”

Lei si fermò e si voltò, fissandolo con una tale intensità che lui si fermò di colpo, più sorpreso che intimidito. Dietro di loro, il resto dei Rangers stava sbarcando. In testa, c’era il resto degli originali, i membri fondatori: Phantom Rider e Firebird. Gli altri, Aquila Americana e Puma, si erano uniti alla formazione in onore alla memoria della morte di un comune amico di tutti loro, un amico caduto per opera di vili mani criminali.

 

A bordo, ai comandi e pronto a intervenire, era rimasto l’ultimo acquisto, un giovane Apache di nome Johnny ‘Coyote’ Cash. A dire il vero, sarebbe sceso volentieri con gli altri…ma sentiva anche che quello non era il momento adatto per stare insieme a loro: il suo incontro con i Rangers era avvenuto all’insegna del caso[xlix]. Anche se la pupa aveva ragione, e lui sperava che ne avesse, perché avrebbe significato vedere dal vivo una leggenda!

Coyote si prese l’accendino ed una sigaretta dal taschino, e se l’accese. Non ebbe fatto in tempo a spegnere l’accendino, che una bocchetta dal soffitto coprì la sigaretta di schiuma, fra parentesi trasformando il volto di Coyote in quello di un abominevole uomo di neve. “Stupidi salutisti,” borbottò, per poi tornare a guardare di fuori…

 

“D’accordo,” disse Victoria Star, ora che sembrava essersi calmata. “So che da quando abbiamo lasciato l’ospedale sembro un’invasata…”

“Se è per questo, anche da quando in ospedale già c’eravamo[l],” la interruppe Twister. “Baby, era un sogno, niente che non succeda quando si è sotto stress…”

In tutta risposta, Shooting Star mise mano ai fogli ripiegati che si era fissati alla cintura. Li dispiegò. “Un sogno può anche essere l’illuminazione su certi ragionamenti ed indizi cui, consciamente, non si bada. Non ti è venuto questo dubbio, Drew? E ora, guardate.” Porse i fogli prima ad Aquila. Il guerriero Navajo li lesse con attenzione, in silenzio…poi, mormorò un’imprecazione a fior di labbra. Senza aggiungere altro, diede a Puma i fogli, il quale ripeté l’operazione, e così via, in un crescendo di stupore generale. Twister, l’ultimo a ricevere i fogli, non si curò neppure di bestemmiare peso.

I fogli, una lettera a mano scritta con una grafia accurata, dicevano…

 

…Cara Victoria.

         Spero che tu stia bene. Ho provato a contattare gli altri Rangers, ma senza successo. Forse era destino che le nostre strade restassero separate.

         Come sai, la mia missione è principalmente quella di fare tutto il possibile per assicurare la pace fra l’Uomo Bianco e le Tribù native. Una missione che continua a mostrarsi irta di ostacoli; la cosa più difficile è riuscire a intervenire là dove la violenza verso i nativi, o da loro stessa parte, esplode senza alcun preavviso, senza motivo apparente…ma la follia non ha bisogno di ragionamenti.

         Scusami la mia amarezza. Sai, anche prima di entrare dei Rangers non ho mai combattuto da solo. Il fedele Lobo mi è sempre stato vicino, e ci siamo sostenuti a vicenda come i due fratelli che siamo. Pur mancandomi la compagnia stabile di un altro essere umano, non sono mai stato veramente solo.

         Sono passati due mesi dalla morte di Lobo. Per la prima volta nella mia vita come Red Wolf, l’atto di un folle, la conseguenza del mio passato, mi ha colpito più profondamente di qualunque ingiustizia finora perpetrata contro di me. Colui che si faceva chiamare Bengal mi ha quasi ucciso e solo la forza di Owayodata mi ha restituito alla vita per una seconda occasione. Ho sconfitto Bengal, ma ho anche vagato per settimane come un guscio vuoto, privato di un pezzo fondamentale del mio spirito, di colui che con la sua amicizia mi legava agli Dei. Per questo non te ne avevo parlato, prima di adesso: ti rispetto troppo per considerarti un recipiente delle mie emozioni oscure. Mi ripromisi di scriverti, di parlare con gli altri, solo se avessi ritrovato la completezza.

         Da qualche giorno, ho finalmente intrapreso il cammino nella giusta direzione: Wakan Tanka mi ha guidato verso un branco di motociclisti, intenti a infierire su un cucciolo di lupo e sulla madre. Purtroppo, non sono riuscito a salvare lei, ma il piccolo è salvo. So che il nostro incontro era destino, e sto dedicando tutto il tempo disponibile a forgiare il nostro legame e ad addestrarlo. Egli risponde spontaneamente ai miei comandi, e sa farsi capire quando ne ha bisogno. Appena sarà cresciuto a sufficienza, sarò felice di presentartelo. Per ora, posso solo lasciarlo di guardia alla nostra casa, mentre io vado di pattuglia; ti allego una nostra foto…

 

La foto mostrava un sorridente William Talltrees che reggeva in grembo un cucciolo di lupo rosso, una creaturina dagli occhi scintillanti di intelligenza, intenta a guatare con sospetto l’obiettivo della fotocamera. La foto era firmata da William, nella stessa grafia della lettera. Sotto la firma, c’era una data.

“È troppo giovane,” disse Twister, ancora incredulo. “Il lupo che abbiamo visto sul rogo funebre era un adulto nel pieno della sua maturità…”

“Era un altro,” disse Victoria. “Una finzione, un sosia, forse era solo un pupazzo.”

“Ma il cadavere…” intervenne Firebird. Anche se si era riunita ai suoi amici solo da poco, Bonita Juarez si era ampiamente documentata sui ‘fatti’ della morte di Red Wolf[li]. “Il rapporto medico dice che l’impronta dentale e quella del DNA erano…”

“Un rapporto compilato a regola d’arte,” la interruppe l’altra, ripetendo inconsciamente le parole udite in sogno. “Una simulazione perfetta, fatta per ingannare anche un esperto…Ma chiunque l’abbia confezionata, non aveva pensato che io avessi una lettera di Will. O forse, semplicemente, ha volontariamente trascurato questo fattore, in attesa che ci arrivassi da sola. È così, Will?” chiese, voltandosi a guardare l’orizzonte. Poi, con voce sempre più alta, gridò, “Ho ragione, Red Wolf? Siamo forse stati usati, per andare a combattere in prima linea e portare a termine la tua missione? Consiste in questo, la tua ‘amicizia’? Non ti fidavi di noi?

Gli altri la guardavano con un certo grado di preoccupazione; tuttavia, nessuno osò interromperla.

“Allora? Coraggio, non puoi non essere qui, da qualche parte, a guardarci come facesti il giorno del tuo ‘funerale’! Smettila di giocare e…

‘Mostrati’? Indubbiamente, la sua sfuriata un effetto lo produsse -ma non quello che lei o gli altri si aspettavano. Dal cielo sereno e appena mosso dal vento cadde un potente fulmine. L’energia esplose al suolo, accendendo la notte di fronte a Victoria, e generando una nuvola nera, impenetrabile.

In un lampo, i Rangers si misero in formazione, tesi, gli artigli sguainati, le armi imbracciate e i poteri pronti a scatenarsi…

Ma non ce n’era bisogno: velocemente, la nube si disperse, e da essa emersero due figure familiari a tutti loro. Una era un guerriero con in mano una lancia sacra, vestito di una spalliera nera, calzoncini e stivali di cuoio bordati di piume. Il suo elmo nero e oro era l’inconfondibile marchio di Corvo Nero.

L’altro, accompagnato da un lupo appena entrato nella maturità, era senza dubbio Red Wolf.

Puma osservò le due figura con tutta la forza dei propri sensi mistici: non si limitò a sondare il loro odore, andò fin dentro la loro stessa essenza vitale…E riconobbe entrambi i guerrieri.

Solennemente, Corvo Nero e Red Wolf avanzarono fin nel cerchio dei Rangers, senza dire una parola. Il guerriero Cheyenne mosse la testa verso ognuno dei suoi amici…e alla fine si mise in ginocchio. “Vi chiedo perdono.”

Una mossa che ebbe, almeno, l’effetto di lasciare ancora più perplessi gli eroi. Shooting Star continuava a mantenere uno sguardo diffidente.

Fu Corvo Nero a rompere il silenzio. “Un inganno è stato perpetrato ai vostri danni, e di questo il suo cuore si duole sinceramente. Ma non date a William Talltrees alcuna colpa, perché non fu lui, bensì io, l’architetto di questo piano.”

 

Circa mezz’ora dopo, durante la quale gli abbracci e i ringraziamenti si erano sprecati, tutti i Rangers sedevano in consiglio intorno ad un fuoco. Anche Coyote Cash era stato ammesso nel novero, una cosa di cui lui fu particolarmente fiero. Ebbe l’onore di sedere accanto a Red Wolf, il cui mito si tramandava nella tribù di Cash, come in molte altre, di padre in figlio.

Naturalmente, toccò a Corvo Nero aprire la sessione. “In un certo senso, i miei intenti e quelli di Red Wolf sono concordanti. Io sono stato benedetto dagli Spiriti per tenere vivo il Sogno Indiano, Red Wolf per renderlo cosa concreta.

“Purtroppo, col passare del tempo, i nemici della pace si sono evoluti, sono diventati non solo più scaltri, ma dispongono di mezzi contro i quali un eroe, da solo, non può nulla, neppure se fosse un Dio.

“Non credo che sia una coincidenza, il proliferare di nuovi gruppi di eroi: solo l’unità può qualcosa contro un nemico organizzato in cartelli criminali, multinazionali, interi stati. I tempi del confronto diretto stanno finendo.

“I Rangers sono stati la prima, vera organizzazione attiva nel Sud-Ovest Americano. Essi nacquero secondo una strada molto simile a quella che diede vita ai Vendicatori; ed anche questo, ne sono convinto, è un preciso segno degli Spiriti.

“Purtroppo, la prima formazione si sciolse a seguito di un astuto piano del Male. Seminato il dubbio nei vostri cuori, ognuno di voi tornò alla sua vita privata, e questo ha indebolito la speranza del Sogno.

“È stata una mia decisione, quella di spingervi a riunirvi in nome prima della vendetta, e poi di un ideale. Se vi avessi convocati in nome del Sogno Indiano, non avrei avuto successo. Occorreva prima testare la vostra capacità di combattere insieme; il resto, come speravo, è venuto da sé. Una volta ottenuta la vostra vendetta, non vi siete separati, avete capito di avere un ruolo preciso.”

“Il che ci fa solo piacere,” disse Twister. “Ma perché aspettare che fossimo noi…” occhiataccia di Star “Voglio dire, lei, a svelare l’arcano? Se si faceva vivo ieri, giusto per quella man forte contro il Sinistro Mietitore, mica ci offendevamo…”

“Erano prove, Drew Daniels,” lo interruppe Aquila Americana. “Per tutto questo tempo, non abbiamo solo forgiato un’amicizia; abbiamo messo alla prova noi stessi nelle circostanze più difficili, e ne siamo usciti vincitori e degni dell’aiuto degli Spiriti e del Popolo.” Inchinò la testa all’indirizzo di Red Wolf. “La tua mancanza non è stata vana, e ti ringraziamo di averci permesso di maturare, guerriero dei due mondi. Bentornato.”

Una dopo l’altra, le altre teste si chinarono. Poi, Phantom Rider disse, “Corvo, noi abbiamo preso un impegno preciso con l’Amministrazione di…”

“Lo so. Vi sarà chiesto di dividere il vostro tempo fra la nuova Phoenix e le Tribù. Non sarà facile, ma ora più che mai servono i Rangers per vigilare sulla pace. Per tale ragione, se acconsentirete, mi unirò a voi.”

 

Battleground

 

La lunga giornata di lavoro era terminata. Ormai, fare gli straordinari sugli straordinari era pratica usuale. Giusto il tempo di due o tre ore di riposo, poi di nuovo in carreggiata.

Sal Whitestone era quello che si potesse definire un uomo devoto al suo lavoro. Faceva parte dello staff di Janet Napolitano fin dall’esordio di lei in politica. L’aveva seguita, aveva smussato gli angoli per lei e preparato il terreno, organizzato appuntamenti, filtrati gli inevitabili rompiscatole (e ce n’erano tanti). Per tutti, Sal era un uomo devoto a Janet Napolitano come a sua moglie. Era un uomo, in compenso, governato da un rigido codice morale; i pettegolezzi si infrangevano contro di lui come contro una scogliera.

Quello che nessuno sapeva era che Sal Whitestone aveva un secondo lavoro. Niente di eccessivamente impegnativo, qualcosa che poteva svolgere nel tempo libero senza destare sospetti.

E per quel secondo lavoro, Sal Whitestone guadagnava più soldi in un giorno che con lo stipendio, fra l’altro generoso, di un anno.

Entrato nella sua stanza -almeno, in questo, erano tutti uguali per la modestia degli interni nella tendopoli che era la capitale provvisoria dell’Arizona- l’uomo azzimato si sedette alla sua scrivania. Senza alcuna fretta, posò il blocco degli appunti sul tavolo, e da un cassetto estrasse uno scanner manuale. Una dopo l’altra, tutte le pagine degli appunti del giorno furono accuratamente digitalizzate e trasmesse su una frequenza sicura agli altri datori di lavoro.

Sal richiuse il blocco e ripose lo scanner. Adesso, si trattava solo di fare sistemare i Rangers…

 

Sunset Crater National Monument

 

“C’era un’altra ragione per la mia assenza,” disse Red Wolf, accarezzando la testa di Lobo. Il lupo rispose ansando di gioia. “Corvo Nero doveva completare il nostro addestramento[lii], ed ora io ed il mio totem possiamo diventare una sola cosa, in mente ed in corpo. Adesso posso incarnare degnamente Owayodata.”

“Un’abilità che pochissimi dei tuoi predecessori hanno mostrato,” disse Aquila. “E di cui nessuno ha parlato, tranne pochissimi sciamani sconosciuti.”

“La maledizione del Popolo,” disse Corvo Nero. “I principali testimoni e la documentazione relativa al guerriero che fu uomo e lupo sono andate quasi interamente perdute. Coloro che sanno sono costretti a restare in un anonimato perpetuo, pena la persecuzione da parte di Set, il dio-serpente che è il sommo nemico del Popolo tutto, e dei suoi agenti. Set non vuole che si sappia che il Popolo può essere un alleato dell’Umanità. La loro alleanza potrebbe distruggerlo.

“Ma qualcosa sta cambiando. L’ultima volta che Set riuscì a manifestarsi, una dura lotta portata su più fronti da parte degli eroi di questo mondo riuscì ad allontanarlo di nuovo[liii]. Ma fu una misura temporanea, un palliativo. Set si avvicina di nuovo.”

“E questo come ci riguarda alla fine?” chiese Coyote, distrattamente, mentre armeggiava su una specie di scatolina nera. “Manderanno qualche cacciatore di frodo a fare fuori Red Wolf? Si devono mettere in fila.”

In risposta, Corvo Nero aprì la sua borsa delle medicine. Ne estrasse una manciata di polvere, e la sparpagliò con un ampio gesto. La polvere dorata ricadde come un sipario, lentamente, e in essa si manifestarono, in rapida sequenza, delle forme. Corvo Nero le accompagnò con la voce. “Stargod, Hrimhari, Nightshade, Licantropus, Moonfang, Rover, Cerbero. E poi Red Wolf, Karshe e il Power Pack. Mai da centomila anni i lupi sono stati così presenti in una volta sola nelle faccende umane e in veste di alleati.

“Il Consiglio del Popolo sta tessendo una trama di cui i Rangers fanno parte, anche se con modalità ancora sconosciute. Il Popolo e l’Umanità devono prepararsi alla battaglia finale contro il Maligno…”

“Uhm, scusami l’interruzione,” disse Coyote. I display sul suo apparecchio lampeggiavano e segnalavano un numero. “Per ora, abbiamo un problema più importante. Era da quando siamo saliti a bordo che il rilevatore lo percepiva…ma adesso ne sono sicuro: abbiamo una cimice a bordo.”

Puma si voltò a guardare verso l’aereo, un prodotto esclusivo delle industrie legate alla Fireheart Enterprises. “Impossibile. Gli scansori di bordo sono aggiornati con sistemi ancora non immessi sul mercato…”

Coyote picchiettò sullo scatolino. Il suo sorriso sembrava davvero quello malizioso come quello della divinità da cui aveva preso il nome. “Allora devi denunciare la ditta che ha preso l’appalto, Kitkat.” Twister se ne uscì in una risatina; Puma fece un ringhio secco. Coyote continuò. “Trasmette su una frequenza incasinata, ma soprattutto lo fa attaccandosi al tuo sistema di comunicazione. Per questo i tuoi sistemi non la rilevano come estranea: per loro è un normale protocollo di comunicazione. Roba da liceali.”

Puma scattò in piedi. “Scoverò i responsabili di questo sabotaggio, e mi assicurerò personalmente che la loro fine sia quanto più sgradevole possibile!” Si diresse a larghe falcate al velivolo…E in quel momento, il terreno esplose ad un passo da lui!

Come uno sciame, gli altri missili apparvero dal nulla, da un invisibile punto nel cielo. Erano abbastanza numerosi da polverizzare l’intero cratere. E quando arrivarono sull’obiettivo, esplosero con una forza combinata sufficiente a levare alto un fungo di fuoco…

 



[i] Catastrophes Answer And Management Integrated Forces

[ii] su QUASAR #29

[iii] Ep. #10

[iv] risolto nell’ep. #7

[v] sempre ep. #10

[vi] E se non ci credete, leggetevi I DIFENSORI

[vii] ‘Teomachia’ su THOR

[viii] In Italiano

[ix] Ep. #9

[x] Come? Ve ne siete già dimenticati, birboni? Correte a leggere ZONA M PRESENTA Play Press!!

[xi] Campioni #12

[xii] I DIFENSORI

[xiii] QUASAR #29

[xiv] Ep. #6

[xv] SECRET WARS II #8

[xvi] Spiegazioncina in POWER PACK #12, miscredenti!

[xvii] RANGERS #8/QUASAR #29

[xviii] INFERNO2

[xix] su CAPITAN AMERICA E I VENDICATORI #55-56 Star

[xx] Un’ideuzza potete farvela facendo una scappata su CAMPIONI #13!

[xxi] Dai tempi di SUPERNATURALS Panini

[xxii] QUASAR #29

[xxiii] Ep #9

[xxiv] O per precisa volontà di Darklady, come spiegato in DIFENSORI #27

[xxv] CAMPIONI #14

[xxvi] Ep. precedente

[xxvii] in CAMPIONI

[xxviii] Ep. precedente

[xxix] Ep. #1

[xxx] Incontrato l’ultima volta nell’Ep. #2

[xxxi] Ep.#4

[xxxii] Ep. #10

[xxxiii] THOR #1-4, imperdibile!

[xxxiv] SHOGUN WARRIORS #1 vi darà la risposta

[xxxv] Ep. #2

[xxxvi] Chiesto in POWER PACK #15

[xxxvii] Ep. #9

[xxxviii] Ep. #1

[xxxix] SHOGUN WARRIORS #3

[xl] Non proprio i suoi robot, se leggete CAMPIONI #17

[xli] Per chiarimenti, correte su THOR #16

[xlii] IRON MAN & I VENDICATORI #10-11

[xliii] DIFENSORI #

[xliv] Ep. #1

[xlv] Tutto nell’ultimo ep.

[xlvi] Come visto nell’ep. #17

[xlvii] E per sapere a che cosa, andare su CAMPIONI #19, march!

[xlviii] Ep. #18

[xlix] Ep. #16

[l] Ultimo ep.

[li] Avvenuta nell’Ep. #1

[lii] MARVELIT TEAM-UP #2

[liii] La saga ATLANTIDE ATTACCA!